Riceviamo e pubblichiamo - La decisione della Corte Costituzionale di bocciare per illegittimità alcune norme della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita è una boccata di ossigeno per quanti continuano a credere fortemente, nonostante le politiche adottate da questo governo, nella laicità dello Stato e nel rispetto della Costituzione Italiana.
La sentenza, nel vietare l’obbligo di un unico e contemporaneo impianto di tutti gli ovuli fecondati, anche nel caso che ciò porti pregiudizio per la salute della donna, ribadisce la priorità del diritto alla salute della persona in vita, rendendo giustizia a quanti hanno lottato per vederlo riconosciuto.
Bene lo sanno le donne che dall’approvazione della legge 40, nel 2004, sono state costrette ai viaggi della speranza in Grecia, in Spagna o in Turchia, per vedere garantito un diritto, diversamente negato nella civilissima Italia! Bene lo sanno quelle donne che quel viaggio, quel lusso, non se lo sono potute permettere, vedendo naufragare sogni, speranze e diritti.
Spetta ora al Parlamento Italiano andare oltre, rivedere la legge senza il filtro dell’ideologia e, soprattutto, senza il pregiudizio e l’ipocrisia: in questi anni le donne italiane non hanno smesso di fare ricorso alle pratiche di fecondazione assistita, è solo stato ridotto l’accesso a chi poteva permetterselo.
L’auspicio è che la sentenza sia da monito nella discussione sulla legge sul testamento biologico e che, in questo caso, vengano accantonati i dogmi e l’intransigenza integralista e prevalga il rispetto all’autodeterminazione ed alla dignità della persona, in ogni momento della propria vita.
Anna Guadagnini
responsabile politiche di genere
Federazione Pd Viterbo
