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Terremoto in Abruzzo - Interviene Regino Brachetti La Rosa per l'Italia
"Gli edifici vanno ricostruiti"
Viterbo - 7 aprile 2009 - ore 17,40

- “Il concetto di New Town è sbagliato: dove è possibile, occorre ricostruire gli edifici distrutti.

E’ questo l’unico modo per lenire l’insopportabile dolore provocato dalla tragedia del terremoto, che annichilisce non solo chi viene colpito negli affetti, per la scomparsa delle persone care, ma investe e devasta in maniera profonda e duratura anche chi, in pochi secondi, vede sgretolarsi la certezza di un tetto, la familiarità di un quartiere, di un luogo dove sono nati e si sono consolidati i propri rapporti umani e sociali”.

A contestare l’idea di realizzare dei nuovi insediamenti, nei paesi abbattuti dal sisma che ha investito l’Abruzzo, è Regino Brachetti, responsabile nazionale Enti locali della Rosa per l’Italia, nato e residente a Tuscania, cittadina in provincia di Viterbo colpita, il 6 febbraio 1971, da un terremoto che provocò circa 40 morti e distrusse gran parte delle abitazioni del centro storico.

“Ricordo che anche allora, subito dopo la tragedia, si aprì un dibattito su come e dove ricostruire l’insediamento urbano, e si pensò che forse era il caso di abbandonare i quartieri feriti a morte, in favore di un nuovo nucleo abitativo. Alla fine, però, pure in virtù della determinata caparbietà dei tuscanesi, che volevano veder rinascere la loro città come era, si optò per il recupero dell’esistente, mantenendo così, anche a costo di grandi sacrifici, i legami di solidarietà e di appartenenza che una nuova realtà avrebbe scardinato, aggiungendo dolore al dolore.

In questo modo, si è permesso che il patrimonio di sentimenti, emozioni, relazioni umane, proprio dei centri minori, sopravvivesse alla catastrofe. Credo sia stato questo, uno degli stimoli più forti, che ha consentito ai tuscanesi di affrontare il futuro con un minimo di fiducia.

Conosco, per averle provate, le sensazioni che in queste ore vivono le vittime del sisma: penso quindi, con una certa cognizione di causa, che se si vuole ridare loro un barlume di speranza, bisogna offrirgli una prospettiva di ritorno alla normalità, che passa anche e soprattutto per il loro ritorno nei luoghi della loro esistenza precedente” conclude Brachetti.

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