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Viterbo - Comune - Bartoletti
Aeroporto, ci vogliono fare le scarpe
Viterbo - 9 aprile 2009 - ore 13,05

Giovanni Bartoletti
Riceviamo e pubblichiamo - La giunta della Regione Lazio non ha resistito alle velleitarie ambizioni ciociare di avere un aeroporto: si è deliberato, dopo tanti tentennamenti, per uno scalo regionale a Frosinone.

L’enfant prodige dell’ex ministro Fioroni, Francesco Scalia, neo-assessore regionale, ha avuto il contentino, che da un paio d’anni attendeva.

È siccome nel nostro Paese non si nega niente a nessuno, anche al politico ciociaro è stato dato il suo giocattolino, da mostrare agli elettori nella prossima tornata elettorale.

D’altra parte Viterbo, come è noto, non ha membri di giunta in regione; Frosinone invece è ben rappresentata da tre assessori.

Siamo una sparuta provincia di soli 300 mila abitanti contro oltre un milione di elettori che sud di Roma dettano integralmente le politiche della Pisana.

Forse, però, la Giunta Regionale ha fatto male i conti con l’Ente nazionale aviazione Civile e con lo Stato Maggiore Aeronautica.

L’Enac, infatti, come si ricorderà, non solo ha tassativamente bocciato lo scalo ciociaro sotto tutti i profili aeronautici e ambientali ma lo ha addirittura dichiarato poco sicuro.

La vicinanza di un aeroporto comporta, difatti, la presa in considerazione del cosiddetto “rischio aeroporto”. Rischio i cui fattori più penalizzanti sono le condizioni meteorologiche avverse e la presenza di rilievi montagnosi in prossimità degli scali.

Si pensi, tra le tante pagine tristi della nostra storia, al disastro di Punta Raisi e a quello di Linate. Rilievi montuosi e nebbia, sono state rispettivamente le cause principali dei due disastri aerei.

In realtà, poi, può essere tutto ricondotto ad errori umani, ma di fatto, senza la presenza di ostacoli e condizioni meteo avverse tali catastrofi non sarebbero mai avvenute. L’Enac nei suoi lapidari pareri ha bocciato Frosinone su molti parametri riconducibili alla sicurezza.

L'art. 702 del Codice della Navigazione,  stabilisce infatti che l'approvazione dei progetti di costruzione, delle infrastrutture aeroportuali, è di spettanza dell'Enac, anche per la verifica di conformità alle norme di sicurezza, nel rispetto delle funzioni di pianificazione, programmazione e di indirizzo del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.

Allora chi mai omologherà all’Enac uno scalo che lo stesso ente ha pesantemente bocciato?

Ricordiamo inoltre che l’attuale capo di stato maggiore della difesa, allora capo di stato maggiore dell’Aeronautica Vincenzo Camporini, fu categorico nel affermare la totale incompatibilità dello scalo ciociaro con le esigenze militari della scuola di volo basico elicotteri.

In poche parole o l’aeroporto o i militari. Quindi, a meno che Scalia non decida di spostare (rectius: deportare) gli oltre 500 dipendenti dell’Aeronautica Militare, e relative famiglie, altrove, l’aeroporto ciociaro resterà una chimera buona solo per la campagna elettorale.

È bene sapere che Scalia non si è mai arreso alle scelte governative-regionali, e non lo ha fatto certo ora con i galloni di assessore regionale.

Infatti, nonostante i contrari pareri dell’Enac, ha comunicato di voler realizzare un uno scalo di ben cinque milioni di passeggeri cosa ben diversa da quando ebbe ad annunciare alcuni mesi orsono: “Stiamo lavorando per sviluppare il traffico leggero (aerotaxi e light jet), in forte espansione in Italia e nel mondo grazie anche alle caratteristiche eco compatibili dei nuovi aeromobili e alla riduzione dei loro costi di acquisto e gestione, che potrebbe sfruttare le infrastrutture eliportuali opportunamente adeguate”.

Non ce l'abbiamo certo con Marazzo e i suoi amici, ma in un momento così delicato per il sistema Italia, pensare di prevaricare la scelta di Viterbo, ci sembra quantomeno poco elegante.

E di un mediocre tentativo di scippo, ci viene da pensare quando sentiamo parlare di uno scalo da 5 milioni di passeggeri che dovrà fungere da volano anche per il turismo locale e che potrebbe essere pronto prima di quello internazionale di Viterbo dal momento che da lì a Roma, con l'unico binario ferroviario, ci vogliono non meno di due ore.

Vi è di più, nonostante Marrazzo abbia più volte ribadito la lapidaria scelta di Viterbo quale scalo laziale, sulla cronaca ciociara di un noto quotidiano nazionale, in riferimento all’aeroporto ciociaro, si è recentemente letto: “insomma l'opera dovrebbe fungere da volano anche per il turismo locale (se si creeranno le condizioni opportune), considerato che si stimano in 10 milioni di persone per anno che dovrebbero servirsi dello scalo, il quale potrebbe essere pronto prima di quello internazionale di Viterbo dal momento che da lì a Roma, con l'unico binario ferroviario, ci vogliono non meno di due ore”.

Traduzione: il nostro aeroportino “regionale” ciociaro è modulato per 5 milioni di passeggeri e se lo facciamo prima di Viterbo risolviamo noi il problema Ciampino e quindi facciamo le scarpe a Viterbo.

Allora, e al di fuori di ogni polemica, è il caso che la Regione “batta un colpo” concreto sullo scalo viterbese non prendendoci in giro con la solita favola della Roma S. Oreste che nessuno vuole.

Qui nella Tuscia in molti cominciano a pensare che i finanziamenti vadano chiesti alla Regione Toscana o a quella Umbria (sic!).
L’assessore all’aeroporto di Viterbo
Giovanni Bartoletti

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