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Viterbo - Era stato comandante della scuola militare di paracadutismo della Folgore
E' morto Giuseppe Palumbo, eroe di El Alamein
Viterbo - 12 febbraio 2009 - ore 15,15

Giuseppe Palumbo, comandante della scuola militare di paracadutismo della Folgore
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Riceviamo e pubblichiamo - E’ morto a 94 anni il comandante e, soprattutto, l’amico di molti paracadutisti viterbesi: il generale Giuseppe Palumbo, ultimo eroe di una stirpe di arditi le cui gesta sono divenute leggenda.

Ha lasciato detto di voler essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse fra le sabbie di El Alamein insieme ai suoi commilitoni che in Africa Settentrionale scrissero, pur nella disfatta, le pagine più gloriose della II guerra mondiale.

Da domani la sua lapide sarà la stessa lapide dei quasi 5mila italiani sepolti in terra d’Africa.

Da domani, a pieno titolo, l’epitaffio simbolo dell’onore italiano, sarà anche il suo epitaffio: “Fra sabbie non più deserte sono qui di presidio per l'eternità i ragazzi della Folgore fior fiore di un popolo e di un esercito in armi caduti per una idea senza rimpianti. Onorati dal ricordo dello stesso nemico. Essi additano agli Italiani nella buona e nell'avversa fortuna il cammino dell'onore e della gloria. Viandante, arrestati e riverisci. Dio degli eserciti accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell’angolo di cielo che riserbi ai martiri e agli eroi”.

In una breve autobiografia Nunzio De Pinto descrive così l’eroe di El Alamein: ”Divenne comandante della Scuola Militare di Paracadutismo della Folgore dopo leggendarie imprese di guerra in Africa.
Conquistò il forte di Harrington ed ebbe la soddisfazione di ammainare personalmente la bandiera inglese.
Catturato, fu protagonista di ben 13 evasioni. Drammatica quella che lo costrinse a nuotare per sette ore nell'oceano. Storica quella che dal Kenya lo condusse in Italia, dopo 8mila chilometri.

Di possedere un coraggio al limite della temerarietà, lo scoprì a 12 anni, quando, per far breccia nel cuore di una ragazzina napoletana del Monte Di Dio, di cui si era innamorato, percorse l'intero cornicione al quinto piano del palazzo dove abitava, su un monopattino rischiando a ogni curva di sfracellarsi al suolo.

Da allora a oggi, la vita del generale paracadutista Giuseppe Palumbo è sempre trascorsa all'insegna delle imprese più clamorose e stravaganti, costantemente al confine tra temerarietà e incoscienza.

Comandante di bande di colore in Africa durante l'ultima guerra, autore di colpi di mano leggendari, protagonista di ben tredici evasioni di cui cinque importanti; domatore di tigri e leoni; paracadutista spericolato.

Nel dopoguerra né il passare degli anni né le responsabilità del grado (fu comandante della Scuola militare di paracadutismo) attenuarono il suo gusto per l'avventura e per le iniziative provocatorie che scatenarono polemiche anche a livello nazionale come quando, erano i primi anni ’50, affrontò a ceffoni un giornalista del “Paese Sera” che aveva accusato ingiustamente i suoi paracadutisti.
O quando restituì le al decorazioni al valor militare al presidente Pertini per protestare contro l'assegnazione della medaglia d'argento al professor Bentivegna, autore dell'attentato di via Rasella, che uccise 33 militari altoatesini in divisa tedesca e provocò, per reazione, l'uccisione di 330 italiani alle Fosse Ardeatine perché l'autore dell'attentato non si presentò alle autorità tedesche
.

Tra le vittime delle Fosse Ardeatine c'era anche lo zio della moglie del generale Palumbo, il generale di divisione aerea Castaldi Martelli.

Quando nel '73 concluse la sua carriera militare, volle celebrare l'avvenimento con un gesto spettacolare: fece un lancio a Vicenza con la pattuglia acrobatica in caduta libera da tremila metri per chiudere nell'aria la sua vita militare.

Figlio di un ufficiale di cavalleria, Giuseppe Palumbo fece il corso allievi ufficiali nel '36 in fanteria e due anni dopo partì per l'Africa orientale partecipando con il secondo Battaglione Coloniale ai cicli di operazioni di guerra nel territorio del Governo dei Gallo e Sidano ottenendo tre croci al merito di guerra, la decorazione di cavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare”.

Le esequie si svolgeranno a Roma venerdì, con inizio alle 10.30, presso la Chiesa Santa Maria degli Angeli e i parà viterbesi saranno lì per gridare ancora una volta al Comandante dei comandanti: “Folgore… e arrivederci”.

Giovanni Bartoletti
Presidente dell’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia sezione di Viterbo

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