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Viterbo - Università della Tuscia - Tagli della legge Gelmini, Mancini: "Saranno tempi duri" - Beni Culturali presto trasferito a San Pietro
"Gli iscritti aumentano, ma si va verso la catastrofe economica"
di Stefania Moretti
Viterbo - 12 febbraio 2009 - ore 15,45

Marco Mancini, magnifico rettore dell'Università della Tuscia
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- Statuto, risorse economiche, iscrizioni all'ateneo e aspetti programmatici.

Questi i punti centrali del primo incontro del magnifico rettore Marco Mancini con la stampa, dopo la sua rielezione alla guida dell'ateneo della Tuscia.

Mancini, insieme al prorettore Giuseppe Nascetti, al professor Massimo Ferrari Zumbini e al direttore amministrativo Giovanni Cocullo, ha illustrato le tante novità nello statuto dell'università.

Novità che rappresentano una rivoluzione, per il nostro ateneo” tiene a precisare il rettore.
A cominciare dalla rivoluzione degli equilibri tra senato accademico e consiglio di amministrazione.

“Il senato accademico – spiega Mancini – diventerà un organismo di piena rappresentanza dell'ateneo, comprendendo tutti: dai professori di ruolo ai ricercatori, dagli studenti al personale amministrativo. Senza dimenticare i presidi e i direttori di dipartimento”.

“Il consiglio di amministrazione – continua il rettore – sarà nominato dal senato accademico, con consiglieri scelti sulla base del loro curriculum. Da notare che una parte del cda sarà costituita da membri esterni, il che rappresenta un cambiamento notevole per la nostra università”.

Sui cosiddetti “aspetti programmatici”, Mancini si sofferma poco. Quanto basta per annunciare il decollo di progetti già noti. Come il Centro Grandi Attrezzature, i cui lavori, iniziati con il contributo della Fondazione Carivit, proseguono con i 500mila euro messi a disposizione dalla Regione la scorsa settimana.

La nota dolente riguarda il rapporto tra le spese per gli stipendi e le risorse dell'ateneo.
“Fino al 2008 l'Università della Tuscia è stata, per così dire, “virtuosa” - spiega Mancini, grafici alla mano -. Nel senso che è riuscita a mantenere al di sotto del 90% le spese per il personale. Ma per il 2010, con i tagli previsti dalla famigerata legge Gelmini, i fondi statali diventeranno nettamente inferiori alle spese per gli stipendi. In poche parole, andremo incontro alla catastrofe”.
Eppure, anche se il futuro si prospetta nero, l'ateneo della Tuscia continua a prendersi le sue belle soddisfazioni.

Una di queste è la crescita costante degli iscritti, con un incremento annuo del 3-4%. Tutte le facoltà, rispetto allo scorso anno, hanno visto lievitare, chi più, chi meno, il numero degli studenti, superando globalmente la soglia dei 10mila iscritti.

Senza contare il taglio dei corsi del 26%, attuato senza traumi dall'università della Tuscia, e i due posti di ricercatore in più assegnati nel 2008.

“Segno che i nostri sforzi nell'ambito della ricerca sono stati premiati – afferma il prorettore Nascetti –. Non dimentichiamo, infatti, che il nostro ateneo è secondo in Italia, proprio in fatto di ricerca e risultati ottenuti”.

Ma la vera novità di questo 2009 per l'università della Tuscia, è il trasferimento della facoltà di beni culturali dalla sede di Riello al complesso monumentale San Pietro. La soluzione ai problemi della facoltà, come l'ha definita il rettore.

“Il cambiamento di sede in via S. Pietro è stato approvato il 28 gennaio dal consiglio della facoltà – ha spiegato il direttore amministrativo, Giovanni Cocullo -. Sono già stati fatti i dovuti rilievi, sondaggi e analisi geologiche. Abbiamo anche preso accordi con alcune banche, che si sono offerte di cofinanziare il restauro dell'edificio”.

“Certo, l'iter amministrativo sarà lungo – ha chiarito Cocullo -. Ma posso confermare che da qui a quattro, cinque mesi sarà completato il progetto.

Se tutto procederà regolarmente, entro nove mesi lo appalteremo. Mentre per la conclusione dei lavori dovremo attendere almeno un anno, un anno e mezzo. Con la certezza che la facoltà di Beni culturali avrà finalmente la sede che merita”.

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