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Viterbo - Comune e Ater da oltre un anno si sono dimenticati della famiglia Innocenti - Sonja: Cosa vogliono che andiamo a occupare una casa senza barriere architettoniche? - Fotocronaca
Mia madre e mia sorella disabile segregate in casa
di Ernie Souchak
Viterbo - 16 febbraio 2009 - ore 1,40

Video - Madre e figlia disabile segregate
Non ce la faccio più...
Giovannina Fiori con la figlia Simona

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Giovannina Fiori sulla porta di casa al terzo piano
La casa in via Santa Rita
Sonja Innicenti, sorella di Simona
L'abitazione in Piazza Sant'Agostino
- “Mia madre e mia sorella handicappata prigioniere in casa. Che cosa dobbiamo fare occupare anche noi una casa?”. Sonja Innocenti, 36 anni sposata, racconta una storia di “ordinaria indifferenza“, di cattiva amministrazione, con toni pacati ma con un pizzico di disperazione.

E' iniziato tutto alle fine del 2007 – racconta Sonja Innocenti –. Mia mia madre Giovannina di 73 anni e mia sorella Simona, 33 anni, affetta da atrofia cerebrale diffusa e tetraparesi spastica dalla nascita e con un handicap del 100 per cento, sono costrette a vivere in una casa al terzo piano in via Santa Rita 4. Una casa dell'Ater.

Per far scendere da casa mia sorella, mia madre era costretta a portarla giù per tre rampe di scale. Alla fina del 2007, mentre stava scendendo con mia sorella aggrappata a lei, è caduta dalle scale. Mia sorella è rimasta ferita alla testa con diversi punti. Ora mia madre non se la sente più di scendere tre rampe di scale con mia sorella. E sono, in pratica segregate in casa”.

Oltretutto, il padre di Sonia e Simona di 76 anni è affetto da diabete mellito, morbo di Parkinson e demenza senile da Alzhaimer.

“Siamo stati costretti a ricoverare mio padre – continua Sonja Innocenti - al Giovanni XXIII. Tutta la sua pensione serve per pagare la retta. Mia sorella ha un assistente domiciliare del Comune solo la mattina. Noi figlie abbiamo pensato di mandarle in affitto in una casa senza barriere architettoniche, ma mia madre ha una pensione da casalinga di poche centinaia di euro, e quella di mia sorella serve a farla vivere, non abbiamo potuto.

Quello che chiediamo è una casa senza barriere architettoniche. Nel 2007 scrivemmo al Comune e all'Ater per avere un cambio con una casa priva di barriere. O in alternativa un piccolo ascensore esterno o interno per superare le scale.

Prima della lettera avevo avuto un colloquio informale con il direttore dell'Ater, Ugo Gigli, e sembrava ci desse attenzione. Ci disse che avrebbe provveduto. Sembrava molto disponibile.

Noi avevamo anche indicato la possibile alternativa in un'abitazione a piano terra in piazza Sant'Agostino 5. In questo appartamento al primo piano c'era all'epoca la circoscrizione centro ed era disponibile al cambio.

In seguito le circoscrizioni sono state abolite, e quindi il locale era libero. Sentimmo l'assessore Rotelli e sembrava che il cambio fosse possibile. Rotelli aveva preso molto a cuore la cosa. Sembrava che tutto fosse arrivato a buon fine.

Rotelli aveva detto addirittura che avrebbe provveduto a mettere a posto la casa insieme all'Ater. Insomma sembrava tutto fatto. Anche se il direttore dell'Ater ci aveva detto nella sua risposta che non era un'abitazione e quindi doveva essere fatto un cambio d'uso”.

Ma il calvario non finisce.

“E' cambiata l'amministrazione e tutto ricomincia daccapo – continua Sonja Innocenti -. Siamo tornati dal nuovo assessore ai servizi sociali, Daniele Sabatini, esponendo la situazione. Ci ha risposto che sarebbe stato difficile fare il cambio d'uso perché molto costoso. Dicemmo che eravamo disposti a pagarlo noi. E poi è scomparso anche lui. Anche l'Ater si è dileguata”.

Ora la situazione della famiglia è sempre più problematica e disagiata.

E' una famiglia disgregata, con mio padre ricoverato e mia madre e mia sorella segregate in casa. Possono uscire solo se mia madre prende di peso mia sorella per farla scendere. In pratica è impossibile. Abbiamo avuto un colloquio con il sindaco Marini, prima di Natale, confidando nella sua sensibilità. Non ci ha detto niente. Non si fatto più risentire. Mio padre, con l'adeguata assistenza potrebbe tornare a casa. La famiglia potrebbe tornare a vivere”.

Una situazione che umilia persone che hanno diritti da far valere.

Siamo stati presi in giro da tutti – continua Sonja Innocenti -, ci hanno fatto sentire degli accattoni. E questo per ottenere qualcosa che è un nostro diritto”.

In questi giorni la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Abbiamo scoperto che la casa di piazza Sant'Agostino 5 è stata occupata abusivamente, da domenica scorsa. Quello che mi domando: dobbiamo sfondare le porte anche noi per avere una casa senza barriere? E dire che la vecchia amministrazione aveva insignito mia madre, proprio per le difficoltà che aveva dovuto affrontare, del premio mamma dell'anno nel 2003. Con tanto di targa. Ma a noi non serve una targa, serve una casa senza barriere per far vivere dignitosamente mia madre e mia sorella”.

Come dire, il sindaco Marini e il presidente dell'Ater si diano una mossa. Prima di finire su Striscia la notizia.

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