- Dieci letti allestiti in ambienti ipertecnologici, dove giacciono in stato vegetativo persistente giovani coinvolti in incidenti stradali, uomini e donne colpiti da ictus o da altre gravi lesioni cerebrali.
Una situazione analoga a quella in cui era Eluana Englaro.
E' la Lai (Modulo di lungodegenza ad alta intensità) di Villa Immacolata a Viterbo, la casa di cura retta dai religiosi Camilliani, una delle pochissime strutture del Lazio dedicata a questa patologia ai confini tra la vita e morte. In 10 anni alla Lai sono passate oltre 100 persone.
"Circa il 50% - spiega la dottoressa Paola Ballarini, geriatra, responsabile del modulo - è morta, ma l'atra metà è sopravvissuta e, in alcuni casi, ha recuperato almeno in parte il contatto con il mondo. Sappiamo che è impossibile far tornare quelle persone allo stato precedente al trauma ma noi consideriamo una guarigione il riuscire, laddove è possibile, a farli tornare a casa, purché siano assistiti 24 ore su 24".
"Il nostro primo compito - dice il medico - è quello di prevenire la degenerazione della loro condizione. Poi passiamo a stimolarli con l'attività di fisioterapia. L'esito varia da caso a caso".