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Viterbo - La Cna non ci sta: "Provvedimento da rivedere"
Sicurezza alimentare, introdotta una "tassa sul cibo"
Viterbo - 20 febbraio 2009 - ore 15,30

- Grava sul settore alimentare, da quest’anno, un altro contributo, che la Cna considera una vera e propria “tassa sul cibo”.

Una platea di produttori piuttosto ampia, dai caseifici alle norcinerie, dalle pasticcerie industriali ai frantoi, fino alle cantine, dovrà versare una quota annuale che varia da un minimo di 400 a 1500 euro l’anno per le prestazioni del servizio sanitario pubblico, indipendentemente dal fatto che queste vengano effettuate.

A introdurre il balzello, ci ha pensato il decreto legislativo 194/08, il cui iter è stato brevissimo e piuttosto anomalo, visto che nessuno ha consultato le associazioni di categoria e le stesse Regioni, alle quali spetta effettuare le visite nelle aziende tramite le Ausl e riscuotere il tributo, sono state ascoltate solo nella fase preliminare.

“Perché parliamo di tassa? La definizione si giustifica con il fatto che l’azienda è tenuta a pagare anche se nell’arco dell’anno non ha controlli, quindi non riceve alcun servizio da parte dello Stato. Ma il decreto - osserva Luigia Melaragni, responsabile di Cna Sostenibile, la società del sistema Cna che si occupa di sicurezza alimentare - presenta anche altre criticità. Innanzitutto, è vero che fa riferimento a un regolamento comunitario, ma quest’ultimo solamente in Italia è stato applicato a tutte le imprese alimentari.

Gli altri Paesi, infatti, hanno introdotto il contributo esclusivamente per la macellazione e il sezionamento carni, settori che da noi erano già soggetti, fino allo scorso anno, alle tariffe veterinarie. Inoltre, contrariamente a quanto stabilito a livello europeo, non sono state previste diversificazioni tariffarie che tenessero conto sia della posizione geografica che della capacità produttiva delle imprese. Anzi, i piccoli pagano di più”.

La Cna non ci sta. E, insieme con le altre associazioni di categoria dell’agricoltura e dell’agroalimentare, si prepara ad una serrata trattativa con il ministero del Welfare perché sia modificato l’intero provvedimento.

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