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Viterbo - Il patto Italia-Francia - Le reazioni nella Tuscia
Nucleare, divampa la polemica
Viterbo - 26 febbraio 2009 - ore 15,30

Riceviamo e pubblichiamo - L’associazione Ecologisti democratici della Tuscia esprime forte preoccupazione per il recente accordo stipulato tra la Francia e l’Italia e, in particolar modo, per la possibile destinazione di Montalto di Castro quale sito per la costruzione di una della quattro centrali nucleari previste sul territorio nazionale.

Sono sconcertanti non solo la demagogia degli esponenti del governo, ma, soprattutto, la falsità dei dati che in questi giorni vengono forniti, con l’obiettivo di far credere che tale forma di energia sia necessaria sicura.

E’ altresì assordante e imbarazzante il silenzio, in queste ore, di autorevoli esponenti del centrodestra locale su un'eventuale riconversione dell’impianto di Montalto.

La posizione dell’associazione nazionale e locale è, da sempre, chiara e suffragata da dati precisi.

Le centrali di terza generazione, quelle previste nell’accordo italo-francese, non risolvono ancora i problemi legati alla sicurezza e allo smaltimento delle scorie radioattive.

Il governo non si è espresso su questo punto né ha individuato siti di stoccaggio.

L’energia complessivamente prodotta da quattro centrali nucleari è pari solo al 13% del consumo nazionale.

Risulta dunque poco determinante nel quadro dell’approvvigionamento generale. 

Inoltre, le cifre stimate per la costruzione di un impianto nucleare sono altissime.

Per una centrale analoga a quelle indicate nell’accordo, a Olkiluoto, in Finlandia, l’investimento iniziale è raddoppiato rispetto alle previsioni, raggiungendo i 5 miliardi di euro.

L’associazione ritiene invece che l’Italia possa assumere un ruolo rilevante nell’ambito della ricerca internazionale per il nucleare di  quarta generazione, promuovendo accordi con altri Paesi e formazione di personale specializzato.

Dopo la centrale di Torrevaldaliga Nord e in un momento di crisi che richiede investimenti capaci di produrre risultati a breve termine per il rilancio competitivo dell’economia, il futuro del Lazio non può che essere “rinnovabile”. Ogni scelta diversa sarebbe un colpo mortale per l’intero territorio laziale e per la Tuscia, che hanno già contribuito e contribuiscono ampiamente all’approvvigionamento energetico nazionale.
La strada principale, quella che in altri Paesi è stata già intrapresa, porta allo sviluppo delle fonti rinnovabili.

E’ una strada forse poco gradita al governo italiano, che si è finora distinto in Europa per la battaglia di retroguardia condotta sul pacchetto clima e ha tentato persino di cancellare gli incentivi per l’efficienza energetica introdotti dal precedente esecutivo.

Ma è la strada che garantisce  risparmio di energia e opportunità di sviluppo economico e occupazionale del territorio, nel rispetto della sua vocazione ambientale, agricola e turistica.

Questo è il futuro della Tuscia.

Paolo Felice
Coordinatore Associazione Ecologisti Democratici della Tuscia


Riceviamo e pubblichiamo - Fare Verde Viterbo si unisce al coro di no al nucleare che si sta levando da ogni parte, in seguito ai recenti accordi tra Italia e Francia.

Il nostro non è un no ideologico, ma la ricerca di energie alternative e non inquinanti dev’essere la strada da percorrere sempre.

Secondo noi, in questi venti anni post-referendum, è quanto mai vero che si è perso del tempo, ma non perché le altre nazioni istallavano centrali nucleari e l’Italia no, semplicemente perchè non è stato utilizzato a dovere tutto questo tempo per trovare energie pulite, invece di sviluppare tecnologia nucleare era forse meglio sviluppare qualche altro tipo di tecnologia.

Siamo fieri di non avere siti nucleari sul nostro territorio, e non è un segno di debolezza o di arretratezza, tutt’altro. Abbiamo avuto la forza di dire no per tutelare la nostra terra, i nostri figli ed il nostro futuro, sacrificando l’aspetto economico, su questi principi non possiamo avere dubbi.

E’ assolutamente vero che l’Italia ha un problema energetico, ma di certo non sarà risolto dalle centrali nucleari, e decidere oggi su una materia così importante con leggerezza, in un momento storico ed economico estremamente delicato come quello attuale, non è asssolutamente accettabile.

Ne va del nostro futuro.

Roberto Tomassini
Fare Verde


Riceviamo e pubblichiamo - In questi ultimi anni sul versante della Maremma laziale si stanno compiendo continui scempi ambientali ed energetici.

La conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord, il corridoio tirrenico settentrionale e il rischio concreto di riattivazione della centrale atomica di Montalto di Castro, sono soltanto gli ultimi esempi in ordine temporale.

Parteciperemo domani a Tarquinia all'iniziativa indetta dai comitati e dalle realtà associative locali, per ribadire un no secco al nucleare e a un modello di sviluppo che non tiene conto delle specificità dei territori,  ma al contrario punta a umiliarli è quanto dichiarano.

L'iniziativa si svolgerà a Tarquinia presso la cooperativa Pantano  situata in strada Monterozzi Marina a partire dalla ore 17.30.

Roberto Musacchio, Europarlamentare del Movimento per la Sinistra e Luigi Nieri, Assessore al Bilancio della Regione Lazio 

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