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Viterbo - L'Arci punta il dito contro politici e amministratori: "Le istituzioni incitano alla discriminazione e alla giustiza fai-da-te"
"Vicenda Rom, dichiarazioni gravissime e razziste"
Viterbo - 27 febbraio 2009 - ore 15,00

Riceviamo e pubblichiamo - Scriviamo anche noi, avendo nel cuore un forte sconcerto per quanto le istituzioni locali della provincia di Viterbo hanno messo in campo in merito alla cosiddetta vicenda rom.

Non crediamo affatto che la politica attuata da diverso tempo a questa parte dal comune di Roma sia condivisibile, la riteniamo piuttosto miope, superficiale, dannosa.

Riteniamo però, come più volte ribadito, che le condizioni di vita nei campi rom non siano dignitose per chi è costretto a subirle, che una politica diversa, o semplicemente una politica sul diritto alla casa, è la strada da percorrere per tutti i cittadini che si trovano in condizioni di disagio, e sappiamo che non sono solo i cittadini rom ma ormai una buona parte di chi vive in Italia.

Le dichiarazioni ascoltate da alcuni degli amministratori locali che nelle ultime settimane si sono espressi sull'ipotesi di accogliere nella provincia di Viterbo alcune famiglie rom sono di una gravità unica, di stampo chiaramente e ignorantemente razzista, espresse con toni e modi che in questo momento di crisi della democrazia nel nostro paese non possono che portare a un peggioramento dei rapporti sociali, non possono che fomentare il conflitto sociale, l'odio, la chiusura verso gli altri.

Siamo tutti praticamente immobili di fronte ad alcune aberrazioni dell'idea del diritto che il governo ha messo in atto.
Citiamo ad esempio il decreto sulla sicurezza, il clima di paura che ha fatto crescere tra tutti, cittadini italiani e non, chi per un motivo, chi per l'altro.

La possibilità per i medici di denunciare un cittadino malato senza permesso di soggiorno, chi vuole tutelare?
Farà forse diminuire il numero dei migranti irregolari?
Migliorerà la possibilità di accesso alla salute per gli italiani?

La giustizia fai da te promossa con l'istituzione delle ronde dovrebbe preoccuparci. Non ci rassicurano affatto le dichiarazioni del ministro Maroni sulla loro regolamentazione.

La nostra associazione è fortemente radicata in questo territorio, ma nell'operare di tutti i giorni fa quasi fatica a riconoscerlo.

Nel nostro lavoro di tutela per i migranti ormai molto più di prima registriamo paura e chiusura da parte della gente, è diventato quasi impossibile reperire degli alloggi per chi non è nato e vissuto qui. Registriamo pratiche discriminatorie che prima non si manifestavano con la stessa frequenza, e non potrebbe essere diversamente da così, visto che dalle istituzioni ci viene un chiaro incentivo a mettere in atto atteggiamenti razzisti e xenofobi.

Sappiamo però che ci sono anche alcuni enti locali con cui abbiamo una decennale esperienza di collaborazione che hanno avuto e hanno ancora il coraggio di non cedere al ricatto, che hanno aperto il proprio territorio a vere forme di accoglienza e tutela.

E' di queste esperienze che i cittadini della provincia di Viterbo dovrebbero venire a conoscenza, se i media fossero disposti a cedere spazi per far conoscere alla popolazione che esistono forme di convivenza che hanno avuto successo ed hanno portato solo ad un arricchimento umano per tutti.

La paura della delinquenza non fa che fomentarla, ricordiamoci invece che le leggi dello stato già puniscono i ladri, tutti i ladri, gli stupratori, di ogni nazionalità, non abbiamo bisogno di altre forme di repressione, ma di impegnarci nel trovare e sperimentare ancora forme di accoglienza, di solidarietà.

E' molto pericoloso continuare a diffondere il messaggio che un reato commesso da un italiano sia “meno reato” rispetto allo stesso commesso da un altro cittadino.

Vogliamo appoggiare l'appello dell'amico Peppe Sini e chiedere anche noi alle istituzioni della provincia di Viterbo di accogliere alcune delle famiglie rom in condizioni di bisogno che devono lasciare Roma, pensiamo che il nostro territorio possa essere capace di accoglierle e debba fare questo sforzo che è nella direzione della tutela dei diritti civili.

Chiediamo al mondo cattolico, impegnato come noi nella tutela ai migranti e a chi vive in condizioni di disagio, di esprimersi in merito a quanto sta accadendo nel territorio provinciale e tra le istituzioni su questa vicenda.


Arci Viterbo

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