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Viterbo - Ferdinando Signorelli replica a Giancarlo Torricelli
Rom, i tarquiniesi hanno semplicemente paura
Viterbo - 27 febbraio 2009 - ore 19,20

Riceviamo e pubblichiamo - La presenza delle popolazioni nomadi nelle periferie delle nostre città, è un fenomeno antico.

Mai però aveva raggiunto come ora le connotazioni di una emergenza. Questo è soprattutto dovuto alla diffusione incontrollata e incontrollabile dei nomadi, che sono andati spargendosi sui territori in una miriade di insediamenti abusivi, vere centrali di parassitismo sociale e di pericoli per la sicurezza.

Le autorità politiche e amministrative, locali e nazionali, ne vedono la soluzione attraverso il loro trasferimento in campi di accoglienza attrezzati, nel senso più moderno e razionale del termine.
Ottimo.

A nessuno però viene in mente che il nomadismo è un fenomeno complesso sotto il profilo culturale, sociale, umanitario e di forte impatto sulla sicurezza del cittadino, quindi va risolto in ben altra maniera.

Esulando da connotazioni culturali che caratterizzano una visione romantica del popolo senza fissa dimora e che non sempre appartengono alle nuove generazioni, il “nomade” di qualsiasi origine e nazione vive di espedienti, per cui il suo insediamento clandestino, seppure malsano e inidoneo, ne è l’habitat “costruito” ad arte, anzi necessitato per sfuggire alle regole e mimetizzarsi alla società circostante intesa come oggetto delle proprie attività, molto spesso illecite. Il “nomade” rifiuta l’integrazione, a differenza degli immigrati che la ricercano.

Per cui, il loro trasferimento da una bidonville ad un “magnifico” campo attrezzato equivale a spostare fisicamente il problema, non certo a risolverlo.

Il “nomade” esce e si diffonde nel territorio circostante e non siamo certi che ci ringrazierà di tanta disponibilità ospitativa.

Andiamo al dunque: questa situazione di emergenza che si è andata creando è il frutto, da una parte, di colpevoli inadempienze e di attendismi, omissivi ed ipocriti, di natura politica e, dall’altra, delle inframmettenze demagogiche paralizzanti di certa sinistra dedita al “buonismo” ideologico militante.

In tal senso, esprimo tutte le mie perplessità sulle dichiarazioni fatte alla stampa da Giancarlo Torricelli, circa il previsto Campo Rom a Tarquinia.

Vanno ritenute pericolose e colpevoli le manovre tese alla proletarizzazione del fenomeno, volto a farne un problema di “classi”. Si stanno creando i presupposti di una guerra tra poveri, preludio di uno scontro sociale, ipotesi fondante dei miti deliranti di certa sinistra. Va verso questa direzione l’invettiva contro la popolazione di Tarquinia, che rifiuta l’insediamento Rom, accusandola di razzismo e di egoismo conservatore.

Questo significa esacerbare gli animi e disporli alla rivolta.

Torricelli si scusi dell’offesa recata alla popolazione locale: i tarquiniesi hanno semplicemente paura.

Come in tutte le altre parti d’Italia, la presenza Rom è percepita dalla gente comune con forte impatto e con timore per la propria sicurezza. Crea allarme sociale.

Andate, dunque, a redimere quei rèprobi di tarquiniesi!

Nel frattempo esprimo un consiglio pratico, seppur di forte provocazione a Torricelli ed affini, proponendo la creazione dell’insediamento Rom nel Paradiso Terrestre di Capalbio e dintorni, zona di grande addensamento abitativo e residenziale dei big della Sinistra Italica. Saremo tutti felici.

Ferdinando Signorelli
Dirigente nazionale La Destra, Comitato Etico

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