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Viterbo - Interviene Battista Martinelli, segretario Spi-Cgil
La social card, una bufala per migliaia di pensionati
Viterbo - 4 febbraio 2009 - ore 19,00

Riceviamo e pubblichiamo - Esordio amaro e umiliante per decine di migliaia di poveri. Alle casse dei supermercati la loro tessera non passa. Sulla macchinetta della cassiera appare la scritta: “Transazione non eseguita”.

Passano minuti di attesa imbarazzanti, lunghissimi, con la gente in fila che fa commenti. La carta sociale è in tilt. E chi aveva sperato in questo piccolo complicato sussidio non ci capisce nulla. Silenzio alle poste, all’Inps, al ministero, alla Mastercard che ha stampato le tessere magnetiche. Il meccanismo è complesso e infernale. Tutti sapevano che c’era qualcosa che non andava: la grande distribuzione, i Caf, le associazioni. Ma anche loro non sapevano esattamente perché.

È stata una giostra impazzita che ha preso in giro migliaia di pensionati sbattuti di qua e di là.

C’è chi ha scoperto di essere meno povero di quanto pensasse e quindi di non aver diritto a quei 40 euro al mese, a qualcuno hanno detto che non aveva l’età, ad altri di restare in lista d’attesa.

Intanto i primi mesi sono trascorsi ed è scaduto il termine per ottenere la prima ricarica, quella diciamo più “ricca”, da 120 euro.

I pochi che l’hanno ottenuta, non l’hanno potuta spendere perché i soldi non erano ancora stati accreditati: potranno spenderli forse ad aprile, poi sarà azzerata: il credito dura per due bimestri.

Gli altri, i tanti, che non sono riusciti a ottenerla dovranno rifare le file da adesso in poi, ma i 120 euro li hanno persi per sempre. 

L’Inps è l’unico ente a fornire un po’ di spiegazioni. Gli altri non rispondono neanche al telefono.

A fine dicembre le poste avevano distribuito 366 mila carte ancora da attivare.

L’Inps ne ha autorizzate 200mila: 100mila sono state respinte per mancanza di requisiti; altre sessantamila sono in lavorazione.

Ecco spiegata la disfunzione: non tutti quelli che hanno ricevuto la carta dalla posta ne avevano diritto. Ma i numeri ancora non convincono fino in fondo.

Il ministro Tremonti aveva detto che la platea stimata di chi avrebbe avuto diritto alla social card era di un milione e trecentomila persone.

Averne distribuite 200mila a pochi giorni dal primo termine sembra davvero poco.

"Quella platea è a regime – spiegano all’Inps – alcuni accederanno da quest’anno".

Ma non avranno diritto agli arretrati. Così si riduce la portata del beneficio annunciato.

E dire che era stata presentata come un’iniziativa all’avanguardia: le nuove tecnologie al servizio di chi ha più bisogno; anche i poveri potranno avere la loro carta di credito e altre baggianate di questa fatta.

Nessuno ha detto che la tecnologia funziona quando è semplice. Quando è complicata e farraginosa come la social card invece di aiutare le persone, complica loro la vita. E poi che ci azzecca l’aggettivo “sociale” con tutti quei moduli da compilare e relative istruzioni da leggere.

Gli ostacoli da superare sono tanti. Dai risultati che abbiamo sotto gli occhi verrebbe da chiamarla “carta antisociale”.

G.Battista Martinelli
Segretario Spi-Cgil

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