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Viterbo - Angelo Russo racconta la sua Macchina e commenta quella di Vittori
"Speriamo che la macchina non diventi una chincaglieria cinese"
Viterbo - 5 febbraio 2009 - ore 2,30

Angelo Russo
Il modello ideato da Russo
Sinfonia d'Archi di Angelo Russo
-Una cattedrale medievale alta trenta metri, ma dai formalismi moderni. Un altro grande escluso dalla commissione per la scelta della Macchina di Santa Rosa è stato l'ideatore di Sinfonia d'archi, uno dei modelli più innovativi di sempre: Angelo Russo.

Il suo modello recupera il racconto che appariva nelle vetrate delle cattedrali medievali. E nel racconto è la vita di Santa Rosa.

La Macchina di Russo, illuminata dall'interno, torna ad essere policroma come quella gotica di Paccosi.

Come valuta il modello modello di Vittori?
Mi sembra un déjà vu, qualcosa di rivisto – inizia Russo-. Certo sarà una Macchina con un buon effetto e anche scenografica. Ma ho qualcosa da ridire sulla forma.

In questo senso è poco innovativa. Richiama molto la macchina di Joppolo. Sarà contento Joppolo”.

Perché?
“Il modello di Joppolo non poté in realtà essere realizzato pienamente. Il bozzetto era una cosa, la macchina un'altra viste le tecnologie dell'epoca. Oggi, probabilmente, questa nuova Macchina può realizzare rendere giustizia al modello di Joppolo”.

Ma a lei piace questo modello?
“Non è una questione di piacere o meno. Io credo che si debba stare attenti con le illuminazioni e i colori. Il pericolo è che la macchina si trasformi in una “chincaglieria cinese”. Come sempre è nel passaggio dal disegno alla macchina reale che bisognerà fare attenzione”.

Che ne pensa della seconda e la terza classificate?
“Preferisco non commentare”.

E il suo modello? Qual è lelemento di ispirazione?
“Io penso che stiamo vivendo un momento storico particolare dove si assiste, spesso con indifferenza, a una decadenza dei valori fondamentali per la convivenza umana.

E’ l’era della globalizzazione.

Se da una parte c’è un avvicinamento dei popoli, dall’altra c’è la necessita di mantenere, a volte difendere, la propria cultura e i principi fondamentali che la ispirano, particolarmente quelli a carattere religioso.

Il simbolo Cristiano della Croce ha vissuto in questi ultimi anni una grande incertezza. La presenza del crocifisso è stata spesso messa in discussione perfino nelle scuole del territorio italiano. Per questo nella mia macchina è tornato a campeggiare in cima, una innovazione che è un ritorno al passato.

Nel passato, le macchine terminavano, quasi sempre, con il crocifisso. A cominciare dal 1967 (Volo d’Angeli) si sono susseguite una serie di modelli dove a svettare sulla cuspide è stata sempre la Santa, invece”.

La struttura della sua macchina ha anche un risvolto teologico forte?

“Beh, sì. E' la croce, il Cristo che fa da vero collegamento con il cielo. E a sua volta tra il Cristo e il popolo viterbese fa da tramite la patrona. In questa macchina, pur nella veste moderna, c’è un parziale ritorno al passato quindi. Santa Rosa viene posta. Le braccia della statua, a mani aperte, sono protese verso il basso, non a caso.
La piccola Rosa ascoltava, viveva i disagi e i dolori dei suoi concittadini che versavano nella povertà e in condizioni di vita indigenti.
S. Rosa è la Santa che con il suo abbraccio proteso verso i Viterbesi e l’Umanità in genere, accoglie tutte le preghiere del sentire umano per presentarle al cospetto Divino”.

Qual è il messaggio?

“Un messaggio universale di pace, speranza e fratellanza dei popoli. Un momento di grande spiritualità”.

Il modello ideato da Russo
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