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Viterbo - Federico Meschini ricorda Nick Centolire
"Nicola era un'istituzione di questa città"
Viterbo - 6 febbraio 2009 - ore 15,30

Nicola Laezza
Riceviamo e pubblichiamo - Nicola a Viterbo era un'istituzione, e anche qualcosa di più. Era un certezza, sapevi sempre dove trovarlo, che ti avrebbe chiesto qualche spiccio o detto qualche massima da ricordare.

Ma soprattutto eri certo che avrebbe avuto sempre la stessa espressione, tra il divertito e il disilluso, con quel sorriso indecifrabile di chi ha visto più angoli di mondo e vissuto più esperienze di quante si possa mai sognare.

Nicola a Viterbo era uno dei personaggi più citati, e lo sarà per molto ancora avendo fatto sua la massima wildiana "l'importante è che se ne parli".

Gli episodi e gli aneddoti che lo riguardano sono stati raccontati così tante volte che non sai mai dove la finzione abbia avuto il sopravvento sui fatti, ma questo, così come di tante altre cose riguardanti Nicola, non ha molta importanza.

C'è quello della suora che gli diede diecimila lire per un panino e della sua storica (e stoica) risposta, di quando venne arrestato in Marocco e di come per farlo tornare in Italia fu al centro di numerosi rapporti diplomatici, mentre in carcere continuava a ripetere "Chi è più gojo, io o loro?" chiosando con la sua classica risata, e tanti altri ancora. Nicola a Viterbo era un simbolo, di tante cose, ma in particolare del rifiuto della forte mentalità borghese e conformista che caratterizza ogni città di provincia.

A San Francisco nella metà del 1800 Ewdard Norton si autoproclamò imperatore degli Stati Uniti, e, nonostante la sua evidente insanità, era amato da tutti, divenne un attrazione per i turisti e soprattutto ebbe un ruolo rilevante nella vita sociale della città, affermando l'importanza di avere un ponte sulla baia (quello che poi sarebbe diventato il Golden Gate) e agendo da paciere durante le violente tensioni e sommosse tra i vari gruppi etnici.

Nicola non era certo un imperatore né tantomeno aspirava ad esserlo, e come figura archetipica era costantemente in bilico tra il matto e il bagatto, dispensando saggezza a suo piacimento, ma per noi viterbesi la sua importanza può essere tranquillamente paragonata a quella dell'Imperatore Norton. Come immaginare Viterbo ora che lui non c'è più? Gli sguardi dei passanti al corso cadranno sugli scalini della chiesa del Suffragio ormai vuoti, così come ci sentiamo ora tutti noi: un po' più vuoti.

Nicola molto probabilmente ora sta seduto su una nuvoletta, magari proprio vicino a quella di Santa Maria del Suffragio, con il suo aspetto, con cui la leggenda vuole che si sia spinto fino nel deserto, la sua collezione di magliette di concerti, e soprattutto una scorta inesauribile di fumo della migliore qualità. Guardandoci dall'alto e vedendoci parlare così tanto di lui, il suo commento quasi sicuramente sarà "Ardà st'ittogani...".

Federico Meschini

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