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Martedì 10 febbraio il vescovo Chiarinelli benedirà una lapide in via del Corso, dove visse la santa - Interviene Monsignor Del Ciuco
"S.Rosa Venerini fondò la prima scuola femminile a Viterbo"
Viterbo - 8 febbraio 2009 - ore 19,15

Santa Rosa Venerini
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Martedì prossimo alle ore 10,30 il vescovo Chiarinelli benedirà una lapide ricordo sul luogo dove visse Santa Rosa Venerini, viterbese.

Riceviamo e pubblichiamo - Quel plesso di fabbricati che oggi in via della Sapienza (allora via della Svolta) parte da via dell’Archetto e va verso il Corso Italia, nel 1600 era quasi completamente di proprietà della famiglia Venerini.

Tanto che il vicolo De Bonelli (così si chiamava via dell’Archetto) i viterbesi la chiamavano anche via de’ Venerini per le proprietà che quella famiglia possedeva lungo la via fino all’angolo del Corso. Là dove oggi è il Banco di Brescia.

Qui abitavano il padre di S.Rosa, Goffredo che era direttore dell’Ospedale Grande di Viterbo, con la moglie Marzia Zampichetti e la figlia Rosa.

Nel 1672 alla casa dei Venerini si aggiunsero la casa e i negozi degli Zampichetti, zii della santa, che possedevano negozi e un’importante farmacia sita a piano terra.

Quando i Venerini dalla prima abitazione, nei pressi di S. Faustino, si trasferirono in questo quartiere, S. Rosa aveva sedici anni.

Fu proprio qui che la santa intuì che bisognava aprire la scuola anche alle giovani donne.

Fu in quest’angolo di Viterbo che è nata la prima scuola pubblica femminile.

Da questo quartiere viterbese è partita la grande avventura di Rosa che nel secolo XVII ebbe un'idea geniale e dinamica dell'importanza della scuola e dell'edu­cazione femminile.

Scrive l’Angeli un suo biografo: ” Le donne e ragazze uscivano dalle case e si avviavano verso il vicolo De Bonelli .. Rosa le accoglieva nella stanza grande a pian terreno dove aveva sistemato una specie di altarino e tutt’intorno panche e sgabelli..”.

Il genio educativo di Rosa Venerini, combattendo prevenzioni consolidate nei secoli, intuendo le vere istanze del suo tempo aprì una nuova via alla presenza della donna nella società.

Capì, fin da allora, che solo con la scuola e la cultura la donna poteva emanciparsi, raggiungendo un vero progresso religioso e civile.

Per comprendere la rivoluzione operata dalla nostra santa con l'istituzione della "Scuola Pia", scuola pubblica gratuita per le figlie del popolo, iniziata a Viterbo e diffusa poi in Italia e nel mondo, basti pensare al concetto che si aveva a quell'epoca della emancipazione della donna.

Il cardinale Silvio Antoniano, autorevole esponente del pensiero pedagogico cattolico, nel 1583.

Alla domanda "Se alle figliole femmine si devono far imparare le lettere", rispondeva distinguendo: “le nobili, è bene che, apprendano a leggere e a numerare mediocremente; a quelle di media condizione non si addice il saper leggere; quelle di umile stato non occorre che sappiano neanche leggere".

Il motivo era che” l'istruzione avrebbe potuto insuperbire le donne e offrir loro occasione di familiarizzare troppo con gli uomini “.

Ecco perché è giusto che Viterbo, oggi alla presenza del Vescovo Chiarinelli, del sindaco Marini, con tutta la congregazione delle Maestre Pie Venerini, ponga una lapide sul luogo dove una grande nostra concittadina, aprendo il mondo della cultura alle donne, ebbe il coraggio e la lucidità nel cogliere “un segno del tempo” che conteneva sfide rivelatesi poi decisive per la società e per la Chiesa.

Monsignor Salvatore Del Ciuco

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