- Aveva già sollecitato, nei mesi scorsi, la revisione degli studi di settore, lo strumento utilizzato dal fisco per stimare, sulla base di alcuni parametri, i ricavi delle piccole imprese.

Preoccupata per gli effetti pesantissimi della crisi sul tessuto economico, la Cna torna a chiedere che all’adeguamento degli studi si dia rapida attuazione.

“Perché la normalità economica fotografata dai meccanismi attuali è costruita su dati del 2006, o addirittura precedenti, pertanto restituisce una immagine molto diversa dai risultati che le imprese stanno conseguendo”, come si legge nella dichiarazione firmata dalla Cna nazionale insieme con le altre associazioni dell’artigianato e con quelle del commercio, in vista dell’incontro di giovedì prossimo con il direttore dell’Agenzia delle Entrate.

“Se venissero applicati i parametri attuali, le imposte sarebbero calcolate sulla base di entrate rese del tutto virtuali dalla crisi”, dice, in sostanza, la Cna, la cui posizione sugli studi di settore è nota: devono essere privilegiati meccanismi di costruzione di questo strumento definiti su base comunale o regionale, cogliendo le tipicità delle attività legate al territorio, in termini sia qualitativi che di produttività.

Ma l’allarme dell’associazione di categoria riguarda anche la capacità delle imprese di far fronte al pagamento delle imposte, poiché è purtroppo assodata la mancanza di liquidità.

“Ci attendiamo, a questo proposito, che il governo nazionale passi dagli annunci ai sostegni concreti. Si è parlato, per esempio, di un fondo a sostegno delle Cooperative di garanzia fidi, ma non si è ancora visto lo stanziamento”, afferma la Cna, che conclude: “Basta con gli slogan, pretendiamo risposte adeguate all’urgenza di un serio piano di rilancio dell’economia”.