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Viterbo - Faleria - Lettere al direttore - Scrive Alessandro Capobianchi
Gli danno l'alloggio ma gli negano la residenza, la disavventura di una famiglia
Viterbo - 14 gennaio 2009 - ore 15,30

Riceviamo e pubblichiamo - Egregio direttore,

con la presente desidero mettere a conoscenza lei e i suoi lettori di un calvario che per la mia famiglia sembra non dover avere più fine.

Ho una moglie e tre figli piccoli, di cui due disabili, autistici per la precisione.

Nell'inverno 2007 ci siamo trovati indietro con il col canone d'affitto della casa dove risiedevamo.

Io lavoro, ma siamo in cinque e mia moglie ovviamente dedica tutta se stesa alla cura dei figli.

All'inizio del 2008 è decorsa l'esecuzione dello sfratto per la mia famiglia, ma da allora, pur avendo ottenuto l'assegnazione di un alloggio popolare, viviamo in sistemazioni provvisorie trovate dal Comune di Faleria.

Tra queste siamo finiti persino in un camper per alcuni giorni.

L'umiliazione che ho provato in questi mesi, forse la si può immaginare, ma il dramma di vedere sballottati i miei figli (così fragili), lo capiamo solo io e mia moglie. 

Mentre non si capiva se i lavori di recupero dell'immobile dovessero far capo al Comune o all'ente proprietario dell'immobile, io non sono stato con le mani in mano.

Lavorando come un matto e risparmiando su tutto, tranne la cura dei miei figli, sono riuscito a comprare a mie spese varie cose come la caldaia o gli infissi e ad eseguire di mia mano molti lavori, ma per l'idraulica e l'elettricità non posso certo essere io (falegname e mattonatore) ad avere la competenza. 

Consapevole di essere più nella posizione di chi chiede aiuto, che in quella di chi può criticare, per un interminabile anno abbiamo soprasseduto su tutto. Adesso però non so più cosa fare e la situazione è diventata surreale e apparentemente senza uscita.

L'Ater, malgrado quanto dichiarato al Comune (in data 9-12-2008), non ha mai finito i lavori, o meglio la ditta appaltatrice ha fatto fagotto e dichiarato la fine lavori, pur mancando cose fondamentali, per esempio i riscaldamenti. Non vedo dunque come possa aver rispettato il capitolato che la vincolava alla consegna di una casa abitabile. 

Messo al corrente della situazione il sindaco e l'Ater, credevo ci sarebbero state delle verifiche sull'operato della ditta appaltatrice e invece mi sono visto arrivare una notifica dal Comune che mi ha lasciato senza parole. 

La situazione è questa: il Comune rifiuta di rilasciarmi la residenza al nuovo domicilio (Ater) e quindi di prenderne ufficialmente possesso, e al contempo lo stesso Comune, nella persona del sindaco, mi scrive che se entro il 18 gennaio non entro nel locale, il Comune stesso mi toglierà l'immobile "facendo richiesta all'ente gestore l'adozione di decadenza" nei confronti miei e della mia famiglia.

Io non so più che fare.

La informo, direttore, che materialmente sono andato a vivere nella casa in questione, malgrado la situazione. Spero che finalmente gli uffici vogliano concedermi il cambio di residenza, che non ci venga tolta casa e che il nostro calvario abbia presto fine.

Alessandro Capobianchi 

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