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Viterbo - Univeristà -
Cambiamenti climatici, i ricercatori della Tuscia anticipano gli studiosi americani
Viterbo - 15 gennaio 2009 - ore 15,00

- Sarà sufficiente ridurre le emissioni di biossido di carbonio e il conseguente effetto serra per non modificare il clima?

Un paper scientifico prodotto da alcuni ricercatori dell’università degli studi della Tuscia (Jirillo, Amodeo e Rocchi) presentato al Qiei 2008 International conference tenutasi a Sibiu (Romania), il 18-20 settembre scorso, ha anticipato le conclusioni di un rapporto del senato americano, depositato l’11 dicembre 2008 da oltre 650 ricercatori e scienziati di fama mondiale.

Una nuova visione sembra ormai indispensabile per valutare attentamente il fenomeno dei cambiamenti climatici terrestri.

Nuove e sempre più accreditate teorie e analisi empiriche rilevano che risulta forse erroneo attribuire la colpa delle modificazioni del clima al solo biossido di carbonio prodotto dalle attività umane.

La Commissione europea ha varato il 23 gennaio 2008 il suo pacchetto legislativo su energia e clima, che mira ad articolare a livello degli Stati membri gli obiettivi fissati dall'Ue per il 2020 riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2 (il 20% rispetto al 1990) ed aumentare del 20% le fonti rinnovabili di energia.

Un elemento risulta però certo ed inequivocabile ovvero che il clima del nostro pianeta è dinamico e si sta ancora modificando da quando la Terra si è formata.

Rita Jirillo, Ugo Giuseppe Amodeo e Andrea Rocchi, in una ricerca intitolata “The European Union’s commitment against climate change. Is it enough to reduce carbon dioxide and the subsequent rainforest effect in order to change the climate?”, hanno anticipato le conclusioni del rapporto del senato americano, depositato l’11 dicembre 2008 da oltre 650 ricercatori e scienziati di fama mondiale.

L'equipe ha esaminato vari fattori come raggi cosmici, correnti oceaniche, influenza delle acque, che costituiscono circa il 70% del globo e sono un immenso serbatoio di Co2 e incidono enormemente sull’equilibrio dell’anidride carbonica.

Inoltre, viene analizzato il contributo microbico alla biogeochimica del sistema terra che riveste un'importanza fondamentale per il mantenimento dell'equilibrio della ecosfera e, in particolare, nell'oceano Antartico che rappresenta un ecosistema chiave per la variabilità del clima terrestre.

L’interrogativo che rimane tutt’ora senza una chiara ed univoca risposta è quindi il seguente: le fluttuazioni periodiche nella temperatura e le modalità di precipitazione sono conseguenze naturali di questa variabilità o sono dovute quasi esclusivamente ai danni ecologici prodotti dall’uomo?

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