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Viterbo - Acquapendente - Impianto a biomasse - Battistoni (Pdl): Giustacchini della Wte impreciso
"Si bruceranno rifiuti e non solo agricoli..."
Viterbo - 17 gennaio 2009 - ore 12,45

Battistoni

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- Mi si dà dello scorretto. Strano che a rispondere alle mie preoccupazioni nei confronti dell’impianto che brucerà rifiuti speciali derivanti dall’agricoltura ed altro non sia il referente politico e cioè l’assessore all’ambiente Tolmino Piazzai, ma l’ingegner Giustacchini della Wte.

Strana la tempistica a poche ore dal mio comunicato stampa da quel di Brescia: ma si sa, siamo in un periodo di comunicazione globale...

Strana la preoccupazione di essere confusi con chi realizza inceneritori. Perché Wte nel linguaggio internazionale significa proprio “inceneritore”, di cui a Brescia abbiamo un ottimo esempio, in versione termovalorizzatore.

Del resto io non sono stato mai contrario a questo tipo di impianti. Io no, ma Piazzai sì.

Comunque sottoscrivo anche gran parte delle affermazioni di carattere energetico dell’ingegnere bresciano, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e sul valore delle biomasse. Io sì, ma Piazzai no.

Il caso di Tuscania insegna, anche quando le biomasse sono vergini, e cioè non scarti da lavorazione.
Per le altre questioni non sono d’accordo, o almeno, mi si dà dello scorretto, ma l’ingegnere bresciano è impreciso:

1. Non si tratta di rifiuti. Eppure la richiesta di autorizzazione, protocollata in Provincia in data 24.12.08, è avanzata ai sensi dell’art 208 del D-Lgs 152/06.

Per chi non è esperto questo articolo si riferisce a “autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti”. Sempre per essere precisi l’autorizzazione alla realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da biomasse è rilasciata invece ai sensi dell’art 12 del D-Lgs 387/03. Verranno dunque bruciati rifiuti.

2.Solo biomasse derivanti dall’agricoltura. Sempre nella stessa richiesta di autorizzazione vengono citati i codici dei rifiuti. Essi sono: 02 01 rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca; 02 01 06 feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito; 02 03 01 fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e separazione di componenti; 02 07 01 rifiuti prodotti dalle operazioni di lavaggio, pulizia e macinazione della materia prima; 03 01 rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli e mobili; 04 02 rifiuti dell'industria tessile; 15 01 03 imballaggi in legno; 17 rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (legno); 20 01 frazioni oggetto di raccolta differenziata (legno). Sono rifiuti provenienti non solo dall’agricoltura.

3. Procedure semplificate e piccolo impianto di 50 ton/g. L’impianto secondo la richiesta di autorizzazione ritira 36.315 ton annue (ammettendo che sia aperto 365 giorni l’anno ?) lavora poco meno di 100 ton/giorno.

Di queste ben 29.100 ton sono biomassa umida, che come noto non sono il massimo per la valorizzazione energetica.

Con questa capacità le procedure semplificate l’ingegnere di Brescia se le sogna!

Infatti il DM 186 limita il quantitativo per la tipologia (scarti vegetali per la produzioni di energia da impianti dedicati ) a 25.000 t/a. Tale “piccolo impianto” – si fa per dire - è comunque sottoposto a verifica di assoggettabilità a Via (lett z.b dell’allegato IV del D.Lgs 152). Piazzai dovrà dunque spedire la pratica alla Regione, perché non l’ha fatto la WTE?

4. Biomasse reperite nel territorio circostante. Le linee guida per l’utilizzo di biomasse per la produzione di energia elettrica approvate dalla Provincia prevedono che vi sia la tracciabilità con tanto di contratti sottoscritti con gli imprenditori agricoli del distretto dell’Alto Viterbese.

Di tutto ciò nella documentazione non c’è traccia.

Semplicemente perché sono rifiuti che provengono da tutta Italia.

“Nel territorio nazionale le biomasse di scarto sono presenti in grandi quantità”, come giustamente afferma Giustacchini (scusateci il giochino di parole). Portiamoli dunque ad Acquapendente, si paga per bruciarli e si vende anche l’energia prodotta all’Enel. E Acquapendente che ci guadagna? Boh!! Chiediamolo a Piazzai e Bambini!!

Come vede carissimo ingegnere Giustacchini, noi dell’Alto Viterbese potremmo sembrare pure scorretti… (e non capisco il perché) ma non abbiamo mica l’anello al naso. Vero Piazzai??

Francesco Battistoni consigliere provinciale F.I. verso il Popolo della Libertà

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