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Viterbo - Lo spiega Giancamillo Gentilucci, comandante Boeing 777
"C'è solo un unico aeroporto possibile"
Viterbo - 17 gennaio 2009 - ore 16,30

Riceviamo e pubblichiamo - La scelta della provincia di Viterbo quale sede dell’aeroporto low-cost di Roma non poteva essere migliore sotto molti punti di vista.

Le condizioni meteorologiche ed orografiche sono ottimali.

La densità abitativa della Tuscia è una delle più basse d’Italia e l’impatto dell’aeroporto sulla popolazione viterbese è del tutto marginale.

La provincia di Viterbo, al contrario delle province di Frosinone e Latina, è stata esclusa nei decenni scorsi dalla Cassa del Mezzogiorno, con la conseguenza di un mancato sviluppo ed una endemica depressione economica.

La depressione economica, a sua volta, ha impedito la realizzazione di moderne infrastrutture, quali ferrovie veloci o autostrade, che solo marginalmente ed in maniera non significativa lambiscono il suo territorio.

La realizzazione di un moderno aeroporto e di una moderna rete di collegamento con Roma potrà colmare questo ritardo generalizzato, creando un volano propulsivo a molte attività economiche.

Non spaventi la distanza di 80 km dalla capitale: Narita, l’aeroporto intercontinentale di Tokyo è distante 120 km dalla città. Molti scali low-cost europei hanno distanze dalle rispettive città uguali se non superiori. Senza scomodare una monorotaia a levitazione magnetica, peraltro già realizzata all’aeroporto di Shangai, si possono realizzare veloci collegamenti a costi contenuti.

La scelta dell’ubicazione dell’aeroporto e della lunghezza di pista sembra stia seguendo un criterio minimalista. Le ultime ipotesi sono di realizzarlo nel sito del aerodromo militare costruendo una nuova pista lunga 2700 metri per adattarla alle esigenze dei voli low-cost di medio raggio.

Si può comprendere questo indirizzo alla luce delle difficoltà burocratiche che si incontrano in Italia nella realizzazione delle grandi opere. Ma volando così basso e piano si sta perdendo la possibilità di costruire un aeroporto razionale dove i bassi costi di esercizio e la sicurezza delle operazioni rendano appetibile e soprattutto ineluttabile la presenza dei vettori.

Uno degli ultimi aeroporti realizzati nel mondo, il Venizèlos di Atene , è un esempio di razionalità e funzionalità da dover imitare.

E’ realizzato con due piste dallo stesso orientamento, separate da una distanza laterale minima di 1311 metri (4300 feet). Questa caratteristica consente gli avvicinamenti paralleli al fine di assorbire un maggiore volume di traffico. Le due piste sono inoltre sfasate in lunghezza in maniera che dove finisce la prima inizia, in corrispondenza, la testata dell’altra.

L’aerostazione è ubicata al centro, sulla congiungente delle due testate di fine ed inizio pista. Una simile disposizione riduce al minimo i tempi e gli spazi di rullaggio, separa in maniera perfetta il traffico in uscita da quello in arrivo, elimina in maniera definitiva i pericolosissimi attraversamenti di pista che tanti incidenti, o mancati incidenti, hanno provocato nella storia aeronautica. I costi degli operatori aerei sono così ridotti al minimo.

E’ triste dover ammettere che in Italia non esiste un aeroporto così progettato

L’orografia e la densità abitativa del territorio italiano, d’altro canto, sono un impedimento insuperabile nella maggior parte delle aree. La provincia di Viterbo, scarsamente popolata e con un territorio abbastanza pianeggiante, è uno dei pochissimi siti dove sarebbe possibile realizzare la costruzione di una struttura così razionale ed innovativa.

Gli immani sforzi fatti e la indubbia capacità dimostrata dall’assessore Bartoletti nel promuovere la realizzazione dell’aeroporto di Viterbo devono continuare in questa direzione, per convincere gli organi decisionali che un simile investimento , non solo è facilmente ammortizzabile e remunerativo nell’ottica dello sviluppo della Tuscia, ma è una fionda economica che può spingere in alto l’intero paese.
E’ difficile però ipotizzare che in Italia, il paese dove si progettano le opere per le esigenze di ieri, si faccia un passo così significativo verso il futuro.

Nella verosimile ipotesi della realizzazione un aeroporto mono-pista, si faccia per lo meno in modo di allungarla fino a 3300 metri, per permettere l’involo degli aerei lungo raggio. L’avvenire dell’aviazione civile, negli anni a venire, si concentrerà quasi esclusivamente nel settore delle compagnie low-cost che dovranno giocoforza espandersi nei collegamenti a lunga percorrenza. Le logiche degli accordi bilaterali fra stati, che regolano attualmente i voli intercontinentali, hanno oramai i giorni contati: la liberalizzazione del le rotte intercontinentali è improrogabile.

Costruire, per tanto, un aeroporto per soli aerei medio-raggio sarebbe la realizzazione dell’ennesima cattedrale nel deserto. Significa tarpargli le ali, limitarlo, affossarlo prima di poter iniziare le operazioni.

In questo breve articolo l’entusiasmo ci ha coinvolto fino a raggiungere le praterie oniriche del regno dei sogni. La progettazione e la realizzazione dell’unico aeroporto logico e razionale italiano può far sognare e forse distaccare dalla cruda quotidianità. Ci rendiamo conto che sognare in questo paese è così arduo: la melassa burocratica si è oramai impadronita delle nostre menti.

Diceva il sublime filosofo Heidegger : “Ogni grande realizzazione dell’uomo si compone di tre fasi basilari. Il sogno che la immagina, la logica che la definisce, l’organizzazione che la realizza.

Continuiamo ,allora, nonostante tutto, a sognare.

Diamo manetta a battuta, aumentiamo la nostra velocità e la nostra quota, per uscire una volta per tutte dal razzolare basso e piano che ha caratterizzato secoli di storia viterbese.

E’ tempo che la rinascenza tocchi di nuovo il nostro territorio, riproducendo in altri campi le magnifiche residenze dei Farnese e degli Orsini che attestano, ancora oggi con rapprendente bellezza, la capacità e l’afflato verso la perfezione dei nostri predecessori.

Giancamillo Gentilucci
comandante Boeing 777

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