Severo Bruno Copyright Tusciaweb

Per la nostra convivenza civile simili fenomeni sono pericolosissimi perché alterano i rapporti umani, le abitudini e la fiducia negli altri, e, rendendo insicure le persone, possono dare origine a movimenti repressivi tipici dei regimi autoritari.

Per restare ai fatti più quotidiani, chi non ricorda la campagna montata in pieno clima elettorale per un episodio di violenza che assurse a fatto emblematico della incapacità del governo e del sindaco di Roma in tema di sicurezza e tutela delle persone? Era il segno che l'argomento rivestiva grande importanza per l'opinione pubblica, tanto da diventare uno degli argomenti chiave della competizione elettorale.

In questi episodi di violenza viene colpita la popolazione femminile, specialmente quella più giovane, che è la più esposta perché più debole, ma che è anche la più significativa per la qualità della nostra vita. Essi quindi incidono direttamente nel costume e nella mentalità comune, con il pericolo che si riducano in sostanza gli spazi e le libertà che le donne hanno conquistato nel nostro Paese.

Già in tanti ripetono che nell'abbigliamento vi è stata troppa libertà o che vi è troppa promiscuità nelle abitudini, nelle frequentazioni e nelle scuole. Tutti segnali preoccupanti di ritorno al passato, che non promettono niente di buono.

Ma questa non mi sembra la reazione giusta. La nostra società ha i mezzi per affrontare e vincere i violenti, per organizzare meglio le città, per andare incontro ad un futuro più sereno.

Non sono in grado di suggerire soluzioni, ma condivido alcune cose già dette da altri, quali una maggiore severità della giustizia verso gli autori delle violenze, senza attenuanti e con una pena da scontare comunque in galera; un uso più specifico delle forze di polizia concentrato nelle ore serali e notturne; una politica urbanistica che vieti nuovi insediamenti privi di centri di aggregazione e di comunicazioni sicure e sorvegliate, e che privilegi invece la riqualificazione dei quartieri, con abbattimenti e ricostruzioni, senza lo spreco di altro terreno.

Che si blocchi insomma lo sviluppo senza fine di periferie abbandonate.

Anche contro queste violenze si può quindi combattere per difendere la nostra libertà, così come ha fatto quella ragazza percossa e oltraggiata, ma subito disposta, ancora in ospedale, ad aiutare gli investigatori a ricostruire fatti e particolari utili a catturare i violentatori.

Una ragazza forte e coraggiosa che non si è fatta vincere dalla tremenda esperienza subita.

Nessun velo e nessuno chador può dare sicurezza maggiore di quella che ispira la fierezza mostrata nella difesa della propria libertà.

Severo Bruno