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Viterbo - Università - Audiorium di Santa Maria in Gradi
Tullio Forlenza protagonista de "Concerti d'autunno"
Viterbo - 8 gennaio 2009 - ore 15,30

- Nuovo appuntamento con "Concerti d'autunno", la manifestazione musicale diretta da Franco Carlo Ricci.

L'incontro è previsto per venerdì 9 gennaio, alle ore 18, presso l'Auditorium di Santa Maria in Gradi.

Stagione concertistica pubblica Anno Accademico 2008-2009.

Pianista
T u l l i o F o r le n z a

Kinderkonzert

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

Sonata facile K. 545 in Do magg.
Allegro, Andante, Rondò. Allegretto

Ludwig van Beethoven (1770-1827)

Sonata WoO (Werke ohne Opuszahl) 47 n. 2
1.Larghetto maestoso - Allegro assai - Larghetto maestoso - Allegro assai
2. Andante; 3. Presto

* * *
Robert Schumann (1810-1856)

Kinderszenen Op.15
1. Da paesi e uomini lontani; 2. Storia curiosa; 3. A rincorrersi; 4. Fanciullo implorante;
5. Quasi felice; 6. Avvenimento importante; 7. Sogno ad occhi aperti; 8. Al camino;
9. Sul cavallo di legno; 10. Quasi troppo serio; 11. Impaurito; 12. Il bimbo s'addormenta;
13. Il poeta parla

Dmitrij Šostakovič (1906-1975)

Danze delle bambole
1. Valzer Lirico (da "Il rivo limpido") Moderato; 2. Gavotta (da "La commedia umana") Tranquillo, semplice; 3. Romanza (da "Il rivo limpido") Moderato, espressivo;
4. Polka (da "Il rivo limpido") Scherzando, non troppo presto;
5. Valzer-Scherzo (da "Il bullone") Animato, ma non troppo presto;
6. Organetto (da "Il rivo limpido") Allegro non troppo;
7. Danza (da "Il rivo limpido") Scherzando, ma non troppo presto
Biglietti: intero 8 euro, ridotto 3 euro
(Personale docente e non docente: Università. Studenti: Università, Conservatori e Scuole secondarie)
La biglietteria è aperta dalle ore 16. L’accesso è da Via Sabotino (ampio parcheggio interno)

In collaborazione con
Regione Lazio - Città di Viterbo - Provincia di Viterbo -Amici della Musica (Viterbo) - Fondazione Carivit – Laziodisu.


Nota al Programma

L'idea di preparare un programma dedicato al tema dell'infanzia nacque in seguito alla proposta che mi venne fatta di organizzare un concerto inserito in una manifestazione rivolta alla raccolta di fondi per bambini in stato di necessità.

La prima ovvia idea fu quella di mettere insieme varie partiture, tratte dai lavori che quasi la globalità dei compositori hanno indirizzato alla formazione stilistico-musicale di giovani pianisti e di amatori, una sorta di collage di brani più o meno famosi da proporre in un concerto di tipo antologico.

Presto però, l'attenta analisi del repertorio ha portato ad uno sviluppo completamente differente del tema dell'infanzia in musica e l'organizzazione del programma ha subito radicali modifiche.

La sonata K. 545 di Mozart con cui il programma si apre è tra i brani pianistici più eseguiti dagli allievi di pianoforte del mondo intero, ed è degno di nota che il brano non fu composto dal giovane Mozart bensì dal compositore adulto che già si era lasciato alle spalle l'esperienza del Don Giovanni.

L'equilibrio formale della sonata è infatti magistrale, l'allegro iniziale è un susseguirsi di idee melodiche perfettamente concatenate, dove anche le figurazioni di carattere più tecnico sono perfettamente inserite nello svolgersi del discorso musicale, segno di una maturità mozartiana ormai raggiunta che riesce straordinariamente a preservare l'antica infantile purezza.

L'andante è fra i più noti e riusciti brani dell'autore, una melodia di affascinante semplicità e di estrema bellezza che per essere ben sfruttata necessita di un controllo timbrico da parte dell'esecutore ben più complesso di quello normalmente in possesso del principiante.

Il piccolo rondò finale è una carrellata di frammenti di carattere differente in cui si passa da un contesto espressivo all'altro senza soluzione di continuità. La sonata dunque rappresenta un vero gioiello musicale e sotto l'apparente velo della semplicità tecnica nasconde un prodotto maturo e perfettamente equilibrato.

La sonata WoO 47 n. 2 di Beethoven, in modo diametralmente opposto, è l'espressione drammatica ed intensa della psiche di un bambino di 12 anni; dal punto di vista interpretativo eseguire questa sonata ha comportato delle scelte molto radicali e sostanzialmente antifilologiche.

Dall'osservazione del brano si evince facilmente che il giovane compositore stesse applicando alle sue idee compositive gli stilemi esecutivi dell'epoca in cui si trovava, immettendo lungo tutto il corso della sonata abbellimenti di maniera e fraseggi staccato-legati tipici dell'espressività settecentesca ancora in uso nella fine del secolo diciottesimo.

Con un paziente lavoro di ripulitura del testo dagli orpelli di maniera, dagli abbellimenti e dalle scolastiche stilizzazioni dei fraseggi si riesce ad osservare la presenza in questa composizione di tutti gli elementi che caratterizzeranno il compositore Beethoven degli anni della maturità.

Innanzitutto dal punto di vista formale troviamo una soluzione musicale che erroneamente molti critici fanno nascere con la sonata in Do min. Op. 13 detta "Patetica", cioè la ripresa del tempo largo dell'introduzione come elemento dello sviluppo; in effetti già in questa sonata scritta fra i 12 e i 13 anni il largo introduttivo viene ripreso e sviluppato al centro del primo tempo, e lo stesso 1° tema ha notevoli parentele con il primo tema della sonata Op. 13. Altro elemento di estrema modernità ed interesse è che la comparsa del 2° tema avviene senza ponte modulante, il 2° tema semplicemente inizia dopo che il primo tema è finito.
Anche il secondo tempo della sonata contiene delle notevoli sorprese, che sarebbe lungo elencare nel dettaglio, basti pensare che la modulazione al modo minore nella seconda parte del brano avviene esattamente come nella sonata Op. 57, detta "Appassionata", la transizione al tempo finale; all'interno poi si trovano già quelle divaricazioni timbriche che tanto amerà l'ultimo Beethoven con le linee del canto e dell'accompagnamento che si allontanano nei registri estremi della tastiera.

Il finale è sorprendente, un presto serrato annunciato prima nelle sezioni basse del pianoforte poi vigorosamente ripreso nelle zone acute e concluso con dei movimenti tecnici che saranno tipici del Beethoven più "Sturm und Drang".

L'operazione interpretativa ha implicato dunque un'esecuzione della sonata trattata come un lavoro appartenente ad una fase matura del compositore, questo permette di mettere chiaramente in rilievo, con un procedimento di tipo psicoanalitico, le caratteristiche espressive già “in nuce” nel bambino Beethoven e che arriveranno a piena rivelazione nelle fasi successive dalla sua attività compositiva.

La seconda parte del concerto si apre con le Kinderszenen Op. 15 di Schumann, Assistiamo evidentemente nel secolo diciannovesimo ad una più precisa identificazione dell'infanzia come soggetto ed oggetto espressivo, molto probabilmente ciò è dovuto alle nuove caratteristiche del pensiero post-illuminista e alla diffusione che stava avendo il pianoforte nelle case borghesi e non.

Il pubblico di studenti e dilettanti si era fatto all'epoca considerevole, ciò fece la fortuna di molti compositori che pubblicavano enormi quantità di musiche destinate a questo mercato, si pensi ad esempio a Clementi che deve le sue fortune economiche alla pubblicazione delle sonatine Op. 36 o ai vari Dussek, Kuhlau, Diabelli ed altri che pubblicavano sonate di facile approccio proponenti una estetica musicale a metà strada tra classicità e piccole inquietudini romantiche.

La visione di Schumann è notevolmente più complessa, lui stesso non riuscì ad definire in modo esaustivo se i brani dell'Op. 15 fossero pensati da un adulto per l'infanzia o se fossero reminiscenze di un adulto per gi adulti, come una sorta di riflessione lirica sul mondo infantile. Certamente l'uso sistematico della polifonia nei tipici modi tanto caratteristici dell'autore ne fanno un'opera di comprensione non semplice per la gioventù e gli stessi linguaggi armonici e melodici spesso sono di avanzata complessità logica. Sicuramente la capacità di analisi e di introspezione psicologica che traspare da questi quadretti è notevole, dominano il senso della visione e della affabulazione.

Già dal primo brano "Da paesi e uomini lontani" la melodia evoca il senso della narrazione fantastica, della suggestione immaginifica, atmosfera che immette nella "Storia curiosa" che mima l'infantile repentino mutare di modi e umori, per alternare le scene giunge un quadretto appena più naturalistico, quel difficilmente traducibile "Hasche-Mann", qui trasformato in "A rincorrersi", che potrebbe tradursi anche come "Moscacieca" o "Acchiapparello", evocante giochi di corsa e gridolini e che prepara al successivo "Fanciullo implorante" tutto giocato su meccanismi di ripetizione degli incisi melodici prima più marcati poi a bassa voce.

Contrasta, ma non di molto, il successivo "Glückes genug", qui tradotto con "Quasi felice" ma in alcune edizioni tradotto come "Perfettamente felice", in cui Schumann utilizza una melodia con imitazioni che con ampie volute da il senso liberatorio del cantare sereno.

Il piccolo frammento dell'"Avvenimento importante" occhieggia all'uso della musica trionfale e quasi bandistica, a cui probabilmente venivano condotti i bambini durante le parate militari o le cerimonie ufficiali, questo breve brano introduce molto bene al successivo "Traümerei" tradotto spesso come "Sogno", che in tedesco è però "Traüm", mentre ho preferito qui rendere con "Sogno ad occhi aperti" che meglio da l'idea psicologica e musicale della visione che appare dinanzi agli occhi di una persona sveglia e cosciente e che d'un tratto si immerge nel fantasticare.

Il brano è famosissimo nonché di difficile realizzazione per l'intricata tessitura di linee melodiche secondarie che s'intrecciano con la melodia principale.

Il senso della favola e del racconto ritornano con il successivo "Al camino" che certo doveva essere il luogo privilegiato delle storie e delle narrazioni, mentre il successivo "Sul cavallo di legno" ci consegna con un ritmo lievemente sincopato l'immagine di un bimbo in preda ad una immaginaria cavalcata o nel pieno di una piccola battaglia da cavaliere.

"Quasi troppo serio" è una delle kinderszenen più suggestive, la melodia è costantemente in sincope mentre l'accompagnamento è diviso in due linee intrecciate ove una di esse talvolta si erge a parte melodica principale, mentre si ascolta il brano sembra di assistere ad una di quelle manifestazioni così tipiche dell'infanzia in cui un bambino ci inquieta e stupisce rivelandosi di colpo con un'inaspettata maturità come un presagio dell'uomo in lui celato.

"Fürchtenmachen", parola tedesca di difficile traduzione che qui ho reso come "Impaurito", cerca di creare quella sensazione di leggero timore o ansia così tipico dei bimbi a confronto con una piccola paura, spesso irrazionale. Formalmente si tratta di un rondò in cui il primo elemento torna ripetutamente tra una frase e l'altra come a sottolineare quel modo che ha il bambino suggestionato di ribattere più volte la cosa che gli ha provocato timore.

Altra gemma dell'opera è "Il bimbo s'addormenta" una lenta e mesta ninna-nanna al cui interno trova posto una bella rappresentazione delle speranze e delle ansie che passano nella mente del genitore che culla il suo pargolo fino al momento in cui il canto si spegne senza concludersi davvero, momento reso magistralmente da Schumann con un lungo rallentando finale che si conclude senza finire sull'accordo di sottodominante.

"Il poeta parla", che conclude il ciclo, sembra mostrarci proprio l'autore che alla fine pronuncia le sue ultime parole e chiude la serie dei quadretti con un placido e autorevole rasserenarsi.

Dalle "Scene infantili" di Schumann alla conclusiva suite "Le danze delle bambole" di Šostakovič che non compose questo ciclo per l'infanzia, né pensando all'infanzia, anzi raccolse queste danze prendendo il materiale dai suoi balletti. In questo caso ci troviamo davanti ad una concezione completamente diversa di musica per la gioventù: nel mondo e nell'intento di Šostakovič il concetto di formazione culturale era estremamente importante, preparare ed adattare musica per la formazione dei giovani musicisti era una necessità imperativa nel mondo sovietico, pensiamo anche agli altri autori a lui contemporanei, Dmitri Kabalevskij, Sergej Prokofiev, Aram Khachaturian, che dedicarono alla gioventù musicale importanti serie di composizioni.

Le "Danze delle bambole" sono quindi pezzi di musica senza specifica indicazione giovanile ma trascritti in modo che siano eseguibili anche da musicisti non professionisti, in questo modo si crea un tramite importante tra la musica e la sua diffusione, si forma la gioventù al gusto per la musica in sé. In particolare, le sette danze presentate più che riferimenti all'infanzia, sono debitrici al folclore russo di cui le tipiche bambole ne rappresentano un'icona.

In dettaglio Le Danze delle Bambole sono una serie di brani per pianoforte senza numero d’opera compilata dall’autore nel 1952 dalle sue Suite da Ballo, esse stesse costruite su brani estratti da musiche di varia provenienza. Il Valzer Lirico che apre il ciclo proviene dal balletto del 1935 “The Limpid Stream” Op. 39 (Il rivo limpido), utilizzato poi nella suite da ballo N. 3 ed è un brano di grande eleganza che richiede fraseggio molto duttile e sfaccettato per renderne appieno il senso di liricità cui il titolo rimanda.

La Gavotta successiva, che originariamente era parte delle musiche approntate tra il 1933 e il 1934 per il dramma “The Human Comedy” Op. 37 (La commedia umana) proviene anch’essa dalle Suite da ballo N.3, si tratta di un brano costruito sull’antico ritmo di danza in cui l’atmosfera è di grande leggerezza e semplicità espressiva.

Segue una Romanza, tratta come la Polka successiva da The Limpid Stream, brani entrambi confluiti più tardi nella Suite da ballo N.1, nel primo dei due brani Shostakovich costruisce una splendido canto accompagnato in cui, senza nulla sacrificare alla linearità, si succedono modulazioni molto libere che danno grande mobilità alla linea melodica. La Polka, che nella suite N.1 ha invece il titolo “Dance”, è un divertente pezzo brillante che a partire da un’innocente introduzione e da un parlante tema in modo minore incalza verso un clima festoso che sfiora lo spirito delle sfrenate danze di Offenbach.

Il brano successivo tratto dalla Suite da ballo N.1 è il Valzer-Scherzo tratto dal balletto del 1931 “The Bolt” Op. 27 (Il bullone) conosciuto anche come “petite ballerina”, più lungo degli altri, nel brano è interessante mettere in evidenza il contrasto tra la prima parte costruita su corti staccati e l’ingresso del valzer con il suo raffinato movimento rotatorio; da notare nella parte centrale una bella poliritmia in cui l’accompagnamento è costruito su un tempo in due mentre il tema vi si sovrappone con ritmo ternario.

Il sesto pezzo della serie era già stato utilizzato come tema di Petruška nella rivista musicale “Declared Dead” Op.31 poi ancora nel balletto “The Limpid Stream” quindi nella Ballet Suite N.1 con il titolo “Polka”, nella nostra suite invece il titolo “Hurdy-Gurdy” lo rimanda agli organetti di Barberia, strumenti estremamente popolari e diffusi che, ruotando una leva, riproducevano in modo meccanico le melodie famose lungo le strade delle città, da qui la ripetitività dell’accompagnamento su cui la breve melodia compie le sue minute dinamiche.

“Danza”, il brano che chiude l’opera è tratta dal balletto “The Limpid Stream”, ed è una breve composizione vivace e lieta, chiaramente ispirata dal repertorio folcloristico russo, che rende in pieno l’impressione di una caratteristica danza popolare.

Tullio Forlenza

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