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Viterbo - La cena col ministro Matteoli - La Allegrini "dimentica" il nome di Gabbianelli - Fotocronaca
"L'aeroporto iniziato da chi c’era prima di Marini"
di Giuseppe Ferlicca
Viterbo - 9 gennaio 2009 - ore 3,05

La cena con il ministro Matteoli
- Metti una sera a cena con il ministro. Ma in sala quanti sono? Duecento. Trecento. Anche di più.

Stabilita la quantità, il mistero è l’identità. E’ gente del Pdl? Stando alle parole di Matteoli al microfono, sembrerebbe di sì. Il suo è un inno alla nuova formazione politica che nascerà a marzo. Poi guardi la sala. Non c’è dubbio. Altro che Pdl. Questo è il popolo di An. Fiero della propria identità. Tanto che quando parla la senatrice Allegrini, dal suo stesso tavolo, a poca distanza, pronunciando la parola Pdl, qualcuno la corregge: An. E il nome di Berlusconi, citato più volte, riscuote applausi. Ma nessuno si spella le mani.

Dettagli. Di una serata di festa. In onore del ministro Matteoli che è arrivato a Viterbo per portare la lieta novella. L’aeroporto si farà. Prima lo dice alla stampa, poi ai commensali.

Tra i tavoli c’è tanta gente della provincia. Tutti stretti. I posti a sedere sono andati a ruba. E la cena non era offerta (tranne qualche ospite, stampa compresa). Costo, venticinque euro a testa. Conto a fine serata intorno ai seimila euro. “Noi siamo abituati a pagare – dice un aennino convinto - . Non siamo democristiani”. Vecchia storia. Vecchio luogo comune. Ma non più di tanto.

Al tavolo d’onore, quello con il ministro, tra gli altri, Gabriela Grassini, Giancarlo Gabbianelli, Daniele Sabatini, Marcello Meroi, Antonio Fracassini, ma anche Candido Socciarelli e il sindaco Giulio Marini. Tutti allegri, tutti euforici. Si vede che è una grande famiglia. O almeno. Si vede che è quello che vogliono far vedere.

E nell’euforia del momento, ci sta anche una lieve dimenticanza. Parla la senatrice Allegrini. Ricorda il traguardo dell’aeroporto. “Un progetto che è iniziato da chi c’era prima di Marini”. Una dimenticanza da niente. A chi non capiterebbe di non ricordare il nome di un certo Gabbianelli che oltretutto ti sta seduto accanto? Un lapsus. Perché in sala si vogliono tutti bene.

E poco importa se a un certo punto, quando Matteoli parla di Cuba, un iscritto An di vecchia data, forse un po’ annoiato lo corregge tra se e se con “Cuba libre”. Sono punti di vista.

E a fine serata, complice anche qualche bicchiere di buon vino, l’atmosfera si riscalda. Occorre un caffè. La senatrice lo grida anche al microfono.

Poi tutti via, a casa. Felici e contenti. C’è solo un po’ di ressa al guardaroba.

Non per tutti. Enrico Maria Contardo, il cappotto lo aveva preso prima della cena, portandolo in macchina. “Il mio e quello di Meroi”. Non per niente lui è il capogruppo. Sempre un po’ avanti.

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