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Elezioni europee - ll corsivo di Bruno
Chi l'ha visto?
di Severo Bruno
Viterbo - 10 giugno 2009 - ore 13,00

Severo Bruno
Copyright Tusciaweb

- Il commento più serio a queste elezioni appena passate l’ha fatto Berlusconi, desaparecido dagli schermi tv da quando sono stati diffusi i risultati.

Il Pdl ha raggiunto il 35% dei voti, e da lì non si è schiodato. Il Pd ha conquistato e difeso il 26%. Lega e Di Pietro attestati sul 10% circa ciascuno, le veline letterate elette.

Ma il vero dato politico che emerge è l’appannamento del mito berlusconiano, malgrado l’impegno debordante profuso da tutti gli schermi d’Italia. Ha preso meno voti del 2004, è stato battuto dai vari candidati Pd, a cominciare da Vittorio Prodi a Bologna, e sopratutto dalla giovane sconosciuta Deborah Serracchiani nel Friuli Venezia Giulia. E' finito in una stretta tra Bossi, vincente, e Fini impietoso.

Di conseguenza sono già cominciati nel Pdl gli interrogativi sul futuro, specie quelli che riguardano il dopo-Berlusconi, posti da politologi amici, preoccupati dalla mancanza di prospettive.

Nel Pd ha resistito lo zoccolo duro, con i voti di cittadini che continuano a credere nel progetto prodiano malgrado le liti e i contrasti che hanno portato alle dimissioni di Veltroni.

Il segretario Franceschini ha superato brillantemente la prova, rivelando doti notevoli di tenuta e decisione.
E’ mancato purtroppo il cambiamento atteso, ma l’emergenza ha ridotto almeno il frazionamento.

Prova eloquente è stato il caso Serracchiani, portata a un successo insperato nel nord Est, grazie alle sue richieste di unità e cambiamento.
Gli elettori Pd hanno risposto al suo appello, forse riconoscendola interprete autentica del nuovo partito democratico.

La Lega ha avuto successo superando il 10% dei voti, sfruttando al meglio la sua massiccia presenza negli enti locali, curando con attenzione il rapporto con gli elettori.
Anche la sua azione di governo, agevolata da Berlusconi, ha prodotto consensi, anche perché gli scompensi ed i danni al sud sono stati coperti da stampa amica.

E’ l’alleata strategica del Cavaliere e al tempo stesso la più grave minaccia per la stabilità del governo.
Vedremo nel prossimo futuro, ma già nella questione referendum si è visto il suo peso sulle decisioni berlusconiane.

Per Di Pietro, si deve guardare sopratutto alla funzione di stimolo e di opposizione da lui svolta in momenti di difficoltà del Pd.

In termini di voti questa strategia ha pagato, ma in futuro potrebbe rivelarsi insufficiente, anche perché non si può impunemente andare alla ricerca di consensi nel campo degli alleati.

Molto significativa è stata l’elezione di De Magistris, eletto a Bruxelles come Mastella, con più voti dello stesso Di Pietro.

In generale, i risultati elettorali sono stati in linea con l’orientamento europeo che ha premiato i partiti di centro destra e punito i partiti progressisti.

Anzi, tra i partiti al governo quello italiano ha retto meglio al malcontento degli elettori. Il dato può essere spiegato anche con la presenza massiccia del capo del governo nella proprietà dei mass media, televisivi e non, per cui l’opinione pubblica potrebbe aver deciso su dati in qualche modo edulcorati, omissivi, quando non propriamente alterati.

E questo forse è il dato più allarmante: la tracimazione berlusconiana da tutti gli schermi d’Italia è stata massiccia, continua e spudorata.

Berlusconi è anche arrivato a lamentarsi delle regole imposte dalla par condicio, e questo mentre la violava nell’indifferenza dei poteri proposti a difenderla.

Non c’è da meravigliarsi troppo, perciò, se il dopo elezioni ha lasciato il posto a un senso generale di sollievo per il cessato pericolo di imbattersi a ogni pie’ sospinto nel solito faccione più o meno lustro o ritoccato.

Severo Bruno

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