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L'opinione di un candido democristiano
Ma di Europa chi ne ha parlato?
di Renzo Trappolini
Viterbo - 12 giugno 2009 - ore 2,30

Renzo Trappolini
- Di Europa, in sostanza, non si è parlato e neanche di riforme, di semplificazioni amministrative, di liberalizzazioni, per essere alla pari con gli europei più evoluti.

Per l’economia, la vecchia canzonetta… Ma cos’è questa crisi?

Il referendum pro o contro Berlusconi non c’è stato e sembra che neanche quello per modificare la legge elettorale avrà buona fortuna. Intanto, è precettato il silenzio.

Non si sono scontrati, con costanza, su argomenti di politica - preferendo il moralismo gossipparo- sia il centro destra ( ma chi è il Centro e la Destra tra Pdl e Lega?) che il centro Sinistra ( senza il cossighiano “trattino”, senza, cioè, distinzione tra le identità culturali ex comunista e cattolico democratiche, che pure ci sono, ma sembrano misurasi solo in preferenze).

Gli italiani, perciò, hanno fatto da soli, indipendentemente dalla classe politica, dimostrando ancora una volta che individualmente siamo un popolo di santi, navigatori ed eroi, anche di democratici, seppure, da secoli, passiamo, tutti insieme, per vili, imbelli, corrotti e corruttori, soprattutto disponibili ad esser “conquistati”.

In assenza di messaggi politici veri, quindi, si sono assicurati dapprima la stabilità: se si fosse trattato di elezioni per il Parlamento nazionale, infatti, il Centro Destra avrebbe riavuto i deputati e senatori necessari per governare.

Poi, liberi dall’assillo del bipolarismo (meglio, del bipartitismo), hanno negato la maggioranza di voti a ognuno dei due schieramenti Pd + Di Pietro e Pdl + Lega .

In compenso, hanno di nuovo detto alla politica che l’Italia non è l’Inghilterra, né la Germania con poche identità politiche, programmi, storie e coalizioni da rinchiudere in due o tre soli grandi contenitori.

Così all’interno di ciascuno schieramento son cresciuti i consensi a chi vuol comunque distinguersi: alla Lega da una parte, a Di Pietro dall’altra.

La tentazione forte di non andare a votare, agevolata dalla improvvisa quanto irritante full immersion di temi europei e politici solo nei telegiornali del venerdi prima delle elezioni, ha fatto cedere più di un terzo di elettori.

Quasi altrettanti si sono smarcati dai Poli e saranno rappresentati a Bruxelles da Lega e IdV, l’Udc che aumenta i consensi e si attrezza a sireneggiare, o ad essere corteggiata, dai partiti maggiori, i quali, anche messi insieme, sono solo un po’ più della metà degli elettori.

Da aggiungere gli ex comunisti che non hanno paura di dire a tutti di esserlo, ma mancano della intonazione giusta per cantare insieme l’Internazionale (un inno, in Europa, complessivamente, non più molto di moda, sebbene i proletari aumentano e la borghesia – soprattutto quella intellettuale – le condizioni di precariato e sottovalutazione economica le vive davvero).

Intanto, a Viterbo, per amministrare meno della metà dei municipi, sono scesi in campo un ottantina di aspiranti sindaci e circa 800 candidati consiglieri.

In pratica, ogni dieci elettori uno da eleggerne.

Le gabbie della politica italiana con le europee e con queste amministrative si sono, dunque, aperte e le formazioni politiche, ma anche i cittadini, si son voluti presentare, confrontare e dire che, in Italia, grazie a Dio – e ad anni di buona scuola democratica da parte dei partiti della Prima Repubblica – la democrazia c’è e non bisogna “ingabbiarla”.

Si può, infatti, governare anche con alleanze tra forze che valgano solo quanto proporzionalmente rappresentano, con rigide norme di democratica selezione e sanzioni antiricatto, sia per chi lo pratica che per gli imbelli che lo accettano.

Renzo Trappolini

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