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L'opinione di un candido democristiano
Le dichiarazioni di Patrizia D'Addario e le feste del presidente del consiglio
di Renzo Trappolini
Viterbo - 18 giugno 2009 - ore 3,00

- Patrizia D’Addario è una bella donna di Bari che ha detto al Corriere della Sera di aver partecipato, dietro pagamento, a feste con il Presidente del Consiglio, a casa di questi.

E non una volta sola, anche se non canta e suona come il maestro Apicella.

Qualcuno ha chiamato “scossa” l’effetto della notizia sull’opinione pubblica che, seppur storicamente tollerante di fronte a vicende del genere, potrebbe, non a torto, considerare ormai colma la misura.

Qualcun altro ha addirittura collegato la cosa al preannuncio di Massimo D’Alema circa “scosse che la vicenda italiana potrebbe conoscere, …momenti di difficoltà imprevedibili”, tali da “richiedere “un’opposizione in grado di assumere con molta forza e autorevolezza le sue responsabilità”.

Il collegamento, peraltro smentito, è ardito, ma le parole della signora D’Addario, se vere, rimbomberebbero molto sinistramente. C’è da augurarsi, perciò, chiarezza piena e immediata non tanto per moralismo di maniera, ma perché quanto detto dalla piacente signora e raccolto dal più autorevole giornale italiano ingrigisce comunque l’immagine del Paese, i cui capi, a luglio, guideranno le scelte delle otto nazioni più potenti della terra.

Infatti, pure se lo scandalismo non è cosa nuova, le sue conseguenze sono sempre imprevedibili.

Come accadde nel 1953 ad Attilio Piccioni, uno dei padri della Patria, candidato numero uno alla successione di Alcide De Gasperi che vide la sua carriera stroncata dalle dichiarazioni di una giovane signora, Anna Maria Cagli detta il Cigno nero, circa la partecipazione del figlio Piero a festini, durante i quali sarebbe morta Wilma Montesi, una bella ragazza romana di famiglia modesta, trovata cadavere, con indosso la sola sottoveste, sulla spiaggia di Capocotta.

Piero Piccioni fu assolto quattro anni dopo il fatto, ma, intanto, il padre dovette ritirarsi sommerso da uno scandalo nato personale e diventato politico (e qualcuno volle vederci anche “manine” interne al partito, ansiose di “sotterrare al più presto la vecchia classe dirigente di cui Attilio Piccioni era tra i più autorevoli”).

Renzo Trappolini

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