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L'opinione di uno sporco comunista
Povera patria...
Viterbo - 1 giugno 2009 - ore 3,00

Valerio De Nardo
- Angelandrea Zottoli, chi era costui? Ce ne parla Massimo Onofri nel suo “Nuovi sensi vietati. Diario pubblico e contromano 2006-2009” in uscita nei prossimi giorni per i tipi di Gaffi Editore.

“Zottoli effettivamente appartiene a quella razza di italiani, sempre al limite dell’estinzione, che non conobbe la tentazione trasformistica: funzionario della Pubblica Istruzione, non esitò a dimettersi, nel 1923, per protesta contro un governo che avversava”.

Esercitò quindi la critica letteraria ed uno dei suoi libri fu Il sistema di Don Abbondio, un’opera, ci dice Onofri, “in cui si ricapitola la storia d’Italia di ieri, di oggi e purtroppo anche di domani: l’Italia appunto del sistema di Don Abbondio.

L’Italia di quegli italiani che tanto s’affannano a dimostrarci che la sanno più lunga degli altri. Che sono più furbi. Di tale Italia Zottoli fu la negazione vivente: ed è per questo che oggi voglio ricordarlo”.

Io, leggendo di questa storia, mi chiedo se oggi, in questo Paese, sia possibile parlare di etica senza essere etichettati come moralisti, nell’accezione più rigida del termine.

Il senso dei valori condivisi, delle regole non scritte che ispirano i nostri comportamenti, già da sempre molto più lasco che in altri paesi europei, negli ultimi anni si è rapidamente disgregato. L’asticella del dovere e del rispetto verso gli altri è stata di continuo abbassata. Ciò ha reso indifferenti, giustificabili o addirittura ammissibili comportamenti che non molto tempo fa non lo sarebbero stati. In questa condizione la prepotenza è legittimata, la sopraffazione genera assuefazione invece che ribellione.

A volte, in effetti, si ha l’impressione che l’Italia sia in fondo una terra di signorotti, di Don Rodrigo di varia importanza e natura con i loro bravi e che, per il resto valga il conformismo di Don Abbondio, porto sicuro di tutti noi che teniamo famiglia.

Tredici anni fa Franco Battiato scriveva:
“Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene”.

Proprio in queste ore il Papa parla di “un mondo avvelenato dall’inquinamento morale”, nel quale “immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per uomo e donna” intossicano “l'animo, soprattutto dei giovani”.
Per quanto lontano sia il mio sentire da questo pontefice, mi viene da dire: ma chi se ne importa, se rimane l’unica strada per recuperare un po’ di senso etico, facciamo pure i moralisti!
Valerio De Nardo

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