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L’opinione di un candido democristiano
Grand Hotel
di Renzo Trappolini
Viterbo - 22 giugno 2009 - ore 3,30

Renzo Trappolini
- Ad Arnaldo Sassi è venuta “la voglia di stare con Silvio” (ovviamente, nel senso di dargli la sua comprensione) e, nell’articolo scritto per Tusciaweb, riconosce che, gratta gratta, “il 90 per cento degli italiani vorrebbe essere al posto” di Berlusconi, almeno durante i relax nella dimora romana o nella villa sarda che, pur denominata Certosa, non pare molto frequentata dai monaci certosini, quelli votati alla contemplazione nella solitudine.

Con ciò, Arnaldo sfata un mito: quello che , per il presidente emerito Cossiga, è anche il vizio italico di pensare che “Italiani sono sempre gli altri. In negativo” (… per Leopardi, perché sono scettici e cinici, per Cavour, francese di lingua, inglese di pensiero e che fa l’unità d’Italia sotto un Re, Vittorio il quale “preferiva essere secondo del Piemonte piuttosto che primo d’Italia”… fino a Scalfari, quando gli elettori votano per il Cavaliere e a Bondi quando leggono Repubblica).

Sassi, invece non teme di dire che Berlusconi è il “prototipo dell’italiano medio”, (il quale è poi quello Sordi che voleva farsi americano, come il napoletano guappo di Carosone).

In sostanza l’italiano che sogna, pecca, si confessa, racconta il suo desiderio nascosto e, con l’assoluzione in tasca, torna a considerare “altri” i suoi incredibili connazionali.

Altra cultura, invece, altra Riforma e niente Controriforma, tra gli anglosassoni. Quelli che – dice ancora Sassi – non ci capiscono e mandano a casa un ministro per una disattenzione da 70 euro.

Forse è stato sempre così nel Paese del Principe di Machiavelli, lo scienziato della politica cui è sempre stato preferito il Guicciardini che, sarà stato meno scientifico, ma aveva capito che “il fine”, l’interesse generale, nel Bel Paese,passa più agevolmente per la realizzazione di quello particolare.

Bella confusione! E pensare che, qualche decennio fa, De Gasperi ordinava al suo giovane sottosegretario Andreotti in partenza per il Festival del Cinema di Venezia: “Portati tua moglie”, la quale, osserva Massimo Franco, doveva “essere il suo talismano contro le tentazioni e le malignità”.

Enrico Berlinguer, intanto, spiegava alle ragazze che leggevano Grand Hotel che “chi scrive quelle avventure … vuol farci sognare qualcosa che non appartiene al nostro mondo, per impedirci di aprire gli occhi… di conquistare un proprio avvenire, la felicità in una società che non più conosca per i pochi, il privilegio, il lusso, il capriccio e, per molti, l’umiliazione, lo scherno…”.

Oggi Grand Hotel ci arriva in casa. Con la TV.
Con o senza decoder.

Renzo Trappolini

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