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L'opinione di un candido democristiano
Europee... famo a fidasse?
di Renzo Trappolini
Viterbo - 2 giugno 2009 - ore 6,00

Renzo Trappolini
Copyright Tusciaweb
- Nelle elezioni europee si possono dare le preferenze, come nelle politiche della Prima Repubblica.

Con una differenza: i candidati “visibili” oggi sono davvero pochi e talora appaltati a referenti locali dei partiti (sembrerebbe, più per misurare la capacità di consenso dell’appaltatore che all’appaltato). Ieri – e dove non vigeva l’ordine di scuderia - la competizione stava, invece, nel farsi conoscere di persona fin nel più piccolo paese.

Domenica andremo a votare chi dovrà difendere gli interessi nazionali in Europa. Sì, gli interessi, perché, al di la della retorica, l’Unione, in pratica, è soprattutto economica e quello che sta bene o no all’Italia che confina con l’Africa potrebbe non corrispondere agli obiettivi degli inglesi o dei polacchi, per non parlare degli “Assi” di collegamento privilegiato tra Governi, dei rapporti tra Continenti e superpotenze, ad esempio in materia energetica ( petrolio,gas africano o russo, gasdotti da dove e attraverso dove…) o di aiuti di Stato.

Al termine di una campagna elettorale così - a mezzo tra parvenze ideologiche e pettegolezzo - scegliere con buona cognizione di causa chi, nel Parlamento europeo, dovrà scrivere le Direttive (vincolanti) per mezzo miliardo di cittadini, fa parte degli atti di fede laica richiesti a chi crede nella democrazia, ma è tentato dal dubbio se la “sovranità” appartenga davvero al Popolo.

Quel che è fatto è fatto e per l’Europa ormai va così.

Per l’Italia è già andata, col Parlamento dei nominati ed il ritorno alle preferenze come l’araba fenice. Bella e lontana. L’articolo 48 della Costituzione stabilisce che “il diritto di voto non può essere limitato”, ma, se non si può scegliere la persona che rappresenterà “la Nazione senza vincolo di mandato”, famo a fidasse?

Un altr’anno, comunque, sarà la volta di Regione e Provincia .Qui, il fattore “preferenza” è ammesso e il candidato generalmente “visibile”.

Non sarà male, però, parlare anche di cose da fare, perché ce n’è davvero bisogno.

Nel 1986, la Conferenza Economica promossa dalla Giunta Delle Monache si concludeva con l’impegno allauna Consultazione permanente tra enti ed operatori per “individuare prima e verificare poi costantemente tempi e modi di attuazione dei progetti” , tra i quali… la Trasversale, la ferrovia Roma Viterbo, il ripristino della Civitavecchia Orte, i collegamenti con Livorno e con Orvieto, la Cassia, il Centro ceramico, l’Interporto… Una scelta metodologica importante: al di là dei “Tavoli istituzionali” vari, infatti, c’è bisogno di studiare, conoscere e conoscersi, parlare di cose da fare, trovare sintesi, nella maniera più ampia e diffusa.

Certo, l’Università c’è, qualcosa sul piano delle strade, forse delle ferrovie, si muove e l’aeroporto potrebbe essere la “grande occasione”, se non si perde di vista che è anche un “problemone”, non tanto sul se si farà, quanto sul cosa ci farà la Tuscia.

Allora il Censis valutava in 104% l’indice di valore aggiunto pro capite in Provincia di Viterbo. Nel Rapporto del 26 maggio scorso, l’indice di partecipazione al PIL è 81,9. Siamo al 9° posto in Italia per numero di aziende, 11 ogni cento abitanti, ma al 69° per ricchezza individuale, perché prevalgono i settori tradizionali e l’agricoltura, mentre il rapporto tra popolazione ultrasessantacinquenne e quella fino a 14 anni è quasi 172 (nel Lazio 141).

C’è, però, qualcosa di ancora più allarmante e bene ha fatto qualche giornale a ricordarlo: il Censis, a pagina 134, con riferimento all’aumento della disoccupazione (10, 1% rispetto al 7 e mezzo del Lazio) scrive che, a giudizio di Palazzo Gentili, si diffonde “un effetto scoraggiamento che ha indotto le fasce più deboli – giovani, donne e lavoratori in età più matura – a uscire dal mercato del lavoro, non attivandosi più per un proprio inserimento lavorativo”.

Altro che indice di invecchiamento. Il rischio è l’eutanasia! Sarà il caso, perciò, di cominciare a parlarne, mettendo, da ora, la campagna elettorale del 2010 sul binario delle cose concrete, percorribile da tutti i cittadini e non solo dalla carovana della Casta.

Per riprendere fiducia e andare a votare.

Renzo Trappolini


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