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Roma - Mostra organizzata dall'Università della Tuscia in collaborazione con la Regione - Dal 17 giugno al 3 luglio
La Cappadocia e il Lazio rupestre
Viterbo - 3 giugno 2009 - ore 12,15

- Mercoledì 17 giugno alle 18 presso gli spazi espositivi dell’Ex-GIL di Trastevere s’inaugura un’esposizione fotografica dedicata all’habitat rupestre della terra turca di Cappadocia e di Valleranno, un angolo della Tuscia viterbese.

L’evento è stato realizzato dall’Università della Tuscia e promosso dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio, con la partecipazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio e del ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia.

L’Università della Tuscia, e in particolare il gruppo di ricerca condotto da Maria Andaloro, ha avviato quattro anni fa un progetto di studio incentrato sulla documentazione e valorizzazione di un ampio nucleo di chiese rupestri della Cappadocia, regione situata nel cuore della penisola anatolica e, in Turchia, seconda solo alla città di Istanbul per notorietà e numero di visitatori.

Ad attirare l’attenzione degli studiosi non sono state unicamente le chiese rupestri, ma anche lo scenario naturale unico al mondo che caratterizza questa regione.

Attraverso più di 140 fotografie, si potrà ammirare e osservare con estrema cura un paesaggio fiabesco fatto di labirinti di coni e calanche color zafferano.

Il visitatore verrà condotto nel luogo magico dei “camini delle fate”, cosi sono chiamate le strane rocce a forma di fungo che solcano i paesaggi di questa regione mistica d’Oriente, e che per secoli sono state utilizzate come abitazioni, depositi e luoghi di culto per le popolazioni cristiane e poi turche che le abitarono.

Queste rocce, generate dall’intensa attività vulcanica e la cui straordinaria conformazione è stata causata dall’erosione del vento e delle acque, con il calar del sole riflettono un’intensa luce color fuoco che lascio lo spettatore inerme.

La mostra è suddivisa in due macrosezioni, la prima data attraverso l’esposizione di fotografie, la seconda attraverso una proiezione di immagini a ciclo continuo.

La prima sezione, denominata “Roccia e pittura”, ha come obiettivo primario quello di mostrare la bellezza e la varietà del rapporto che roccia e pittura stabiliscono in Cappadocia e nella Tuscia viterbese.

Le fotografie esposte sono di Gaetano Alfano, Rodolfo Fiorenza, Domenico Ventura e Murat Gulyaz, che da sempre fanno parte del gruppo di ricerca dell’Università della Tuscia.

Attraverso le loro fotografie è stato possibile mostrare sia il volto incomparabile e immaginifico delle chiese rupestri della Cappadocia, sia la loro diversità visiva con l’ambiente rupestre della Tuscia viterbese, in particolare modo con la località di Vallerano e la sua chiesa del Salvatore.

La seconda sezione, dedicata allo “Sguardo del Novecento sulla Cappadocia”, ripercorre attraverso alcune selezionate e importanti testimonianze la storia fotografica della Cappadocia.

La sezione si apre con le riprese effettuate dal gesuita Guillaume de Jerphanion, che effettuò il suo primo viaggio documentaristico nella regione turca nel 1907, per poi ritornarci tra il 1911 e il 1912 e catturare con maggiore attenzione scientifica il segreto dei dipinti bizantini ritrovati all’interno delle chiese rupestri.

Seguono le fotografie scattate dalla rivista National Geographic nel 1919, anno in cui per la prima volta la regione turca, con le sue valli e il suo habitat , veniva svelata agli occhi dei lettori europei e americani, e quelle che un testimone d’eccezione, il fotografo Mario Tursi, scattò nel 1969 sul set del film “Medea” di Pier Paolo Pasolini, che ebbe Maria Callas nel ruolo di protagonista.

La regione turca venne scelta dal regista perché le sue terre arcaiche si intonavano perfettamente con la preistoria della Colchide, terra natale dell’intrigante Medea.

Un appuntamento irrinunciabile sarà pertanto la proiezione del film di Pasolini, accompagnata dalla lettura delle poesie che lo stesso regista scrisse durante le settimane di riprese in Cappadocia.

Seminari e conferenze di specialisti introdurranno inoltre temi relativi alla civiltà rupestre in Cappadocia e nella Tuscia viterbese.

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