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Vetralla - Lo chiedono sei parlamentari
Il campo di concentramento diventi luogo della memoria
Viterbo - 10 luglio 2009 - ore 18,30

- Un’interrogazione parlamentare per far diventare il Campo di Concentramento di Vetralla un “Luogo della memoria”.

Ad inoltrarla, sulla base degli studi effettuati dai ricercatori Daniele Camilli della delegazione vetrallese di Codici (Centro per i Diritti del Cittadino) e da Roberta de Vito della Cooperativa Il Ventilabro, 6 Parlamentari: Maria Antonietta Farina Coscioni, Maurizio Turco, Marco Beltrandi, Elisabetta Zamparutti, Rita Bernardini e Matteo Mecacci, tutti della Camera dei Deputati. La richiesta, presentata lo scorso 12 gennaio al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, e sollecitata 4 volte tra il 6 marzo e l’11 giugno, ha ottenuto risposta il 6 luglio.

In essa il Ministro Bondi sottolinea come la proposta sia “meritevole di considerazione” e che “pertanto, ai fini del riconoscimento si è già provveduto ad interessare l’Archivio centrale dello Stato e gli Archivi di Stato di Roma e Viterbo in modo da acquisire elementi in merito alla costruzione e il funzionamento del campo di concentramento e sulla vita dei prigionieri detenuti”.

“Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione – dichiarano Daniele Camilli e Roberta de Vito che nel gennaio scorso hanno scoperto e reso pubblici i documenti d’archivio sul Campo di Vetralla – sia per la fondamentale richiesta avanzata dai 6 deputati, sia per l’importante risposta data dal Ministro che apre concretamente la possibilità di trasformare in luogo della memoria e consegnare alle nuove generazioni una parte significativa della storia d’Italia e del territorio vetrallese”.

Il Campo di concentramento di Vetralla, situato in località Mazzocchio, era destinato ai prigionieri di guerra inglesi catturati nei territori occupati dalle forze armate del governo Mussolini durante la Seconda Guerra Mondiale. A pieno regime arrivò a contenere oltre 3 mila reclusi. I lavori per la sua costruzione – eseguiti dal Genio Militare per internare circa 4 mila prigionieri – furono avviati nell’aprile del 1942 per essere poi completati il primo luglio dello stesso anno.

Quando il Campo vetrallese entrò in funzione, in Italia i luoghi di detenzione per prigionieri di guerra erano in tutto 45. Soppresso il 22 dicembre 1942, forse dinanzi alla prospettiva di un’invasione del territorio nazionale, venne chiuso definitivamente il 3 gennaio del 1943 e destinato ad altra utilizzazione.

Subito dopo la scoperta dei documenti, Codici e la Ventilabro hanno poi organizzato due convegni SUL Campo di concentramento vetrallese dal titolo “Essere è Ricordare”: uno a Vetralla (febbraio) presso la Scuola Primaria e con la partecipazione di illustri studiosi del settore come il Professor Carlo Spartaco Capogreco dell’Università della Calabria, e uno nella sala della biblioteca della Prefettura di Viterbo (marzo). Entrambi gli appuntamenti sono stati accompagnati da una mostra documentaria che ha permesso di presentare ed esporre al pubblico i documenti scoperti da Camilli e de Vito e, in un documentario, le testimonianze orali raccolte dagli stessi.

Inoltre, nell’ambito dell’evento svoltosi a Vetralla, che ha visto anche l’organizzazione della mostra artistica “Il precipitar nell’oblio della memoria”, parte integrante di “Essere è Ricordare”, l’artista Omar Mossali ha donato alla Scuola Primaria l’opera “Prigionieri di Vetralla”; un lavoro “in movimento” che ritrae la vicenda dei prigionieri di guerra detenuti presso il Campo di Concentramento.

“Infine – concludono Camilli e De Vito – la ricerca che abbiamo effettuato non si è limitata solo al Campo di Vetralla, ma ci ha permesso anche di riportare alla luce tutta una serie di documenti relativi alla deportazione degli ebrei della provincia di Viterbo e alle violenze compiute durante il periodo dell’occupazione dai nazisti e dai fascisti su tutto il territorio viterbese. Tra queste una strage di civili (novembre 1943) tra Capranica e Bassano Romano, che ha visto l’uccisione di 19 persone, così come le torture inflitte dalle SS ad alcuni partigiani di Castel Cellesi, appartenenti al Partito d’Azione, uno dei quali fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 1944”.

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