:::::    
Logo TusciaWeb
Archivi | Mailing | Contatti | Primo | Provincia | Civitavecchia | Lazio | Sport | Flash | Forum |Dossier | TusciawebTV | Velina | Nonsololibri
Tutto casa  Tutto vacanze Tutto automobili  Tutto viaggi


L'opinione di uno sporco comunista
E bravi! Tagliate ospedali per fare aeroporti
di Valerio De Nardo
Viterbo - 27 luglio 2009 - ore 5,00

Valerio De Nardo
Copyright Tusciaweb
- Barack Obama ha iniziato a giocare una dura e importante partita politica per cambiare il volto della società statunitense.

La scommessa è quella di offrire a tutti i cittadini una copertura sanitaria, quel che diviene ancora più urgente in una fase di difficoltà economica come l’attuale.

In Italia abbiamo un servizio sanitario del quale possiamo dire tutto il male possibile, ma che nelle statistiche internazionali se la batte con quello francese per essere giudicato il migliore al mondo.

L’allungamento dell'aspettativa di vita media, la rarefazione delle reti familiari e sociali, inducono una richiesta più elevata di assistenza sanitaria.

E’ così che in molte realtà, come è anche il caso della Tuscia, l’attività legata alla sanità, pubblica e privata, è un settore economico primario. Non è un caso che l’unità sanitaria locale sia l’azienda più grande del Viterbese.

Mentre le vicende di questi ultimi giorni (gli arresti per tangenti da un canto, le dimissioni del direttore generale ausl dall’altro) ci inducevano a tentare una qualche riflessione organica, è arrivata la bozza di ristrutturazione della rete ospedaliera regionale, che ha cominciato a circolare in questi giorni in commissione sanità alla Pisana.

Da quel che è emerso sulla stampa, parrebbe che il presidio sanitario di Ronciglione sia destinato a chiudere, mentre quelli di Tarquinia e Acquapendente siano destinati a diventare ospedali diurni.

In questi giorni, dopo l’Abruzzo, sono state commissariate la sanità in Campania e in Molise ed è prossima a esserla anche la Calabria. Ma non dobbiamo dimenticare che il Lazio è stata la prima regione a subire questa drastica misura, che sottrae al dibattito e alla decisione degli organi elettivi le scelte fondamentali in materia sanitaria.

Un circuito perverso in questi anni ha portato la sanità laziale sul baratro finanziario.

Il quinquennio della Regione a guida Storace è stato devastante per i conti del sistema sanitario laziale e la giunta Marrazzo si è trovata a fare i conti con dieci miliardi di deficit.

Oggi, con il commissariamento, i trasferimenti finanziari dallo Stato diventano quasi un’arma politica, di cui l’assessore al bilancio Nieri lamenta l’uso da parte del governo.

L’unica certezza, in questo circuito decisionale, è che a farne spese sarà il nostro territorio e la sua popolazione. La riduzione significativa dei primari ospedalieri con tagli di posti letto e blocco del turn over, dovrebbe portare alla ridefinizioni del ruolo di 29 ospedali o presidi sanitari e la loro successive trasformazione in “presidi ospedalieri territoriali” o strutture monospecialistiche.

Da quello che si evince nei documenti, la scure sui primari sarebbe generalizzata e potrebbe mettere in difficoltà soprattutto i piccoli ospedali. Al contrario parrebbe che nei grandi ospedali, dove ci sono decine di reparti con pochissimi posti letto o duplicazione di specialità, i tagli saranno meno dolorosi.

Sullo sfondo le elezioni regionali del prossimo anno. Ancora una volta la Tuscia potrebbe pagare dazio alla capitale. Ma non vi preoccupate: tagliamo gli ospedali, ma costruiamo gli aeroporti!

Valerio De Nardo

Copyright 2009 TusciaWeb - Chi siamo - pi: 01829050564