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Opera di Pier Paolo Pasolini - 29 luglio alle 21,15
A Ferento è di scena il "Vantone"
Viterbo - 28 luglio 2009 - ore 14,30

- Tra Plauto e Pasolini domani sera, mercoledì 29 luglio alle 21,15 si continua con le opere classiche nella stagione estiva del teatro romano di Ferento.

In scena “Il vantone” di Pier Paolo Pasolini da Plauto con Luca Giordana, Massimo Grigò, Roberta Mattei, Michele Nani, Nicola Rignanese, Roberto Valerio per la regia di Roberto Valerio.

“Un’altra strada che mi si è aperta è quella del teatro: cioè a un certo momento ho pensato che di tutti i mezzi di massa, l’unico che non avrebbe mai potuto essere tale era il teatro, perché il teatro non si può riprodurre in serie... ogni sera questo rito si riproduce nella sua fisicità cioè nella sua verginità.

E per quanto grande sia il numero degli spettatori, questo numero non va mai a coincidere con quel numero perché è la massa... questo teatro sarebbe stato... un atto di protesta attiva, dinamica, contro la cultura di massa” scriveva Pasolini, che tradusse il Miles nel 1963, in sole tre settimane, su richiesta di Vittorio Gassman che aveva in progetto di portare sulle scene il testo di Plauto, ma l’allestimento non fu mai realizzato.

Con la regia di Franco Enriquez il testo debuttò comunque nel novembre del ’63 al teatro della Pergola di Firenze: nel cast, tra gli altri, Valeria Moriconi e Glauco Mauri. In seguito è stato allestito da Squarzina con Mario Scaccia e da Pino Quartullo con Arnoldo Foà.

La versione di Pasolini del celebre Miles Gloriosus è qualcosa di più di una semplice traduzione: è un rifacimento che attualizza l’universo plautino, traslando il contesto più che la parola del grande commediografo; o se si vuole una traduzione artistica che reinventa, inserisce personaggi popolari e di quartiere, concretizza un mondo fatto di macchiette creando un gioco teatrale parallelo a quello di Plauto.

La pulsante vitalità del parlato rivive attraverso diversi livelli linguistici e stilistici: in primo luogo il dialetto, non quello letterarizzato che troviamo in Ragazzi di vita e Una vita violenta, ma una sua forma mutuata dal Belli e poi mediata dal palcoscenico, dal variegato mondo dell’avanspettacolo.

“Il Vantone è la Roma dei raggiri – afferma, tra l’altro, Valerio nelle note di regia che accompagnano lo spettacolo – la Roma delle truffe, degli espedienti per sopravvivere, della lotta per riuscire a mangiare, dell’eterna lotta tra padrone e servo, o meglio tra signori e morti di fame…

È la Roma di borgata, Pietralata o il Predestino. È la Roma allegra del mascherino (garzone del fornaio) che “una volta era sempre, eternamente allegro: un’allegria vera che gli sprizzava dagli occhi. Se ne andava in giro per le strade fischiettando e lanciando motti. La sua vitalità era irresistibile.

È la Roma musicale del dialetto. È la Roma dell'avanspettacolo negli anni del dopoguerra: “qualcosa di vagamente analogo al teatro di Plauto, di così sanguignamente plebeo Questi gli spunti a cui lo spettacolo si ispira, avendo come costante riferimento la filmografia pasoliniana (soprattutto Accattone, Mamma Roma, La ricotta, Che cosa sono le nuvole?) e gli interpreti dell’avanspettacolo italiano (da Petrolini ad Alberto Lionello, da Wanda Osiris a Delia Scala)”.

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