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Viterbo - Giovanni XXIII - "Nessuno ci ha chiamato per dirci qualcosa"
I dipendenti dell'Ipab chiedono spiegazioni
Viterbo - 2 luglio 2009 - ore 17,00

Riceviamo e pubblichiamo - Adesso che si stanno spegnendo i riflettori sul Centro Geriatrico Giovanni XXIII ed un nuovo commissariamento andrà a sostituire la recente e discussa gestione commissariale, vorremmo dire qualcosa noi.

Noi chi? I lavoratori, coloro che quotidianamente contribuiscono a mandare avanti la struttura.

Innanzitutto, ci chiediamo perplessi ed indignati come sia stato possibile che nessun amministratore dell’ente abbia sentito il dovere di convocare un’assemblea per spiegare a noi, ma anche agli anziani e ai loro familiari (tutti legittimamente preoccupati) quali fossero i contorni reali di una vicenda torbida che abbiamo potuto leggere soltanto sui giornali.

Un’idea ce la siamo fatta: queste partite che si sono giocate e che si giocano quotidianamente anche sulle nostre teste e che sono fatte di poltrone e poltroncine da spartire, di denaro ed affari, non prevedono certo pratiche partecipative.

Ci auguriamo che la nomina del nuovo commissario possa significare anche una diversa modalità di relazioni ed una maggiore capacità di affrontare questioni irrisolte che interessano da vicino la qualità del lavoro e dell’assistenza all’interno dell’Istituto.

Qualche esempio?

Durante le notti un solo assistente è costretto ad “occuparsi” di cento anziani ospiti dislocati su tre piani; ci sono stanze che normalmente dovrebbero occupare quattro letti che, come per magìa, diventano sei; c’è un’assistenza infermieristica limitata a poche ore al giorno per la somministrazione della terapia e per le medicazioni, quando, invece, la condizione di non autosufficienza della stragrande maggioranza degli anziani richiederebbe un intervento continuo; ci sono stagisti messi in turno, quando invece il loro inquadramento ed il loro rimborso prevederebbero esclusivamente un impiego in appoggio per migliorare qualitativamente il servizio; c’è il personale delle sostituzioni dato in pasto a cooperative sociali con contratti di poche ore settimanali a fronte di un ricorso sistematico allo straordinario.

Può bastare?

Al Commissario, alla Regione Lazio e al Comune di Viterbo (vale a dire ai soggetti istituzionali che hanno voce in capitolo nella vicenda del Giovanni XXIII°) chiediamo risposte concrete. La qualità del servizio assicurato agli anziani dipende anche dalle condizioni in cui sono costretti ad operare i lavoratori. La credibilità delle istituzioni pubbliche dipende dalla capacità di fornire risposte a chi è maggiormente in difficoltà, in questo caso anziani e lavoratori.

Alcuni/e lavoratori/trici del Centro Geriatrico “Giovanni XXIII” di Viterbo

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