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Viterbo - Quintarelli (Pd) critico sul piano alienazioni
"Il Comune vende tutto"
Viterbo - 19 maggio 2009 - ore 10,15

- Il consiglio comunale ha deliberato il 15 maggio l’alienazione di buona parte del patrimonio comunale disponibile.

“Il piano presentato ed approvato - sostiene il consigliere Pd Mario Quintarelli, come del resto aveva già evidenziato in commissione - evidenzia delle scelte criticabili poiché, al di là del fatto che in linea di principio si può essere d’accordo sulla necessità di vendere determinati beni, sussiste la necessità di una effettiva congruità del prezzo.

Inoltre, determinate risorse, di carattere strategico, non dovrebbero per principio lasciare la proprietà pubblica a maggior ragione laddove un bene alienato fosse transitato nel patrimonio comunale a seguito di un lascito ereditario”. Per questo, a giudizio del consigliere vanno eseguite attente verifiche legali.

Per quanto concerne la congruità, nel piano si presentano delle anomalie, ad esempio, nel momento in cui un immobile commerciale a piazza delle Erbe riceve una valutazione decisamente inferiore rispetto ad uno, con caratteristiche simili, in piazza della Rocca, sicuramente meno appetibile da un punto di vista commerciale.

Ed ancora, si notano discrasie nel momento in cui l’amministrazione prima rinnova contratti di affitto passivi per le sedi periferiche di alcuni uffici (es. sportello di viale IV novembre), ma poi invece vende altri locali che per la loro posizione ben potrebbero essere punto di riferimento per cittadini e turisti (locale in via del Massaro e la sede del Cev in via Treviso) proprio quali sedi di Uffici.

In tal senso, avrebbero potuto ricevere una idonea sede servizi importanti quali proprio lo sportello famiglia di viale IV Novembre o altri, al momento ubicati in locali condotti sino ad ora con locazioni prossime alla scadenza, che in tal modo non si sarebbero rinnovate con notevoli risparmi per il bilancio comunale.

Il consigliere ribadisce di non disconoscere la utilità delle ipotesi di reinvestimento ipotizzate per i proventi dalle alienazioni, ma si chiede prima di tutto perché il precedente piano di alienazione non sia mai andato a compimento.

Evidenzia poi che, forse, la scelta degli immobili da alienare in questa seconda fase, avrebbe dovuto essere guidata da un maggior acume politico, da una superiore lungimiranza e soprattutto da un più attento spirito imprenditoriale prima che politico.

Quest’ultima considerazione è suffragata dalla considerazione che è la seconda volta che, per fare quadrare il bilancio, si vendono i “gioielli di famiglia” e tra poco per il bilancio 2010 rimarrà soltanto da vendere - novelli Totò - il Palazzo dei Priori o la fontana di piazza della Rocca.

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