- La recente intervista del sindaco di Viterbo Giulio Marini rilasciata al Messaggero merita alcune considerazioni.
Una premessa è, tuttavia, necessaria. Marini è un moderato, non ama lo scontro; ricerca sempre soluzioni che abbiano largo consenso; non sale mai sul piedistallo; parla con tutti ed è sempre disponibile.
Qui stanno la sua forza e la sua popolarità.
Le dichiarazioni al Messaggero vanno lette, per comprenderle bene, avendo presente le caratteristiche del personaggio e, allora, appaiono molto amare e traspare anche un notevole scoraggiamento.
Mi viene in mente "un uomo solo al comando", ma Coppi si apprestava a vincere una prestigiosa tappa; Marini deve, invece, fare i conti con lo scarso entusiasmo dei suoi "compagni", con possibili trabocchetti, con un conflitto aspro con Gabbianelli, suo predecessore e ora Presidente del Consiglio, con impreviste difficoltà quotidiane, a cominciare da quelle finanziarie, gravissime.
Lo spaventoso deficit prodotto dalle società partecipate, oltre cinque milioni di euro, pesa come un macigno sulla città; non è certamente addebitabile all'attuale sindaco, ma sicuramente alla maggioranza che lo sostiene, al governo da quindici anni.
Come è responsabilità della magggioranza lo scempio edilizio - si è costruito in ogni dove fino, all'ultimo metro quadrato- che ha letteralmente sconvolto la città.
Non è tutto ciò prova di un fallimento?
Non è dimostrazione di un malgoverno?
Marini, ora espressione massima della coalizione, non può assolutamente chiamarsi fuori.
C'è da aggiungere che l'ultima campagna elettorale per Palazzo dei Priori è stata in qualche modo taroccata perché il buco finanziario è stato tenuto nascosto.
I viterbesi - questa è la verità - hanno votato senza conoscere una realtà economica spaventosa che zavorra l'azione amministrativa.
Il sindaco chiede alla sua maggioranza solidarietà e più impegno, entrambe problematiche perché malessere e competizione convivono.
Alleanza nazionale e Forza Italia non si sono, infatti, dissolte nel Popolo della Libertà, e il primo cittadino è spesso assente per onorare gli impegni parlamentari.
Non si possono comulare responsabilità così assorbenti e Marini - credo sia questione di tempo - dovrà rinunciare al mandato parlamentare; dimettersi da sindaco mi sembra improbabile perché si andrebbe allo scioglimento del Consiglio e a nuove elezioni.
E, allora, la chiave per cercare di superare una situazione fattasi davvero pesante è nelle mani di Marini.
Il lamento non paga. Necessita il massimo impegno personale per tentare il rilancio di una coalizione stanca e demotivata e che vive alla giornata.
Non sarà comunque semplice.
L'immobilismo permette di galleggiare, ma non di governare una città complessa, come quella dei Papi.
E la zavorra - talvolta accade - può farti affondare.
Oreste Massolo