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Il Pd locale bacchetta gli amministratori
San Martino in totale stato di abbandono
Viterbo - 27 maggio 2009 - ore 1,30

Rifiuti abbandonati accanto a un secchione dell'immondizia
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Riceviamo e pubblichiamo - Non è una fissazione la nostra. Non siamo inguaribili pessimisti, come ci dipinge il nostro presidente del consiglio. La realtà è sotto gli occhi di tutti.

San Martino al Cimino e il suo territorio versano nel totale abbandono da parte dell’amministrazione comunale e le situazioni di degrado interessano ormai ogni ambito: carenza di servizi e inesistenza di attrezzature pubbliche; il centro anziani è ospitato in una struttura assolutamente inadeguata e non esistono strutture per i giovani.

La vigilanza del territorio viene svolta saltuariamente da vigili urbani che si alternano continuamente senza avere quindi la possibilità di conoscere e seguirne le problematiche.

La viabilità comunale versa nel più completo abbandono con le strade del centro storico ridotte a una sequela di rappezzi che oltre a essere bruttissime sono soprattutto pericolose.

Le poche strutture di proprietà comunale abbandonate ed in irreversibile degrado come il parco pubblico da anni inagibile, il bellissimo lavatoio comunale nel centro storico, oltre ad avere una sua valenza dal punto di vista architettonico rappresenta soprattutto la “memoria storica” di una comunità.

Nella sua splendida semplicità fatta di pietre di peperino consumate dall’acqua e dal tempo, vi sono passate generazioni di donne e bambini.

Quelle pietre trasudano storie di quotidianità e di vicende umane vere e vissute che una comunità come la nostra deve saper ricordare e far rivivere se non vuole recidere il cordone ombelicale che ci lega al nostro passato ed alle nostre tradizioni.

Il lavatoio di san Martino con uno splendido affaccio sulla campagna e sulle case del paese con una perfetta e non casuale esposizione al sole è ora abbandonato e circondato da una recinzione arrugginita e divelta. All’interno peraltro facilmente accessibile sporcizia e topi la fanno da padroni. Nella parte antistante un piccolo giardino scosceso pieno di immondizia fa da anticamera al “lavatoio”.

L’altro lavatoio in strada Fonte ristrutturato di recente e poi lasciato nella totale incuria con la vegetazione che ha aggredito tutta l’area circostante, i muri antistanti il cimitero addirittura diroccati.

L’assenza di qualsivoglia tutela del notevole patrimonio storico e architettonico con le storiche porte del paese ideate dal Borromini anch’esse aggredite dalla vegetazione infestante ed i continui attacchi di cementificazione anche a ridosso delle mura, come i garages in via Lazio eseguiti con il benestare del Comune e rifiniti con murature in blocchetti di Peperino a taglio “Diamantato” degni del più becero ricovero agricolo.

I lavori di sistemazione di Via del Macello, promessi da anni ma non ancora iniziati.
I lavori di ampliamento di Via del Colle, dove per la progettazione sono stati spesi circa 33.000 euro e ovviamente l’importo dei lavori per circa 400mila euro non è stato mai finanziato.

La scuola di Tobia aperta e chiusa nel giro di pochi mesi per infiltrazioni d’acqua e di cui nessuno sa quale sarà il destino. Sono state accertate le responsabilità? Perché delle due l’una: o vi sono stati errori nella progettazione o nell’esecuzione dei lavori. I cittadini di Tobia potranno mai sapere la verità e soprattutto potranno mai avere la loro scuola? E si potrebbe continuare...

Ricordiamo che San Martino è nato e cresciuto nel suo nucleo costitutivo su un “progetto urbanistico” unico nel suo genere come ampiamente riconosciuto, patrimonio che è necessario non disperdere ma curare e rivalutare.

Sarebbe grave se lo facessimo e non è retorico considerare che la ricchezza culturale ed artistica della nostra città passa anche e soprattutto attraverso questi luoghi di memoria.

Non è pessimismo il nostro ma è soltanto e semplicemente la realtà, una realtà talmente evidente e consolidata che ormai pochi cittadini se ne accorgono, rassegnati a considerarla normalità.

Ora gli amministratori di turno si riparano dietro il dissesto finanziario del comune di Viterbo (ma loro dove erano quando veniva provocato il disastro?), dicono che ora non vi sono le risorse per realizzare gli interventi.

Ma ci stanno prendendo in giro?

Non vi sono le risorse però si sta realizzando la ripavimentazione di Corso Italia nel centro di Viterbo, intervenendo su una pavimentazione che non presentava alcuna carenza; non vi sono le risorse però il comune sta rifacendo le pavimentazioni in asfalto di moltissime vie fuori dal centro storico, nessuna di queste ridotta nelle condizioni di Via Luigi Cadorna, Via Lombardia lungo la quale si snodano le seicentesche case a schiera nel centro di San Martino.

Non è campalinismo il nostro è solo voglia di giustizia ed equità perché anche gli abitanti delle frazioni di San Martino e Tobia pagano le tasse e quindi riteniamo profondamente ingiusto che con la complicità di qualche politico locale si continui con questo atteggiamento discriminatorio e lesivo dei nostri legittimi interessi.

Pd Tobia e San Martino al Cimino

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