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Viterbo - Il 31 maggio alle 18.30 - Immagine scortata dai Cavalieri Costantiniani
Madonna Liberatrice, domenica la tradizionale processione
Viterbo - 29 maggio 2009 - ore 8,30

- Il 31 maggio, domenica di Pentecoste, Viterbo tributerà solenni onoranze alla Madonna Liberatrice, Protettrice della Città.

La tradizionale processione, preceduta dal saluto del sindaco Giulio Marini, muoverà alle ore 18,30 da Piazza del Plebiscito per concludersi al Santuario mariano cittadino della SS. Trinità con il discorso e la benedizione del Vescovo.

L’Immagine della Vergine, trasportata dai “Fedelissimi della Liberatrice” su di un’artistica macchina barocca, verrà scortata dai Cavalieri Costantiniani di San Giorgio e accompagnata dal Capitolo della cattedrale, dal clero secolare e regolare, dalle associazioni laicali e dai fedeli.

Il culto della Madonna Liberatrice rappresenta la più antica devozione mariana dei Viterbesi , poiché è da quasi otto secoli che essi invocano sotto questo titolo la Madre di Dio nella Chiesa della SS. Trinità, officiata dai Padri Agostiniani.

L’Immagine venne dipinta in affresco verso il 1318 da Gregorio e Donato d’Arezzo: la Vergine siede su un trono di tipo cosmatesco e sostiene con la mano sinistra il Bambino in piedi; nella destra reca una rosa che è sfiorata dalla manina del Figlio divino, il quale ha nel pugno sinistro un uccellino.

Essa cominciò ad essere venerata con culto solenne il 28 maggio 1320, a seguito della protezione accordata dalla Madre di Dio alla Città dei Papi, funestata da violente calamità naturali e da gravi discordie civili : come riferito dalle cronache del tempo, i Viterbesi ritrovarono la tranquillità e la pace ai piedi della Madonna, da quel momento proclamata loro Liberatrice.

Per solennizzare tale consacrazione , la Magistratura, postasi a capo del movimento popolare, fece dono al Santuario di una riproduzione in argento della Città . L’interesse costante del Comune di Viterbo per la sua Liberatrice è confermato dagli antichi Statuti, e quello del 1344 stabiliva che la sua festa si celebrasse ogni anno, con tutte le modalità che si osservavano nelle due più grandi solennità - Corpus Domini e Assunta- nel lunedì di Pentecoste: otto giorni prima, il Podestà e gli Otto del Popolo disponevano che, a suono di tromba, fosse bandita per tutta la Città la solenne ricorrenza.

Nel 1641, per decreto comunale, venne collocata nella loggia del Palazzo dei Priori una grande statua lignea della Liberatrice e ogni sera, al suono delle trombe, il popolo veniva invitato a renderLe omaggio con canti e preghiere. Nel 1660 l’affresco, dopo essere stato tagliato dal muro, fu trasportato in una sontuosa cappella, appositamente eretta per custodirlo.

La prima solenne incoronazione della Madonna si tenne nel 1715 alla presenza del Vescovo Card. Michelangelo Conti, il futuro Pontefice Innocenzo XIII .Nel 1727 fu decisa dagli Agostiniani la costruzione di una Chiesa più vasta e consona al culto per la Liberatrice; l ’affresco venne solennemente intronizzato nella sua attuale collocazione nel 1746, prima della consacrazione del nuovo Santuario, avvenuta nel 1750.

A seguito dell’invasione napoleonica il Santuario fu spogliato degli arredi più preziosi e vennero trafugate anche le auree corone. Con la caduta del potere temporale dei Papi, per opposizione dell’Amministrazione liberal - massonica, la processione venne interrotta dopo cinque secoli e mezzo , e fu rimossa anche la statua dal Palazzo Comunale.

Nel 1945,dopo le tragiche vicende belliche , su iniziativa del Vescovo Mons. Adelchi Albanesi venne ripresa la tradizionale processione con la partecipazione ufficiale delle autorità municipali. Nel 1958, l’affresco, alquanto deteriorato e alterato dalle vicende di tempi , ritornò con opportuno restauro alla primitiva forma. A seguito di ciò, il 27 maggio 1959 l’Immagine venne reincoronata per mano del Cardinale Marcello Mimmi.

Nel 1984 Giovanni Paolo II, nel corso della sua visita pastorale alla diocesi di Viterbo, sostò in fervorosa preghiera dinanzi all’altare della Madonna e confortò gli ammalati riuniti nell’attiguo chiostro.

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