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Viterbo - Lettere al direttore - Scrive Luigi Poleggi
"La sosta selvaggia è figlia dei problemi del trasporto"
Viterbo - 2 maggio 2009 - ore 12,25

Riceviamo e pubblichiamo
- Caro direttore Galeotti, intervengo in merito alla situazione di sosta selvaggia per tentare soluzioni al problema in questione.

Per quel che concerne la “sosta selvaggia”, riscontrata in questi giorni di festa presso la valle di Faul (e non solo!) quel che si dipinge come scandalo non lo è affatto ma figura, purtroppo, nell’ordinaria amministrazione cittadina.

Io, da giornalista e cittadino, non posso certo fermarmi alla denuncia del problema ma analizzerò cause e (soprattutto) soluzioni al problema che ormai da tempo convive con l’intera cittadinanza viterbese.

Quel che è accaduto nello giornate relative all’inaugurazione di S. Pellegrino in fiore non è altro che la naturale conseguenza dell’inadeguatezza del trasporto pubblico viterbese.

È infatti su questo (non certo sulla creazione di parcheggi nel centro storico che, per la sua stessa conformazione, sono irrealizzabili) che si deve insistere nel chiedere che venga fornito alla città un servizio di trasporto pubblico, o privato che sia, urbano in grado di risolvere il tanto decantato problema della sosta selvaggia.

Solo con pullman efficienti e puntuali potremo combattere e, ne sono certo, risolvere il problema della viabilità all’interno del centro storico che, per le sue bellezze di incalcolabile valore artistico e architettonico, non può e non deve essere deturpato dall’attuale mole di traffico che non permette neanche di passeggiare in tranquillità.

Quel che serve è un repentino cambio di mentalità, per avviare sin da ora Viterbo in quel lungo e tortuoso percorso che faccia divenire il capoluogo della Tuscia un polo di attrazione turistica degno della propria storia e della propria bellezza.

Usiamo la penna, il mio appello è rivolto ovviamente a tutti, non per rispolverare scandali che non creano né meraviglia né stupore, ma scriviamo per costruire ed educare senza più sollevare i “polveroni” del passato.

Luigi Poleggi

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