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Canepina - Convegno ieri su Don Milani, Pasolini e De Andrè
I disobbedienti della parola
Viterbo - 31 maggio 2009 - ore 6,00

Antonello Ricci
- Pomeriggio all'insegna della contaminazione tra scrittura e musica, nel nome della cultura e, soprattutto, della parola.

Ecco il senso dell'incontro, "Don Milani, Pasolini e De André: la disobbedienza come testimonianza", che si è svolto ieri pomeriggio al salone, Quarto Stato, di Canepina.

L'incontro è inserito nell'ambito della manifestazione "La Buona Novella e altre storie - Omaggio a Fabrizio De André a dieci anni dalla scomparsa", organizzata dall'associazione Fabrizio De André di Canepina, patrocinata da regione Lazio, provincia di Viterbo, comuni di Canepina, Soriano nel Cimino e Acquapendente.

Sono intervenuti come relatori dell'incontro, Carlo Galeotti, direttore di Tusciaweb, Antonello Ricci, professore e scrittore e Beniamino Mechelli, giornalista Ansa, nonché presidente dell'associazione Fabrizio De André di Canepina.

Don Milani, Pasolini e De André, tre grandi intellettuali del Novecento legati da un filo rosso tutto da trovare.

I relatori del convegno nel delineare i tratti di queste forti personalità del secondo Novecento, hanno dimostrato che qualcosa in comune ce l'hanno. Si tratta della disobbidienza, disobbedienza fatta nel nome della parola.

"Ciò che ha reso grande Don Milani, è stata la padronanza di quello strumento matematico infinito che è la lingua, al quale non si è subordinato, ma che ha dominato, rompendo i paradigmi del linguaggio", ha detto Galeotti.

Antonello Ricci ha invece introdotto Pasolini, definendolo "un uomo di verità non rivelate, ma di verità inquietanti, che è stato in grado di cogliere gli effetti della trasformazione dell'Italia dei suoi anni" e di far sentire la sua voce attraverso una parola, che ha sperimentato con diversi codici, da quello narrativo, a quello giornalistico, passando per quello cinematografico.

Mechelli ha, infine descritto la figura di De André. Secondo il giornalista, la particolarità del cantautore è stata quella di aver dato voce a chi fino a quel momento non aveva mai parlato, i più deboli o, comunque coloro che, nei grandi fatti della storia erano passati in secondo piano, perché oscurati dalla luce dei "protagonisti".

Tutti e tre, secondo i relatori, hanno intuito, in modi e in ambiti diversi, la trasformazione dell'Italia e la conseguente crisi della civiltà. Ma non l'hanno accettata, e anzi, l'hanno denunciata e combattuta con un'arma potente, la parola.

Tre intellettuali che hanno fatto della loro inattualità la loro forza.

Il convegno si è svolto alla presenza del sindaco, Maurizio Palozzi, dell'ex assessore provinciale, Renzo Trappolini, intervenuto a conclusione del convegno.

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