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Viterbo - Premiata l'equipe del dottor Sommariva, inclusa nel benchmarking regionale
Morte da infarto sotto la media a Belcolle
Viterbo - 5 maggio 2009 - ore 15,20

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L'ospedale Belcolle
Pochi morti da infarto all'ospedale Belcolle.

Il presidio ospedaliero di Viterbo può vantare un primato positivo, rispetto alle aziende sanitarie laziali.

All'ospedale viterbese, tra il 2004 e il 2008, si è verificato il minor numero di morti per infarto al miocardio.

Tale risultato ha consentito all'equipe di Luigi Sommariva, alla guida dell'Unità operativa di emodinamica, di essere inclusa nel benchmarking regionale, una sorta di lista d'eccellenza stilata dall'Agenzia di sanità pubblica.

"Siamo diventati uno dei 10 centri regionali a più bassa mortalità per infarto - spiega Sommariva con orgoglio -, così da costituire il riferimento epidemiologico per il confronto dei risultati ottenuti nel resto della regione insieme ad altri nove ospedali, tutti romani, con diverso lignaggio".

Nel biennio 2004-2005, a Belcolle, l'infarto al miocardio era trattato con angioplastica primaria nel 15% dei casi.

Nel biennio successivo 2005-2006 si è passati al 48% con un incremento di circa il 200% (da 1,5 pazienti su 10 a 5 su 10). Ciò ha permesso di far scendere la mortalità al 2.2%, rispetto al 2.8% a livello mondiale.

"Tutto questo - continua Sommariva - è stato possibile grazie alla costante vigilanza del processo di adeguamento tecnologico della Emodinamica e Utic da parte della direzione generale della Asl".


Il comunicato della Asl

Lo scorso 21 aprile sono stati presentati, dal dipartimento epidemiologico regionale e dall’Agenzia di Sanità Pubblica, i dati dello studio PREVALE relativi alla prognosi dei pazienti con infarto del miocardio ricoverati presso le diverse unità coronariche del Lazio nei periodi 2004-2005 e 2006-2007.

I dati sono relativi alla prognosi a breve dei pazienti colpiti da infarto del miocardio e trattati con terapia farmacologica o angioplastica percutanea. I numeri emersi a carico della Unità operativa di Emodinamica UTIC dell’ospedale di Belcolle, diretta dal 2006 dal Luigi Sommariva, sono assolutamente confortanti.

L’infarto del miocardio, ad esempio, a Viterbo nel primo biennio (2004-2005) era trattato con angioplastica primaria nel 15% dei casi. Nel successivo biennio (2005-2006) si è passati al 48% con un incremento di circa il 200% (passando così da 1,5 pazienti su 10 a 5 pazienti su 10). Nel mondo oggi il 60-65% di persone interessate da questa patologia riceve un trattamento per infarto e il 30-35% non viene trattato per vari motivi.

Relativamente alla efficacia delle strategie, poi, la mortalità è risultata ampiamente nel range mondiale e per tale motivo l’Unità di Emodinamica UTIC di Belcolle è stata inserita nel cosiddetto “benchmarking” della Regione Lazio nel biennio 2006-2007 e il dato è stato confermato anche per l’anno appena trascorso.

“Siamo diventati – spiega Luigi Sommariva - uno dei dieci centri regionali a più bassa mortalità per infarto così da costituire il riferimento epidemiologico per il confronto dei risultati ottenuti nel resto della regione insieme ad altri nove altri ospedali, tutti romani, con diverso lignaggio.

Il fatto ancor più confortante è rappresentato dalla totale sovrapponibilità per profili di gravità dei pazienti censiti nei grossi centri, così da confermare la concreta flessione del fenomeno della mobilità passiva anche per coloro con condizioni cliniche critiche. Tutto questo è stato reso possibile soprattutto dalla costante vigilanza del processo di adeguamento tecnologico della Emodinamica ed UTIC da parte della direzione generale”.


La lettera di di Luigi Sommariva, direttore dell’Unità operativa di Emodinamica Utic Belcolle, alla stampa Viterbese

Riceviamo e pubblichiamo - Egregio Direttore,
Le scrivo questa lettera “aperta” nella speranza che Lei possa pubblicarla. Questo perché la lettera ha la pretesa di collocarsi nell’ambito della cronaca dei fatti contrapponendosi in maniera purista alla messe di accuse piovute ultimamente sulla dirigenza Ausl.

Fermo restando la legittimità all’esercizio sia del diritto di cronaca che di critica, credo che ospitare dalle pagine del suo giornale l’intero arco delle attività, sia positive che negative, accrediti la sua testata come veicolo in grado di fornire informazioni equidistanti di qualunque valenza esse siano. Ma veniamo ai fatti che hanno determinato la volontà alla stesura di questa.

Lo scorso 21 aprile è stata indetta una riunione ristretta nei saloni della Ausl Roma E dal dipartimento epidemiologico dell’azienda stessa e dell’Agenzia di Sanità Pubblica. La riunione ristretta per il motivo che era stata estesa ai dirigenti di 2° livello e ai direttori sanitari aveva lo scopo di presentare i dati relativi alla prognosi dei pazienti con infarto del miocardio ricoverati presso le diverse unità coronariche del Lazio nei periodi 2004-2005 e 2006-2007.

La presentazione prevedeva inoltre lo stesso percorso anche per le cardiochirurgie. Aveva il carattere di ristrettezza perché da un lato aveva lo scopo di verificare la bontà delle elaborazioni eseguite dagli statistici epidemiologi e dall’altro doveva anche considerare la necessità della privacy che troppo spesso i media ultimamente in medicina non fanno stilando classifiche di expertise senza citare fonti di approvvigionamento dati né i criteri di analisi.

Ahimè questo ultimo aspetto se non preteso a forza dai media così come dai vertici aziendali sanitari favorisce il cosiddetto autoreferenzialismo che verosimilmente, Direttore, è il peggiore dei mali della sanità laziale e forse italiana, perché fa sua la politica esclusiva del numero di prestazioni e non dell’appropriatezza diagnostica e terapeutica di queste conducendo non al baratro, ma al conclamalo sfascio che tutti noi stiamo vivendo ed i vertici aziendali ancor più con il cosiddetto piano di rientro.

Ebbene i dati dai quali prende lo spunto questa lettera, sono relativi alla prognosi a breve dei pazienti colpiti da infarto del miocardio e trattati con l’armamentario terapeutico del quale disponiamo.

Lo staff epidemiologico solitamente presenta i dati sotto due forme (come si conviene quando il problema dell’efficienza si affronta in maniera seria e non capziosa utilizzando solo i numeri di attività); la prima (dato grezzo) è la forma che tiene esclusivamente conto della mortalità a prescindere dalle condizioni concomitanti (patologiche o anagrafiche). La seconda considera il dato di cui sopra nel contesto clinico ed anagrafico (dato aggiustato).

Solitamente i due dati sono identici se i pazienti hanno tutti lo stesso tipo di profilo di gravità, prevale il dato aggiustato se il profilo dei pazienti è a cosiddetto basso rischio e viceversa si riduce il dato aggiustato se il profilo di rischio è elevato.

Appare pertanto evidente che nel corso di riunioni simili si possa assistere a dati confortanti in astratto, ma scarsamente appropriati se contestualizzati alle condizioni e questo se pubblicato deve essere assolutamente didascalizzato onde evitare movimenti di reazione da parte delle strutture con dati penalizzanti.

Senza dilungarci ancora sulle chiavi di lettura, arrivo al punto che ci riguarda da vicino. I dati emersi a carico della UO (Emodinamica UTIC) che dirigo dal 2006 (novembre) sono assolutamente confortanti e si possono riassumere con i seguenti fatto:
1. l’infarto del miocardio a Viterbo nel 1° biennio era trattato con angioplastica primaria nel 15% dei casi. Nel successivo biennio si è passati al 48% con un incremento (passando così da 1.5 pazienti su 10 a 5 pazienti su 10) di circa il 200%. Per inciso nel corso del 2008 questa percentuale si è ulteriormente incrementata passando al 70%. Vi invito alla contestualizzazione considerando che nel mondo oggi il 60-65% riceve un trattamento per infarto e il 30-35% non viene trattata per vari motivi.
2. Secondo. Nel corso della stessa riunione si è anche parlato di efficacia delle strategie. Bene l’unico indicatore di efficacia è la mortalità e nel nostro caso è risultata del 1.6% per il dato grezzo e del 2.2% per il dato aggiustato; la mortalità nel mondo intero non supera il 2.8%.
3. Terzo ed ultimo dato, il più importante, è relativo all’inserimento del nostro centro nel cosiddetto “benchmarking” della regione Lazio. Ossia siamo diventati uno dei dieci centri regionali a più bassa mortalità per infarto così da costituire il riferimento epidemiologico per il confronto dei risultati ottenuti nel resto della regione insieme a 9 altri ospedali (tutti romani) con diverso lignaggio.

Egregio Direttore, io non so quanto questo fatto possa essere equivalente alle critiche piovute sulla Direzione generale della Ausl di Viterbo, ma tengo a sottolineare che se questo è accaduto nel biennio ultimo, il merito debba essere distribuito. E questo merito, me lo lasci dire, se utilizzassimo i procedimenti epidemiologici che le ho appena descritto verrebbe notevolmente incrementato nel passaggio dal dato grezzo a quello aggiustato, in virtù di un coefficiente di difficoltà di realizzo dei programmi al limite dell’impossibile (ancor più evidente in cardiologia e nell’area critica in genere).

Tanto per darle dei numeri. La prima riunione per l’allestimento degli ambienti dell’emodinamica definitiva (peraltro non nella sede prevista in pronto soccorso) risale al 9 febbraio 2007. L’inaugurazione avverrà solo nei prossimi giorni perché abbiamo dovuto penare 4 mesi solo per trovare una sistemazione temporanea all’emodinamica ed evitare di dover trasferire tutti i pazienti a Roma.

Il reperimento di figure professionali mediche che possano infoltire il contingente dei cardiologi interventisti all’altezza di un simile progetto è da tre mesi fermo in Regione per il blocco che l’ente locale ha messo sui trasferimenti (operazione breve) o sui nuovi concorsi (operazione burocraticamente non redditizia).

Tuttavia la dotazione tecnologica si arricchita al punto di aver potuto creare un’unita di terapia subintensiva per ricoverare un più elevato numero di pazienti critici oltre i 6 previsti prima del mio arrivo.

Occorrerebbe, poi, parlare dell’evoluzione della Cardiochirurgia (connessa sia in termini ambientali che operativi con la UO che dirigo). Siamo dallo scorso mese di novembre ad un punto di regime accettabile visto che è ormai divenuta consuetudine l’esecuzione di un intervento a settimana e dal prossimo mese di maggio si passerà a 2 interventi la settimana per un regime di 8-10 pazienti al mese.

Vede Direttore, con questo escursus per intendo significare come esistano delle informazioni che per compostezza non vengono sbandierate, me messe in atto con discrezione per evitare quelle notizie ad effetto, ma di scarsa efficacia per la sanità, sia essa nazionale che viterbese.

Tuttavia lo scopo di questa mia non è una difesa di ufficio di un professionista come il Direttore Generale di questa AUSL che non ha certo bisogno delle mie lusinghe né delle mie arringhe. Sento la necessità di elencare quello che ho fatto perché Lei Direttore abbia ed offra ai lettori una più vasta gamma di elementi di giudizio sull’operato del professionista in discussione che consenta un equilibrio dei fatti il più oggettivo possibile. Da ultimo tengo ad aggiungere una cosa che apparentemente è priva di significato.

L’aver ottenuto il pieno appoggio, non essendo nato e cresciuto a Viterbo, a mio avviso desta una maggiore ammirazione per la persona che per motivi personali mi sarei aspettato avrebbe comunque mitigati certi miei entusiasmi a vantaggio di persone sicuramente a lui note.

Questo non è stato, ma viceversa ho ottenuto carta bianca organizzativa e decisionale anche quando non me lo sarei aspettato, fatto questo che testimonia una volta di più l’intento principale di sanare alcuni percorsi critici della sanità ospedaliera.

Grazie dell’ospitalità

Luigi Sommariva
Direttore UO Emodinamica UTIC Belcolle

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