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Operazione della Polizia - Tra i 14 indagati un commercialista e il titolare di un autosalone plurimarche - Fotocronaca
Giro di auto usate con truffa, quattro arresti
Viterbo - 7 maggio 2009 - ore 15,30

Nicolò Nigrì esce dalla questura accompagnato dagli uomini della polizia
Dario Pasquale Gemma De Julio
Paolo Nicolò Nigrì
Claudio Pacchiarotti
Antonio Massa
La conferenza stampa in questura
A sinistra il vice commissario Marco Buttinelli artefice delle indagini
Il vice capo della Mobile Angelo Carosi e il questore Micillo
- Quattro arresti. Di cui tre ai domiciliari. Cinque obblighi di firma. 14 indagati. Sei auto di grossa cilindrata sequestrate. 14 perquisizioni. 50 uomini della polizia impegnati dalle tre di questa mattina.

Sono questi i numeri dell'operazione Cayenne. Dal modello di una delle auto, una Porche, che era entrata nel giro truffaldino di acquisto e rivendita.

Agli arresti in carcere è finito il commercialista Dario Pasquale Gemma De Julio, nato a Milano nel '52. Agli arresti domiciliari sono Paolo Nicolò Nigrì, commercialista nato a Catania nel '47, Claudio Pacchiarotti di Viterbo del '52 e Antonio Massa titolare di un autosalone plurimarche sulla Cassia, di origini campane del '72.

I reati contestati sono quelli di truffa, ricettazione, falso in concorso. E per tre indagati anche il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in concorso.

Complessa la dinamica della truffa, come è stato spiegato questa mattina dal questore Raffaele Micillo e dal capo della Mobile Fabio Zampaglione.

In pratica, secondo quanto è stato spiegato dalla polizia, l'organizzazione, che faceva capo a De Julio, acquistava auto tramite finanziamenti ottenuti o con dei prestanome o con documenti falsi.

Ovviamente il debito non veniva onorato mentre le auto di grossa cilindrata venivano rivendute a breve. Di qui il guadagno, per un giro di affari valutato dalla mobile intorno ai 100mila euro.

Tra le auto, tutte usate, che sono entrate nel giro anche una Jaguar che è stata sequestrata insieme ad altre 5 vetture.

L'indagine è partita dalla denuncia di un cittadino del nord Italia che si era visto arrivare dei pagamenti per un prestito di una finanziare per l'acquisto di un'auto.

Un acquisto mai fatto. Il debito ammontava a oltre 50 mila euro.

In pratica attraverso documenti falsi l'organizzazione si era appropriata dell'identità del cittadino e aveva, a suo nome, chiesto il prestito alla finanziaria per l'acquisto di un'auto di grossa cilindrata.

Altre volte l'organizzazione si serviva di prestanome.

E una volta almeno ha avuto la complicità di un dipendente di una concessionaria di auto, all'insaputa del titolare.

Le indagini, effettuate anche con intercettazioni telefoniche, hanno condotto pure alla scoperta di un altro tipo di reato, che nulla ha a che fare con il primo. Ma avveniva per così dire in parallelo. L'organizzazione avrebbe, sempre secondo la mobile, favorito l'immigrazione clandestina.

Al giro di auto avrebbero partecipato l'autosalone viterbese e uno di Roma.

Nel corso del blitz di questa mattina sono state sequestrate quattro auto, computer e documenti, al vaglio degli inquirenti. La polizia sta cercando di individuare altre tre auto.

L'indagine della Mobile, diretta da Fabio Zampaglione, ha visto l'impegno dei sostituto commissari Angelo Carosi e Marco Buttinelli, che hanno curato gran parte degli accertamenti.

All'operazione hanno partecipato gli uomini della mobile di Roma e una pattuglia della polstrada di Viterbo.

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