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Viterbo - Ieri la presentazione in Provincia - Chiuso il ciclo di incontri “Storie del Novecento, libri per una discussione”
Sistema politico e contesto internazionale nell’Italia repubblicana
Viterbo - 8 maggio 2009 - ore 12,00

Alessandro Mazzoli, presidente della Provincia
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Maurizio Ridolfi, preside della facoltà di Scienze politiche
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- Si è chiuso ieri pomeriggio, nella sala conferenze di palazzo Gentili, il ciclo di incontri su “Storie del Novecento, libri per una discussione”, basato sulla presentazione di quattro saggi sulla storia della Repubblica democratica.

L’ultima discussione dell’iniziativa - organizzata da palazzo Gentili e dalla facoltà di Scienze politiche dell’Università della Tuscia – ha messo al centro il lavoro di Umberto Gentiloni Silveri sul “Sistema politico e contesto internazionale nell’Italia repubblica”, che ha visto la partecipazione del presidente della Provincia Alessandro Mazzoli, del preside della facoltà, Maurizio Ridolfi, di Edoardo Chiti e Giovanna Tosatti dell’Università della Tuscia.

Dalla nascita della Repubblica fino ai primi anni ’90: il volume di Gentiloni Silveri analizza l’evoluzione del sistema politico italiano nel contesto internazionale della seconda metà del XX secolo.

Da alcuni anni, la riflessione storiografica sull'Italia del secondo dopoguerra si è aperta ai nessi e alle interdipendenze tra il quadro nazionale della Repubblica e i condizionamenti del sistema bipolare della guerra fredda. Un processo possibile grazie all’accesso a nuove fonti dagli archivi stranieri e all’attenzione posta dagli studiosi su interrogativi fino ad allora ignorati.

Il volume ricostruisce un percorso cronologico che prende le mosse dalle eredità della seconda guerra mondiale e giunge fino all'ultimo decennio del secolo scorso. Seguendo un organico itinerario di studio e di ricerche l'autore presenta una serie di snodi con il comune punto di vista dell'incontro tra dinamiche interne del sistema politico e vincoli esterni del contesto internazionale. Il risultato di questo processo è stato quello di sprovincializzare la storia dell’Italia, di cui risulta finalmente la sua dimensione globale.

Innanzitutto, viene analizzata la centralità della seconda guerra mondiale nella cronologia e negli studi sul XX secolo: uno spartiacque che segna un prima e un poi nello sviluppo europeo e mondiale. Il nuovo sistema politico frutto di questa cesura nasce su basi costituite dalla collocazione atlantica, dalla dimensione europea e dall’inserimento nel quadro del nascente bipolarismo internazionale. La nuova lettura storiografica porta a superare le due letture basate su una presunta eccezionalità italiana: la prima che sottolinea l’unicità del caso italiano, frutto di un percorso autonomo del nostro Paese, la seconda riconducibile all’eterodirezione che Washington e Mosca avrebbero imposto.

Quattro sono invece le grandi questioni che investono l’eredità del secondo conflitto mondiale: le dinamiche della guerra civile che tra il 1943 e il 1945 attraversa l’Italia; la composizione eterogenea e variegata della Resistenza; i caratteri della ricostruzione post-bellica; il carattere di compromesso che attraversa le scelte di fondo della classe dirigente di allora.

Per quanto riguarda il referendum istituzionale, si esce dalla lettura sospesa tra i fautori di una decisiva ingerenza alleata, soprattutto statunitense, sulle origini della Repubblica e gli assertori della linea autonoma di scelte e indirizzi della classe dirigente italiana. La scelta istituzionale è infatti un tema di rilevanza internazionale che si snoda in una cronologia che ha origine nel dicembre del 1941 per concludersi nel giugno del 1946, suddita tra i precedenti a ridosso dell’appuntamento elettorale, i giorni del referendum e il responso delle urne, infine la difficile costruzione dell’uscita politica e istituzionale da un risultato per molti versi inatteso.

“Il dibattito sulla globalizzazione – ha detto Mazzoli – tende a datare questo processo in un periodo recente. Ma è una semplificazione: parte infatti da molto prima. La storia del nostro Paese non è solo la sommatoria tra due blocchi. Gentiloni Silveri ci offre quindi la possibilità di ulteriori spunti di lettura”. Lo stesso autore ha sottolineato la difficoltà di impostare il libro, una raccolta di saggi frutto di contributi provenienti da contenitori molto diversi.

Particolarmente interessante anche lo studio sulla nascita del centro-sinistra, inteso come l’alleanza tra democristiani e socialisti che ha governato l’Italia per quasi tutti gli anni Settanta. Un nuovo equilibrio frutto anche del superamento dei due veti, quello vaticano e quello statunitense, a questo tipo di governo. L’apertura a sinistra rappresenta da un lato l’ingresso dei socialisti nell’area di governo e dall’altro una nuova fase dello sviluppo democratico del Paese. La principale forza di opposizione in questa fase è costituita dal Pci, la cui politica in quegli anni ruota attorno a tre assi fondamentali: l’evoluzione nelle consultazioni e elettorali e il dibattito interno; il rapporto con l’esecutivo; la questione della doppia lealtà, ovvero il rapporto tra la collocazione politica interna e le scelte di campo del movimento comunista internazionale.

La presentazione del lavoro di Gentiloni Silveri è l’ultimo di quattro incontri, partiti il 26 marzo “La via italiana al totalitarismo” di Emilio Gentile, proseguiti quindi con“Le vie della libertà” a cura di Barbara Henry, Daniele Menozzi e Paolo Pezzino il primo aprile e “I presidenti Usa. Due secoli di storia” di Ferdinando Fasce il 29 aprile, tutti editi da Carocci.

Mazzoli e Ridolfi hanno sottolineato la bontà dell’iniziativa e della collaborazione, auspicando che iniziative analoghe di approfondimento possano essere ripetute.

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