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L'opinione di uno sporco comunista
Io conosco una sola razza, quella umana
di Valerio De Nardo
V
iterbo - 9 maggio 2009 - ore 1,30

Valerio De Nardo
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- L’Istat ci fa sapere che noi italiani siamo 60 milioni.

Cresciamo grazie all’immigrazione, all’afflusso di donne e uomini che vengono da altre terre.

Secondo l'Istituto di statistica, infatti, a questo risultato hanno contribuito, dal 1959 agli anni Ottanta, soprattutto la componente naturale della crescita, e successivamente, prima con maggiore intensità e poi in misura pressoché esclusiva, la componente migratoria. In controtendenza rispetto al passato il numero delle nascite è aumentato soprattutto al Nord e al Centro, facendo registrare, invece, un calo nel Mezzogiorno.

Barack Obama, l’uomo più potente della terra, è il simbolo di una commistione di etnie che costituisce il mondo globalizzato di oggi. A molti di noi non pare strano che una famiglia nera si sia insediata alla Casa bianca, piuttosto ci sembra meraviglioso.

Eppure, nella nostra opulenza, ci si sente infastiditi dalle persone che frugano nei cassonetti dell’immondizia, non indignati perché siano costretti a farlo.

Si chiedono provvedimenti esemplari se “uno straniero” compie un reato, mentre si è comprensivi verso il bancarottiere che manda in fumo i risparmi di migliaia di persone o nei confronti di chi sofistica cibi o prende una bustarella, ma veste impeccabilmente bene.

Viaggiando in metropolitana, a Roma, può capitare di trovarsi in vagoni stipati di persone eppure silenziosi. Tutti assorti nei propri pensieri, nella lettura del free prees, del libro o all’ascolto dell’ipod, chiusi nella propria solitudine. Magari, se qualcuno parla, l’idioma è rumeno, filippino, russo o cingalese. Badanti, operai, camerieri che si muovono insieme, fanno comunità, mentre gli italiani si muovono nel loro guscio di diffidenza verso l’altro.

Capisco che qualcuno possa sentirsi insidiato da quelle parole estranee o dalla carnagione scura di qualche passeggero o dal capo velato di qualche passeggera. Eppure sono i segni della nostra ricchezza, del nostro futuro, di una società meticcia che è già qui, ora.

Capisco che se queste considerazioni le fa uno “sporco comunista” possano essere oggi liquidate con sufficienza e facilità. Ma forse non altrettanto è possibile fare se esse ricorrono negli editoriali di “Famiglia cristiana” o nelle omelie di qualche vescovo.

Non mi sento di giudicare se gli allarmi sul ritorno a leggi razziste sia fondato, in atto e in prospettiva. Comunque, al proposito, per me resta valida la considerazione dell’ebreo Albert Einstein: conosco una sola razza, quella umana.

Valerio De Nardo

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