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Viterbo - Interviene il Forum dell'acqua pubblica: "La società va salvata"
Talete, situazione critica nonostante l'intervento della Regione
Viterbo - 15 marzo 2009 - ore 16,00

Riceviamo e pubblichiamo - Il sostegno economico concesso alla Talete dalla Regione Lazio, tramite un prestito a tasso prossimo allo zero di oltre 8 milioni di euro, rappresenta forse una delle ultime opportunità concesse per la sopravvivenza dell'esperienza dell'acqua pubblica nella Tuscia.

Un intervento non risolutivo a fronte della incapacità politica dell'Ato di risolvere alcuni problemi: la presa in carico effettiva e funzionale delle gestioni di tutti i comuni e delle società preesistenti (SIIT, Cobalb, Robur).

Due terzi dei Comuni sono ancora da acquisire e molti di questi (circa una ventina) con posizioni, in alcuni casi, di vera e propria opposizione.

Circostanza che richiede autorevolezza e chiarezza di intenti da parte degli organi di gestione di Talete e Ato, che devono far valere le rispettive prerogative e giungere alla richiesta di commissariamento dei comuni reticenti.

Il rischio infatti è quello di far finire la gestione idrica della provincia nelle mani dei privati con la prospettiva di un aumento considerevole delle tariffe e un peggioramento del servizio: a fronte di situazioni critiche come quelle della presenza di arsenico in molti acquedotti e dell'assenza di depurazione in molte realtà locali.

La situazione locale diviene ancora più grave se collocata nel contesto nazionale.

L’attuale governo ha compiuto senza dubbio dei passi indietro, non solo rispetto alla gestione del servizio idrico, ma anche rispetto alla considerazione che l’acqua è un bene comune da non privatizzare.

Il governo precedente su questo punto aveva tenuto bene, tenendo l’acqua fuori dal campo dei beni sottoposti alle regole del mercato.

Un po’ la stessa posizione che è stata votata pochi giorni fa in una risoluzione del Parlamento Europeo dove si sostiene che il servizio idrico integrato deve rimanere fuori dalla sfera del mercato europeo.

Lo scorso mese di agosto con il decreto 112 del governo, poi convertito nella legge 133/08 questo arretramento delle posizioni diventa norma.

Il provvedimento stabilisce che entro la fine del 2010 tutti gli affidamenti diretti o assegnati senza procedura di evidenza pubblica, cioè senza gara, decadono. Viene ridotta al lumicino la possibilità di affidamenti diretti a gestori interamente pubblici.

La gestione pubblica tramite la Talete, se non consolidata, rischia di scomparire.
Partendo da questo mutato quadro normativo riteniamo opportuno che Talete continui a vivere e vada salvata dal fallimento.

Occorre tuttavia un nuovo progetto industriale, un severo programma di intervento verso i comuni reticenti, estrema trasparenza nella amministrazione e una gestione al di sopra degli interessi di parte.

Forum dell'acqua pubblica

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