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Università della Tuscia - Il magnifico rettore Marco Mancini spiega le innovazioni introdotte nell'ateneo cittadino e parla della situazione italiana
La nuova governance? Una rivoluzione...
Viterbo - 18 marzo 2009 - ore 2,30

Il rettore Marco Mancini
La nuova governance dell'ateneo cittadino? Una rivoluzione e un modello per l'università italiana. Parola del rettore Marco Mancini, che sta guidando la nave dell'Università della Tuscia tra gli scogli della crisi economica e soprattutto dei tagli del governo.


Qual è la situazione dell'università italiana in questo momento? Quali ripercussioni sta avendo la crisi?
“Situazione molto grave – afferma il rettore - perché, a fronte di una serie di interventi di tipo normativo del ministero, non c'è alcuna certezza sul vero problema strutturale. Ossia certezza delle risorse”.

Si possono quantificare i tagli del governo per l'università italiana?
“Nel 2010 il finanziamento per l'università verrà tagliato di 750milioni di euro. Circa l'11 per cento. Nel 2011 il taglio sarà di 1,3 miliardi di euro pari al 17 per cento. Cifre notevoli come si può vedere.

Ma la cosa più grave è che al momento attuale, malgrado diverse esternazioni delle rappresentanze universitarie, non c'è stata nessuna assicurazione di un rientro di questi tagli. E la finanziaria 2010 è praticamente già alle porte. L'altro giorno addirittura il “Sole 24 ore” ha sparato una ripartizione dei fondi incentivanti per il 2009 del tutto infondata e sbagliata nei calcoli (purtroppo, perché ci avremmo guadagnato molto in proporzione!). Non solo i tagli ma anche la confusione assoluta regnano sovrane”.

Berlusconi afferma in continuazione che i tagli sono dovuti agli sprechi dell'università. Il riferimento, anche in questi giorni, è a corsi più o meno fantasiosi che si tengono nei vari atenei. Magari con due o tre frequentanti.
“La verità è che non c'è correlazione tra i tagli e le riduzioni dei corsi. In realtà la diminuzione dei finanziamenti inciderebbe esclusivamente sulla capacità di erogare servizi agli studenti non sui corsi.

In altre parole diminuendo i corsi non diminuiscono le spese per gli stipendi che viceversa crescono, per gli automatismi esistenti. Se il governo taglia, di conseguenza sempre più soldi devono essere sottratti alle infrastrutture, ai servizi per gli studenti, ai laboratori. In ogni caso il nostro ateneo ha ridotto i propri corsi di circa il 30 per cento. Siamo gli unici nel Lazio. Ci hanno persino fatto i complimenti. Ma ripeto questo non incide come si può pensare sui costi. Mica possiamo mandare a casa i docenti”.

E sull'ateneo viterbese quanto si sentono i tagli?
“Nonostante il quadro nazionale, certamente preoccupante, Viterbo si presenta con un bilancio 2009 in ordine. Stiamo già lavorando per garantire i necessari equilibri di bilancio anche il prossimo anno, qualora fossero confermati i tagli. Tagli che ammonterebbero a oltre tre milioni e mezzo di euro.

Su un bilancio di circa 39 milioni di euro di trasferimenti dallo Stato e sette milioni di euro di tasse studentesche.

Se i tagli saranno confermati, la conseguenza sarebbe ovviamente quella di ridurre i servizi per gli studenti e le infrastrutture, a meno di, ovviamente, non aumentare le tasse per gli studenti (siamo in Italia fra quelli con il quoziente più basso). Cosa che ci siamo rifiutati di fare.

Anche se va detto che, nonostante la crisi, in realtà aumentiamo i servizi. Per fare qualche esempio penso alla navetta tra Orte e Viterbo e tra le varie Facoltà, l'asilo nido a cui possono accedere, nell'eventualità i posti non siano esauriti, anche i cittadini di Viterbo. E poi avanza l’informatizzazione dei servizi per gli studenti che oggi posseggono tutti una propria casella elettronica, a esempio, e possono usare la rete wireless di ateneo.

Sto, infine, varando un welfare di ateneo per il personale, nel momento in cui la legge sta ingiustamente comprimendo il trattamento dei tecnici e gli amministrativi. Ci saranno servizi aggiuntivi sul fronte dell'assistenza sanitaria, in particolare”.

E le contromisure quali sono?
“A livello nazionale, facendo parte di una serie di commissioni ministeriali per la ripartizione delle risorse, stiamo studiando modelli che favoriscano gli atenei che fanno ricerca di qualità.

E come noto l'università della Tuscia è uno degli atenei che può vantare ricerca ad alto livello. Ciò dovrebbe consentire l'assegnazione al nostro ateneo di fondi incentivanti già a partire dal 2009.

Ma, più in generale, è sull'intero impianto della macchina dell'ateneo che stiamo lavorando. Con nuove regole per la contabilità, nuove regole per la didattica, nuove regole per la distribuzione dei fondi”.

Cioè?
“Esattamente come annunciato in campagna elettorale, è stato istituito un nuovo meccanismo decisionale per i corsi di laurea con lo scopo di migliorarne l'efficienza e al tempo stesso distribuire in modo migliore le risorse. Stiamo per introdurre la cosiddetta contabilità economica. Ovvero un nuovo criterio di ripartizione delle risorse in rapporto diretto con le capacità che queste strutture hanno di produrre benefici economici”.

Insomma al contrario di quanto accadeva in passato chi è più efficace viene premiato.
“Sì. Chi produce di più ha di più. Inoltre, sul piano della ricerca, stiamo incrementando il volume delle convenzioni, l'ultima delle quali assai rilevante firmata la scorsa settimana col presidente Marrazzo e il presidente Coviello del Centro per le Ricerche Agrarie.

Queste iniziative mirano a costruire sinergie in funzione dell'acquisizione di finanziamenti soprattutto europei. E' stato progettato e prenderà l'avvio prima dell'estate il nuovo ufficio progetti di ricerca dell'ateneo. Con personale reclutato specificamente a questo scopo”.

E la nuova governance...
“E' in dirittura d'arrivo. E' stato votato il nuovo senato accademico e si sta per aprire il bando per le candidature esterne su base rigidamente professionale per il nuovo consiglio di amministrazione e il nuovo nucleo di valutazione.

Il consiglio è nominato dal senato accademico sulla base dei curricula. Due dei componenti di questo consiglio saranno personalità del mondo della pubblica amministrazione e dell'impresa di comprovata professionalità. Lo stesso vale per il nucleo di valutazione dove sederanno solo esterni all'università.

E' evidente che si tratta di una rivoluzione e come tutte le rivoluzioni comporta discussioni e dialettica interna. Anche questo è un modo di far crescere l'ateneo.

Il 24 marzo, ancora un volta in perfetta coincidenza con i tempi del nostro progetto, il ministro Gelmini ha convocato un seminario con i vertici della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) e il Cun (Consiglio universitario nazionale) per discutere il nuovo disegno di legge governativo in materia, che sarà una legge-delega”.

Come ci si sta muovendo a livello nazionale da questo punto di vista?
“Non esiste a tutt'oggi alcun provvedimento specifico per la governance. L'unica proposta avanzata, finora, è un progetto di legge presentato da alcuni senatori della maggioranza che, tuttavia, non coincide con le direttive ministeriali.

Viceversa, come ha ribadito la Gelmini pochi giorni fa, esiste una forte sovrapposizione tra il progetto Crui e il progetto ministeriale”.

Da chi è stato elaborato il progetto della Crui?
“Lo abbiamo scritto in due: il presidente Enrico Decleva e io. Eppoi altri colleghi, soprattutto della Giunta, vi hanno apportato specifici contributi.

Per altro avrò occasione di esporre le linee di questo progetto, che ovviamente recepiscono i punti qualificanti del nostro nuovo statuto di ateneo, a un seminario internazionale sulla governance universitaria che si svolgerà a Siena ai primi di aprile.

Si tratta di un modo per esercitare un controllo più rigoroso e trasparente dell'amministrazione universitaria. Specie in un momento in cui tutte le pubbliche amministrazioni sono sottoposte a una richiesta di maggiore efficienza da parte dei cittadini. Sia chiaro che non tutte le amministrazioni pubbliche rispondono in questa maniera profittando, come cerchiamo di fare noi, dell'autonomia di cui godono.

Basterebbe vedere certe recenti inchieste giornalistiche. Altro che cattiva amministrazione nelle università! Sfido chiunque a mettere in dubbio trasparenza e correttezza dei bilanci universitari. Autonomia per noi vuol dire solamente maggior rigore e maggiore responsabilità. Dovrebbero smetterla di denigrare l’unica istituzione pubblica in Italia che fa ricerca e formazione serie”.

Quest'anno è il Trentennale della legge istitutiva della Tuscia.
“Non si addice a un momento di crisi il clima di festa. Noi sicuramente sottolineeremo l'evento, ma io ritengo che la maniera migliore di celebrare stia nel continuare a lavorare ancora più duramente.

E nel proporre, precisamente a trent'anni dalla fondazione, un nuovo modello innovativo, audace e, mi auguro, efficace della nostra università. Lascio i pettegolezzi e i commenti a chi ha tempo da perdere”.

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