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Addio An - Una riflessione sull'ultimo congresso
Tutto per merito di Almirante
di Marcello Meroi
Viterbo - 23 marzo 2009 - ore 1,30

Marcello Meroi al congresso di An
- Sarebbe certamente improprio affermare che gli oltre 1500 delegati che hanno partecipato al congresso di scioglimento di An conclusosi ieri a Roma, abbiano provato le stesse emozioni e le medesime sensazioni di quella assemblea di Fiuggi in cui si chiuse l'esperienza missina e si aprì quella di un nuovo soggetto politico.

Nel gennaio del 1995, in un momento nel quale era ancora fortissima la connotazione movimentista e valoriale del Msi, in una fase della politica nazionale che pur ci aveva visto, con quel vecchio simbolo, raggiungere alle amministrative risultati insperati, il trasferire quel periodo di lotte, militanza, ideologia e grandi ideali in un nuovo contenitore aperto a diverse esperienze, obiettivamente ci mise davanti ad una scelta “di vita”: continuare ad intendere, a destra, la politica e l'impegno quotidiano come testimonianza, oppure cercare di utilizzare un veicolo diverso, aperto, caratterizzato, ma non esclusivo per diffondere un grande progetto per gli italiani.

Tra passioni, dubbi, momenti di reale smarrimento e tante, tante lacrime, facemmo una scelta all'epoca dolorosa, ma di grandissimo respiro politico.

Nacque Alleanza Nazionale, una forza di destra, capace di offrirsi al dialogo, ferma nei suoi princìpi, ma vogliosa di intercettare novità, esperienze, capacità propositive.

La storia politica degli ultimi quindici anni ha dato ragione a chi ebbe quella grande intuizione.

Da partito emarginato ed estraneo a quel cosiddetto “arco costituzionale” identificativo dei soli soggetti politici legittimati a rappresentare interessi democratici, a forza di governo sul territorio e nelle istituzioni centrali, con sindaci, ministri, presidente della Camera.

Ma non ci ha regalato niente nessuno.
Quella consacrazione ce la siamo conquistata sul campo, dimostrando agli italiani che la serietà, la coerenza, l'impegno “nelle piazze” era vero, rappresentava il nostro Dna, era il nostro modo di sentire e vivere la politica.

Fiuggi ci dilaniò l'anima, ma da quella scelta nacque una nuova destra ed una grande prospettiva per l'Italia.

Lo scioglimento di ieri di Alleanza Nazionale non ci lascia certo indifferenti proprio per tutto quello che per noi questa esperienza ha voluto significare anche in termini personali, ma di fatto oggi abbiamo la piena consapevolezza che questo non è che il passo definitivo per la nascita di quel “Partito degli Italiani” che abbiamo sempre sognato di poter realizzare.

Questo è il vero snodo politico, la scelta vincente che non è nata su di un predellino in piazza San Babila, ma attraverso la maturazione di un percorso politico consolidatosi negli anni.

Ieri Gianfranco Fini, in un intervento in cui nulla ha lasciato alla emozione, a tanti apparso troppo “freddo”, ma volutamente concepito più come una lezione di politica che una celebrazione di un lungo percorso, ha sottolineato che sbaglierebbe chi ritenesse di vivere questa nuova esperienza con lo sguardo rivolto al passato, mentre ci attende un impegnativo futuro.

Un monito, ma anche un impegno per tutti: quello di consegnare alla storia e come tale in via definitiva, una lunga ed emozionante esperienza, una parte della nostra vita politica e delle nostre passioni giovanili.

Non certo un modo diverso di intendere la passione civile, ma la capacità di farlo attraverso uno strumento più efficace, un partito a largo spettro, una visione di più ampio respiro.

Il tempo dimostrerà se la nostra scelta sarà stata lungimirante. Ma questo dipenderà soprattutto dalla nostra capacità di saper ancora parlare alla gente come abbiamo saputo fare sino ad oggi.

Ma soprattutto dal non dimenticare di portare con noi, in questo nuovo viaggio, le nostre idee, i nostri valori, la nostra antica passione.

Tutto ciò insomma che ci ha insegnato chi ci fu maestro e che, sia pur colpevolmente dimenticato in quel Pantheon tante volte richiamato nel nostro documento congressuale, il nostro popolo ha dimostrato anche in questo ultimo appuntamento, di non poter mai dimenticare.
Quell'uomo era Giorgio Almirante.

Il Partito degli italiani oggi è nato anche per merito suo.

Marcello Meroi

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