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Viterbo - Scrivono i giovani del Partito democratico
"Azione giovani strumentalizza le Fosse Ardeatine"
Viterbo - 24 marzo 2009 - ore 18,15

Riceviamo e pubblichiamo - Appare sconcertante il comunicato nel quale Azioni Giovani invita i rappresentanti delle Istituzioni locali e la cittadinanza intera ad una messa commemorativa per le vittime delle fosse ardeatine.

Non è sconcertante l’iniziativa in sé, che anzi sembrerebbe lodevole nelle intenzioni come presa di coscienza e ammissione della verità dei fatti, ma è sconcertante invece la palese strumentalizzazione ed il marcato revisionismo nell’esporre la tragica vicenda storica che non può non evincersi da quelle poche righe.

Mi sembra pleonastico dover fare un ennesimo excursus storico, ma voglio evidenziare alcuni punti per sottolineare un attimo quali furono le vittime ed i carnefici, e soprattutto quali furono i meccanismi scatenanti data la situazione in cui versava Roma.

Dal 1943 Roma era occupata e governata dalle truppe naziste, che insediarono nella capitale dopo i due armistizi, quello dell’8 settembre e quello di Cassibile, e dopo la repentina fuga dell’allora Re Vittorio Emanuele III di Savoia.

Una volta presa Roma le truppe tedesche non si limitarono soltanto ad assumere il controllo dell’ordine pubblico della città ma si protesero rapidamente con rastrellamenti mirati all’arresto, ovviamente, degli antifascisti ma anche di persone considerate semplicemente sospette.

In breve tempo ogni gruppo della resistenza romana venne sgominato e l’unica fazione che rimase attiva fu quella dei Gap (Gruppi d’Azione Patriottica).
Roma era un vero e proprio campo di battaglia.

I Gap di fronte a questo nefasto scenario decisero di organizzare un attacco contro gli occupanti nella data del 23 marzo del 1944, data non casuale, anniversario della costituzione del gruppo dei Fasci di Combattimento.

L’attacco meglio conosciuto come “la strage di via Rasella” avvenne ai danni dell’11° compagnia del III battaglione dell'SS Polizei Regiment Bozen.

L'attacco venne compiuto da 12 partigiani, perirono nell’immediato 32 militari e due civili che stavano passando all’esplosione dell’ordigno, altri 10 militari morirono nei giorni successivi.

Di rimando, i gerarchi nazisti ,Hitler coinvolto in prima persona, decisero di vendicare i loro morti secondo una conta tremenda: per ogni tedesco ucciso era necessario fucilare dieci italiani, nel criterio di selezione delle persone da giustiziare furono privilegiati coloro i quali erano connessi con la resistenza militare monarchica , i partigiani e pochi superstiti di religione ebraica, successivamente per un questione numerica furono uccisi detenuti in attesa di processo, arrestati, per giunta, per reati non politici.

Gli ostaggi vennero tutti prelevati dal carcere romano di Regina Coeli e le autorità carcerarie ( tutti membri del partito fascista, n.d.r.) cercarono di ritardare di ventiquatt’ore la consegna dei condannati a morte nella speranza che si costituissero i veri responsabili dell’eccidio di via Rasella, ma nel timore che i tedeschi potessero poi rivendicare ulteriori rappresaglie, il massacro delle 335 vittime avvenne neanche 23 ore dopo rispetto all’attacco partigiano.

Azione di rappresaglia infrangeva i protocolli di guerra: non trascorsero 24 ore tra l’attentato in via Rasella e l’eccidio delle Fosse Ardeatine; non si attese la consegna alle autorità dei responsabili dell’attacco partigiano; non venne neanche affisso alcun bando nelle pubbliche piazze per informare la popolazione come era allora consuetudine; da parte dei nazisti non vi fu alcuna indagine seria a riguardo; in breve,non esistevano le condizioni necessarie per la legittimità dell'azione di rappresaglia.

Delle 335 vittime ne vennero identificate soltanto 322 e di queste 39 erano ufficiali,sottoufficiali e soldati appartenenti alle formazioni della Resistenza militare clandestina, 52 facevano parte del Partito d’Azione e del Partito di Giustizia e Libertà, 68 aderivano al movimento Bandiera Rossa (comunista di ispirazione trockijsta, n.d.r. ), circa 75 erano di religione ebraica, i rimanenti, come precedentemente citato, erano detenuti comuni o individui perfettamente liberi, rastrellati a caso per fare numero.

L’esecuzione venne resa pubblica una volta conclusasi, la stessa segretezza avvolse l’attentato ai danni dei nazisti da parte dei Gap, notizia svelata dopo l’eccidio ardeatino a soli fini propagandistici.

Dunque, come si può organizzare un’iniziativa in memoria di un fatto storico così tanto grave e non spendere neppure due righe per le vere vittime, i partigiani, i costretti sotto un regime castrante, i disperati, i morti per caso, coloro i quali hanno ipotecato la loro esistenza fino a farsi strappare la vita dalle mani per la nostra libertà, per quello che oggi noi neppure consideriamo più di tanto perché lo diamo per assodato, quelli che hanno permesso all’Italia di poter avere un regime democratico, quelli che hanno pagato con il sangue, quelli che sono stati legittimanti nella dalla nostra Costituzione.

Il sottotesto del comunicato in esame sembra far passare i fascisti per vittime ed i partigiani per carnefici o per coloro che non sono stati minimamente toccati da questa tragedia.


Oggi, nel giorno del sessantacinquesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine Gianfranco Fini stesso, esponente dell’ex Alleanza Nazionale, dichiara ai giornali parole sacrosante :

''Il ricordo di quella tragedia deve rafforzare negli italiani di oggi la coscienza del sofferto e doloroso cammino compiuto dal nostro Paese per riconquistare la libertà e la democrazia.

Dall'esperienza della Resistenza si generò quella nuova e democratica idea di nazione democratica che è entrata nella Costituzione e ne costituisce uno dei fondamenti morali''.

Nel suo intervento Fini ha sottolineato il ''legame ideale'' tra Resistenza e Risorgimento:

''Il valore che emerge è quello del patriottismo democratico, che il fascismo aveva oscurato per vent'anni, e che trovò uno dei suoi primi momenti di rinascita nella scelta di continuare la guerra contro i tedeschi compiuta da tanti italiani subito dopo l'8 settembre''.

Mi permetto di dedicare la chiosa ad uno dei firmatari della nostra Carta Costituzionale.

Nel 1946 Piero Calamandrei si rivolgeva a noi giovani con delle parole così vere da smuovere ogni animo:

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nei carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione”.

Segreteria Provinciale Giovani Democratici Viterbo

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