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Viterbo - Interviene Paolo Caravello, pilota dell'Aviazione generale e istruttore di volo
"A Frosinone solo un aeroporto per kamikaze!"
Viterbo - 30 marzo 2009 - ore 20,30

- In questi giorni il susseguirsi di notizie pubblicate sulla stampa locale attribuivano la possibile realizzazione di un nuovo aeroporto a Frosinone grazie all’attività istituzionale d’alcuni esponenti politici locali ed il coinvolgimento economico di privati.

A tal proposito interviene Paolo Caravello pilota dell’Aviazione Generale e istruttore di volo Vds il quale dichiara: ”Ho sempre creduto nel progetto che vede la Tuscia sede di un aeroscalo regionale. A testimonianza di ciò ci sono alcuni miei interventi sulla stampa quando ancora il comitato costituito dall’amico assessore Bartoletti non esisteva e qualche consigliere comunale di maggioranza rispondeva ai miei articoli a favore dell’aeroporto affermando che tale opera sarebbe rimasta una “cattedrale nel deserto”.

La decisione di localizzare il terzo aeroporto del Lazio nella nostra città è stata esclusivamente una scelta tecnica, scaturita dal parere dell’Enac e condivisa dall’allora ministro Bianchi, uomo saggio e politico intelligente che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente.

Ricordo, infatti, che in occasione della sua visita a Viterbo effettuai un volo di benvenuto al ministro, “accompagnandolo” dall’alto con uno storico Piper L19 dal casello autostradale di Orte all’università, ciò fu poi motivo di un riservato intrattenimento cordiale con il prof. Bianchi presso la Provincia e proprio in tale occasione mi confermò che la sua scelta scaturiva semplicemente dall’aver tenuto conto esclusivamente dei pareri tecnici che certificano inequivocabilmente il nostro territorio quale sito ottimale per la localizzazione di un aeroporto di medie dimensioni.

Ora risentiamo parlare di Frosinone. Come pilota avendola sorvolata spesso, conosco bene l’area del Frusinate, una zona morfologicamente circondata da rilievi montuosi anche di una certa entità dove i venti continuamente cambiano improvvisamente direzione ed intensità creando forti turbolenze che sprigionano una tal energia da mettere in seria difficoltà anche vettori di notevole stazza (DC 9- ATR 42) in particolare durante le delicate operazioni di decollo e atterraggio.

Considerando inoltre che, nella fase finale d’avvicinamento al suolo, gli aeromobili in esercizio presso le compagnie aeree necessitano d’ampi spazi di manovra liberi da ostacoli, anche un bambino capisce quali e quanti pericoli si creerebbero nel rendere operativa un’aerostazione civile tra le montagne.

Uno scalo quello di Frosinone,conclude Caravello, che farebbe solo invidia alla migliore tradizione dei piloti suicida kamikaze”.

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