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L'angolo dello psicologo
La spiritualità antidoto al consumismo
di Angelo Russo
Viterbo - 3 novembre 2009 - ore 4,30

Angelo Russo, psicologo
- Nonostante i media continuino a proporci - sia in modo palese che subliminale (nascosto) - modelli abbinati al consumismo sfrenato o al culto esasperato del proprio corpo c’è una letteratura, di tendenza inversa, che sembra aver fatto breccia nelle menti della gente.

“L’Alchimista” di Paulo Coelho è forse l’esempio più calzante, ma tante altre migliaia di pagine di vari autori hanno segnato una svolta verso la spiritualità.

Quali possono essere le cause?

Di certo i modelli proposti in questi ultimi anni sono di difficile raggiungimento, e si sa, perseguire obiettivi-miraggio può essere causa di grande frustrazione.

I mali dell’anima quali depressione, solitudine, insoddisfazione o, in alcuni casi apatia, sembrano essere diventate le forme di nevrosi più comuni con le quali dobbiamo convivere.

Anche il raggiungimento parziale o totale di obiettivi esclusivamente materiali sembra non pagare appieno. Il vuoto non può essere riempito di soli oggetti. Una frase dal sapore retorico dice che è meglio essere infelici ricchi che poveri e infelici. Sarà anche vero, ma abbiamo troppi riferimenti reali che rimandano la vera felicità anche a qualcos’altro per non farci sorgere dubbi.

Forse il segreto di questi successi letterari è tutto qui, scoprire quel “tesoro” che è bagaglio di ognuno di noi ma che, latente o rimosso, stenta ad affiorare. Per dirla alla Coelho: “ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose.”

Ancor prima di questi autori contemporanei, ad occuparsi in modo creativo della capacità di affrontare meglio la vita fu il grande psicologo Carl Gustav Jung, ed è a gran parte delle sue teorie che questi autori si ispirano.

Jung trovò negli abbondanti lavori dell’alchimia medievale, il vocabolario e l’immaginario della psicologia del profondo. Una delle istruzioni più ripetute degli alchimisti era solve et coagula (sciogliere e coagulare).

Questa istruzione doveva essere applicata alla “materia” prima originaria e non preziosa, proprio per cercare da essa, la cosa di valore più grande, la pietra filosofale capace di guarire tutte le malattie e di trasformare i metalli più bassi in “oro”.

Considerato psicologicamente e non letteralmente, solve et coagula potrebbe avere questo significato: “Sciogliere e scoprire che il modo abituale di vedere le cose, soprattutto la propria immagine di sé* è inadeguato e deve essere dissolto, messo in una forma più fluida e meno rigida.

Molto di quello che sembra realtà su sé stessi è il risultato dell’identificazione con certi complessi **. Sia i complessi che l’identificazione con essi, non è uno stato necessario o permanente. Liberarsi della propria immagine di sé anche se solo per migliorarla causa grande ansietà.

Non è facile abbandonare dei meccanismi che hanno messo radici nella nostra psiche. La proposta che, in chiave metaforica, ci viene dall’alchimia è quella di ri-mettersi in gioco, di sciogliere quella patina rugginosa che nel tempo ci si è cucita addosso diventando parte della nostra struttura.

C’è sempre un altro luogo di osservazione ed un’altra immagine di sé, anche se quando ci si trova nella fase solve del processo, c’è poco conforto, è faticoso. “Coagulare”, significa trovare una nuova immagine di sé, un punto di vista diverso che aiuti l’individuo a trovare quelle risorse che lo conducano ad una migliore qualità della vita.

Angelo Russo

* Sé : Il Sé è l’organo psichico di adattamento, e come tale cerca di perseguire la migliore realizzazione possibile dell’esistenza. Il raggiungimento della totalità attraverso la propria autoconoscenza profonda sono le caratteristiche del sé. In alcune culture addirittura la fenomenologia del Sé viene identificata con Dio, o con degli dei. Un esempio è il mandala, simbolo di pienezza e totalità a forma circolare trovato in molte parti del mondo. I mandala sono una rappresentazione simbolica della quaternità come una croce o un quadrato. Il centro ha un particolare rilievo e generalmente contiene qualche riferimento alla divinità.

** Complesso: Jung nei suoi innumerevoli lavori si occupò anche delle associazioni delle parole. Attualmente tali associazioni sono anche conosciute come un gioco di società. Un componente di un gruppo inizia con una parola qualsiasi e poi a catena e in modo ripetitivo bisogna associare un nome che abbia una qualsiasi correlazione con quello detto dal giocatore precedente. Il lavoro compiuto da Jung sull’esperimento dell’associazione delle parole ( che sperimentava con dei pazienti) portò alla definizione del complesso emotivo. Scoprì che parole stimolo che portavano a risposte troppo ritardate o del tutto assenti erano solitamente associate a immagini che disturbavano la visione che la parte cosciente aveva di sé e del suo mondo. Il termine complesso si riferisce essenzialmente ad unità di base della realtà psicologica. Nell’uso comune dell’attuale linguaggio la parola complesso, mantiene il significato patologico, es.: “complesso materno” oppure “.....è complessato”.

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